Vento di Sicilia
- Autore: Lucia Vincenti
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2015
“Vento di Sicilia” (Marlin Editore 2015, con uno scritto di Alberto Samonà) di Lucia Vincenti è il nuovo romanzo storico dell’autrice siciliana, nata a Palermo, la quale da oltre un quindicennio conduce ricerche riguardanti la storia contemporanea siciliana durante il fascismo.
“Nanni osservava suo padre mentre parlava. I suoi lineamenti erano belli. Più volte l’aveva immaginato da giovane. Aveva un aspetto fiero e deciso e il portamento era ciò che, in lui, più lo colpiva”
Fernando, padre di Nanni, soprannominato “l’impassibile”, era un aristocratico palermitano che aveva sciolto i legami con la propria famiglia di origine quando aveva sposato Dora, una popolana bella e volitiva, che lui amava chiamare “tigre bionda”. Dall’unione della coppia erano nati Nanni, il primogenito, e nel 1912 Ludovica. Terminata la I Guerra Mondiale, in Sicilia la fame si faceva sentire, i contadini avevano iniziato a occupare molte terre “gridando che si stanno prendendo quello che gli era stato promesso quando erano al fronte”. A Palermo era giunta la voce che Benito Mussolini, “un ex sindacalista rivoluzionario”, aveva fondato nel 1919 i Fasci italiani di combattimento, divenuti poi nel 1921 Partito Nazionale Fascista. Fernando, da sempre socialista, si era scontrato con il padre che gli aveva chiesto di convincere “gli straccioni”, a lasciare la terra che avevano occupato. Altrimenti, “se non dovessimo agire con la forza, qualcuno potrebbe farsi molto male...”. Al Nord i proprietari terrieri avevano “picciotti in gamba”, leggi squadre fasciste, che cacciavano “tutti quei pezzenti che gli hanno occupato la terra”. Fernando disgustato dal discorso paterno, si era rifiutato di tradire i suoi compagni, giacché “la mia scelta l’ho fatta tanti anni fa”. L’uomo era sempre stato orgoglioso del suo lignaggio, aveva amato la nobiltà che faceva parte della sua stessa essenza, era fiero di essere un nobile, ma poi tutto era cambiato e non si era più trovato bene in quel ruolo. Fernando non aveva mai creduto alla democrazia, pensando che se il popolo non è maturo, “allora il guaio che ne scaturisce è forte”. L’aristocratico, cresciuto in un ambiente culturalmente vivace, era convinto che un singolo o un insieme di persone dotate di grande moralità e non ricattabili, avrebbe potuto rendere l’Italia più forte e grande. Intanto il soffio di quel vento che avrebbe attraversato il nostro Paese per vent’anni, denominato “Ventennio nero”, era giunto anche in Sicilia, con la Marcia su Roma dell’ottobre del 1928, si profilavano anni bui, che culminarono il 10 giugno del 1940 quando arrivò “l’ora delle decisioni irrevocabili”. Ma Fernando, Dora e il loro figlio Nanni, già sapevano da quale parte stare. “Il trapasso dal vecchio Stato liberale al Regime fascista, iniziato il 3 gennaio 1925, era compiuto, e il Paese lo aveva accettato”.
L’autrice in questo bellissimo romanzo “Vento di Sicilia” intreccia la storia di una famiglia con i principali avvenimenti che hanno caratterizzato “gli anni del consenso”, giungendo al Dopoguerra. Nelle pagine introduttive del volume, Samonà scrive che la figura del protagonista, un aristocratico che sceglie di vivere in modo diverso dai propri natali, ricorda le vicende di un personaggio realmente esistito, sulla cui persona è sceso un velo di oblio. Alessandro Tasca Filangeri Principe di Cutò (Palermo, 1874 - Palermo, 17 novembre 1943) fu chiamato il “Principe rosso” per la sua scelta di stare dalla parte della povera gente
“di diventare, da aristocratico, attivista del Partito Socialista, di aiutare coloro che non riuscivano nemmeno a sopravvivere”
Vento di Sicilia
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