Uno sguardo dai ponti. La vera storia della nascita e dello sviluppo di Roma
- Autore: Giulio Caporali
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2017
Cestio e Fabricio, duo pontes. Sempre gemelli alle origini dell’Urbe, ma di legno, non in carne e ossa. L’ascesa prepotente della capitale del mondo si dovrebbe agli antenati dei ponti sull’Isola Tiberina, costruiti quasi tre millenni fa, per intenti commerciali, con tecniche mediate dagli etruschi e da un pontifex, titolo poi assunto dai vertici politici e religiosi. Giulio Caporali argomenta questa ipotesi storica nel volume Uno sguardo dai ponti. La vera storia della nascita e dello sviluppo di Roma (Iacobelli Editore, Pavona di Albano Laziale, anno 2017, a cura di Amedeo Vitale, collana Guide, 177 pagine).
È una tesi sovversiva, eretica rispetto alla vulgata che ci viene raccontata fin dalla più tenera età, di Romolo e Remo figli della congiunzione carnale di una vergine vestale col dio Marte, allattati da una lupa, inseparabili e poi rivali per i confini di un nuovo villaggio. La città nacque dalla morte di Remo e prosperò, capitale e padrona per secoli del mondo conosciuto duemila anni fa. Niente affatto, tutto gonfiato, esagerato, un’autentica fake news dell’antichità, accreditata da tanti, con l’eccezione del grande storico della Repubblica romana Theodore Momsen (1817-1903) e anche dell’italiano Gaetano De Sanctis (1870-1957), autore di un’insuperata Storia dei Romani.
Anche Giulio Caporali, ingegnere, a lungo residente a Montepulciano, è stato uno studioso di storia antica (è scomparso nel 2019). Ha tradotto dal latino medievale gli Statuti Comunali di Montepulciano del 1337 e con Gabriella Bartolini il diario del pellegrinaggio in Terrasanta di von Breydenbach, decano della cattedrale di Magonza, alla fine del 1400.
La conoscenza tecnica e costruttiva l’avrà indubbiamente orientato nella ricerca, certo è che Caporali accantona i gemelli semidivini e guarda a due ponti, costruiti da una sponda del Tevere all’isola Tiberina e da questa all’altra sponda, sotto l’attuale Trastevere. Aggiunge che la prima grandezza di Roma non si deve all’agricoltura e alle forti braccia armate dei quiriti, quanto ai commerci assicurati dal collegamento tra il settentrione e il meridione della piana tiberina, tagliata dal corso del fiume. Senza trascurare i proventi del pedaggio per l’attraversamento. “Chi siete?... Cosa portate?... Sì, ma quanti siete?... Un fiorino!”, in anticipo di 1250 anni.
Se vogliamo, una prova del risalto ingegneristico all’origine dei natali di Roma sarebbe il termine transitato a indicare il Sommo Pontefice della Chiesa cattolica. Il titolo deriverebbe dal pontifex, il principale artefice della costruzione dei ponti, mansione e carica mutuata dagli Etruschi, presso i quali designava un aruspice particolare, metà sacerdote, metà capomastro.
Per l’ing. Caporali, l’autorevolezza del pontifex sarebbe cresciuta di pari passo allo sviluppo dell’Urbe, da quando un tecnico autodidatta aveva progettato e costruito due particolari manufatti che consentivano di transitare da una riva all’altra del Tevere, senza doversi fermare per traghettare.
Due ponti misconosciuti però, visto che per raccontare le origini di Roma è stato imbastito il caleidoscopico canovaccio leggendario di uomini, animali e divinità. Romolo è stato posto al centro della saga, cancellando le tracce di quel capace manufattore di ponti, che ha favorito la crescita e l’urbanizzazione di un agglomerato intorno ai punti di transito del fiume inguadabile.
Secondo l’ingegnere toscano, quell’insediamento è stato il vero nucleo attorno al quale si sarebbe sviluppata l’Urbe. Cita lo storico dell’arte Ranuccio Bianchi Bandinelli (1900-1975):
“Roma non nasce sul Palatino come ci hanno insegnato a scuola… e sarebbe rimasta un villaggio secondario, se non ci fosse stato il Tevere e una possibilità di attraversare il fiume dove oggi è l’Isola Tiberina… Nasce soprattutto come centro di traffico, di commercio, non tanto come centro agricolo, come volevano le memorie degli avi”.
Si diceva di Momsen (Nobel per la letteratura nel 1902, proprio per la Storia di Roma), tanto severo nei confronti della “storiella” — così la chiamava — della fondazione di Roma a opera di fuorusciti da Alba, guidati dai principi Romolo e Remo. Lo considerava un “ingenuo tentativo dell’antichissima pseudostoria” di spiegare la fondazione della città in un sito tanto sfavorevole e di metterla in connessione alle vicende del Lazio.
Caporali ha rivalutato anche le figure dei re romani di origini etrusche ed esaltato Porsenna, aruspice di Chiusi, plurivincitore sui quiriti, sebbene gli storici antichi come Strabone, Fabio Pittore, Dionigi di Alicarnasso, Tito Livio ed Erodoto, abbiano preferito glissare sulle sconfitte romane.
Il ponte Sublicio, Orazio Coclite, la distruzione: una leggenda in continuità con quella di Romolo. “Solo che bisognava collocarne il varo prima e non dopo la guerra con Chiusi” e giustificare in qualche modo fantasioso l’impianto di travi e impalcato senza uso di chiodi e staffe metalliche. Per l’ing. Giulio, il mancato impiego di ferro avrebbe una spiegazione molto semplice e storica: non vi si poté fare ricorso, perché al momento della realizzazione dei duo pontes, decisa dopo la guerra con Chiusi, il trattato di pace imposto da Porsenna proibiva a Roma di adoperare il ferro.
Uno sguardo dai ponti. La vera storia della nascita e dello sviluppo di Roma
Amazon.it: 16,25 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Uno sguardo dai ponti. La vera storia della nascita e dello sviluppo di Roma
Lascia il tuo commento