Uomo e natura
- Autore: Antonio Clericuzio
- Genere: Scienza
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2022
L’argomento di Uomo e natura di Antonio Clericuzio (Carocci editore, 2022) è la storia della scienza e della tecnica in un lungo periodo che parte dalle civiltà del vicino Oriente antico per arrivare fino all’Europa dei primi decenni del 700.
Aver preso in considerazione un periodo di tempo così lungo, all’incirca tre millenni, e di civiltà tra loro così differenti impone una certa cautela nell’uso delle nozioni di scienza e tecnica. A chi vive in una civiltà in cui scienza e tecnica sono tra loro legate e sono diventate parte della vita di tutti i giorni potrebbe sembrare difficile concepirle separate. Una separazione che, invece, si riscontra in molte delle fasi trattate nel libro e il compito dell’autore di questa opera consiste proprio nello spiegare al lettore come e perché tale rapporto si sia stabilito e perché non debba essere considerato un’inevitabile necessità storica.
Per molti secoli la scienza è stata concepita come sapere puramente teorico mentre le tecniche hanno seguito una strada autonoma distinta da essa. In altre fasi della storia umana e in maniera crescente dal Rinascimento la collaborazione tra scienza e tecnica è stata ricercata e praticata sia da scienziati sia da artisti e tecnici.
Una collaborazione favorita dalle trasformazioni avvenute nella società europea che hanno dato un forte impulso all’impiego delle tecniche per scopi militari, per l’economia e per la pratica politica. Questo cambiamento ha determinato l’emancipazione del lavoro degli artigiani e degli ingegneri e degli artisti e allo stesso tempo una loro progressiva interazione con chi era in possesso di conoscenze teoriche, in particolare della matematica.
Un’interazione tra scienze e tecniche che, tuttavia, non ha caratterizzato tutte le civiltà; ad esempio, la Cina ha raggiunto straordinarie conquiste nell’ambito della tecnica ma non è stata in grado di costruire un sistema di conoscenza scientifiche.
Il testo presenta, quindi, una storia di scambi, di interazioni tra civiltà, di incontri tra culture, non parla, invece, di eventi straordinari né di eroi isolati ancor meno di evoluzioni scientifiche verificatesi nel passato e poi dimenticate. L’affermazione della scienza moderna non è, pertanto, l’esito di un percorso lineare predeterminato e stabilito da un disegno provvidenziale.
Una narrazione che si contrappone, pertanto, alla teoria “presentista”, definita tale perché cerca nel passato le origini delle conquiste scientifiche del presente, fornendo al lettore una visione rassicurante del passato. La ricostruzione presentista scandisce le tappe di un processo che inevitabilmente avrebbe portato al mondo moderno con la sua scienza e la sua sofisticata tecnologia.
Questo testo adotta un’impostazione differente perché cerca di indagare i rapporti tra la costruzione dei saperi e le pratiche, esplorando il legame e il condizionamento reciproco tra la scienza e le tecniche nei differenti momenti storici e in differenti civiltà, contesti sociali e intellettuali. Da un lato evita una prospettiva finalistica che interpreta le attività scientifiche e le tecniche del passato come preparazione delle conquiste della scienza e della tecnica odierna; dall’altro non si concentra sui protagonisti della scienza e sugli inventori, ma prende in esame popolazioni che in diverse forme e con diverse finalità hanno praticato lo studio della natura e costruito strumenti per controllarla.
Come la scienza anche la storia della tecnica ha per un lungo tempo adottato un paradigma presentista: lo storico della tecnica tracciava un percorso lineare che da rudimentali soluzioni dirette dalla semplice esperienza avrebbe poi intrapreso una ben più sicura strada che avrebbe condotto alla tecnologia matura, il prodotto dell’interazione tra tecniche e scienza esatta, ma questa interazione non è stato un prerequisito indispensabile per lo sviluppo delle tecniche che, invece, molto spesso si fondavano sull’esperienza, su prova ed errore.
Uomo e natura è stato organizzato e suddiviso in quattro capitoli, ciascuno dei quali tratta una precisa fase storica.
Il primo inizia con le civiltà del vicino Oriente antico, in particolare della Mesopotamia, tratta poi l’antico Egitto e quindi la scienza e la tecnica che hanno preso la forma nella società e nelle culture delle polis greche, dell’Ellade, della Jonia e della cosiddetta Magna Grecia. Per quanto riguarda la scienza ellenistica questa non si è limitata alle sole indagini teoriche ma è stata oggetto di applicazioni pratiche, maggiori rispetto alle stesse polis greche. A sua volta la civiltà romana lungi dell’essere stata estranea alle scienze ha accolto seppure in modo molto selettivo i saperi elaborati dei greci. Il capitolo si chiude con la descrizione delle profonde trasformazioni della società e della cultura europea avvenute con la diffusione della religione cristiana e con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente.
Il secondo capitolo, dedicato all’età medievale, parte dell’impero romano d’oriente per esaminare poi la civiltà persiana con una spiccata attenzione a quella dell’islam, che dal settimo secolo si è diffusa in vaste aree del vicino Oriente e dell’Europa. Dell’occidente latino e dell’alto medioevo è stato approfondito il rapporto tra scienza e cultura religiosa e in particolar modo il ruolo che monasteri ed abbazie e poi anche le scuole nate in età carolingia hanno avuto nella trasmissione delle conoscenze.
Il terzo parla del “lungo Rinascimento”, il periodo che ha visto l’emergere la potenza europea, della navigazione oceanica, di esplorazioni e scoperte geografiche di scambi commerciali degli Europei con gran parte del mondo conosciuto. È un periodo di recupero delle conoscenze scientifiche antiche, grazie al lavoro di umanisti, ma anche di rottura dell’unità spirituale e culturale dell’Europa cristiana, a seguito della riforma protestante, che ha innescato una fase di lotte confessionali e guerre di religione che hanno devastato buona parte dell’Europa.
Infine, il quarto esamina la cosiddetta “rivoluzione scientifica”, un periodo che abbraccia il XVII secolo e i primi decenni del successivo, culminati con la sintesi newtoniana di matematica e sperimentalismo. Nel 1600 le scienze hanno subito una rapida crescita quantitativa e qualitativa: è aumentato il numero di opere stampate di contenuto scientifico e si è affermata sulla base dell’esperienza cinquecentesca l’indagine diretta della natura. La filosofia sperimentale diventa la modalità privilegiata di studio dei fenomeni naturali, la produzione di conoscenze empiriche controllabili e riproducibili diventa un metodo condiviso da quanti praticano le scienze. Si stabilisce una feconda interazione tra scienza e tecniche che in alcuni paesi soprattutto in Francia sono fortemente incentivate dallo stato nell’ambito delle politiche di rafforzamento del potere del sovrano e di quelle economiche mercantilistiche. L’autorità favorisce il trasferimento di tecnologie dando incentivi ad abili artigiani e tecnici stranieri capaci di sviluppare determinate attività produttive.
Chiude il volume un’appendice interamente dedicata all’invenzione della stampa tipografica e al suo ruolo nella circolazione e trasmissione dei saperi scientifici. Vengono, infine, esaminate le modalità di gestione e controllo delle conoscenze attraverso i primi strumenti di repertoriazione bibliografica e la nascita dei primi periodici.
Antonio Clericuzio insegna Storia della scienza e delle tecniche all’Università degli Studi Roma Tre. I suoi studi vertono sulla storia della chimica, della medicina e delle teorie della materia nel Rinascimento e agli inizi dell’età moderna.
Uomo e natura. Scienza, tecnica e società dall’antichità all’età moderna
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