Verso l’India. 1879
- Autore: Isabel Burton
- Genere: Letteratura di viaggio
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2024
Lady Isabel in compagnia dell’adorato marito Sir Richard Francis Burton, diplomatico e celebre esploratore, aveva affrontato numerosi viaggi fino ad allora e cartina geografica alla mano decisero di recarsi in India per visitare alcuni luoghi rimasti a lungo nei ricordi del marito. Lei cattolica, lui anglicano, avevano superato ogni barriera sociale e religiosa pur di stare insieme, complici nella vita, nel rispetto e nella stima reciproca. Isabel, sempre accanto al marito in ogni viaggio, tracciava il percorso e annotava le riflessioni nei suoi taccuini. A dispetto della supremazia maschile e dei codici vittoriani di sottomissione femminile, era stato lo stesso Richard a invitare Isabel Burton a scegliere le loro mete di viaggio. Verso l’India. 1879 (Lorenzo de’ Medici Press, 2024, traduzione di Simona Bauzullo) è il racconto del suo viaggio verso l’India, nel quale descriverà i luoghi, le meraviglie, i profumi e il saper adattarsi a tutte le realtà, dai mezzi di trasporto utilizzati nell’Ottocento alle condizioni metereologiche avverse.
Il tema del viaggio e dell’esplorazione nell’epoca vittoriana era seguito da numerosi lettori: la politica inglese era impegnata nell’espansione territoriale e, con lo scopo di scoprire nuovi territori, accresceva il livello di conoscenze scientifiche e geografiche. Isabel Burton, scrive Simona Bauzullo nella prefazione al libro, offre una versione innovativa del viaggio che mira alla comprensione e all’accettazione delle culture straniere e lontane dalla realtà occidentale, seguendo una metodologia di stampo antropologico.
Doveva essere una donna pienamente appagata per i suoi tempi: un matrimonio felice, i viaggi (l’esplorazione era precluso alle donne) e da scrittrice non rinunciò a pubblicare i suoi racconti, sia pur in forma anonima perché a quell’epoca le donne erano costrette a rinunciare all’istruzione e non potevano essere autrici se non legando il loro nome a quello del marito. Leggendo i suoi scritti l’ho ammirata nelle sue riflessioni politiche, sulle popolazioni e la loro storia; non doveva attenersi al politically correct e quindi descriverà le realtà con i suoi occhi di accanita conservatrice.
Nel suo viaggio verso l’India, attraversando la Francia e l’Italia racconterà della politica italiana dopo i pochi anni dalla Unità d’Italia, di quanto l’Italia si sentisse il nemico più letale dell’Austria nonostante vestisse i panni dell’amica, di Cavour unico grande statista, degli istriani che erano più italiani degli italiani, del doppio governo a Roma con il Papa, dell’Ungheria che era una polveriera come il Montenegro e della restante Europa.
Quando si scrive di politica e di storia bisogna dire la verità e seppellire le repulsioni e le attrazioni.
Colpiscono nel suo narrare le curiosità sui popoli di Arabia ed Egitto, di come vivevano, sulla loro lingua e sul modo di vestire. Le religioni arabe e indiane, l’islamismo e l’induismo, stimolano la sua amabile ricerca nel comprenderne le diverse espressioni.
Non mancano Londra verso Parigi, dove gli amici parlavano solo di politica. I parigini, una massa di persone nostalgiche e fedeli al loro Re, dai quali gli inglesi avevano imparato molte cose buone come ad esempio il vestire bene. Le nebbie attraversando l’Italia guardando il Monviso, sostando a Milano che stava innalzando coraggiosamente un monumento in onore di Napoleone III nonostante le proteste dei giovani italiani. E poi a Venezia, città con poca modernità, fino all’amatissima Trieste, una nobile città coronata che non si fermava mai, né di giorno, né di notte.
Non c’è niente di più bello che arrivare a Trieste dal Carso: un deserto pietroso come la Siria.
La città delle piccole sarte, nella quale gli ebrei dividevano il commercio con i greci.
Dal porto della città “tollerante, caritatevole, di grande talento”, i coniugi Burton si imbarcarono sulla Calypso, una vecchia bagnarola costruita a Glasgow, e abbracciando la costa italiana dopo ore di navigazione rimasero affascinati dalle montagne innevate dell’Albania e gli anfratti di Zante. Da Porto Said, la città bianca e nera al deserto a Oriente, le piramidi di sabbia e il Monte Sinai; da Gedda, bella al tramonto e al chiarore della luna con La Mecca alle spalle ad Aden, luogo selvaggio e desolato, dove accolsero sulla nave molti pellegrini proveniente dal nord, miserables sporchi, affamati e malati.
Gli ufficiali e l’equipaggio non maltrattarono mai questi disgraziati.
E la città di Bombay e la storia degli inglesi che, da sempre nati per la colonizzazione, la desideravano e la strapparono ai portoghesi. All’epoca era una zona salmastra ma affidarono ai coloni le terre, li dotarono di telai per il cotone, promossero la libertà religiosa e il commercio. “Tutto il mondo vi accorse in massa”.
Isabel rimarrà colpita dagli odori nelle strade, dalle mucche con le gobbe e dagli uomini sdraiati su palanchini, dai bambini senza vestiti, dai templi colorati e dalle case irregolari. Gli straordinari templi buddisti al celebre Bhor Ghat, uno dei più splendidi trionfi ingegneristici al mondo, un passo di montagna tra ferrovia e strada, tra gallerie e viadotti, in un paesaggio selvaggio, e il Bosco di Mahim dove si riunivano gli sciiti, un luogo di lampade, specchi e bracieri di legna.
Gli uomini si dispongono in cerchio, muovendosi da destra a sinistra con un passo curioso, battendosi i seni nudi con le mani. Emettono un rumore simile al tonfo di un piede di porco, ma a tempo di musica. I colpi vengono battuti con una tale violenza che a volte muoiono, spesso svengono e si dicono felici di soffrire per una giusta causa.
“La meta è partire”, ha scritto Giuseppe Ungaretti e Isabel Burton, un’ardita donna vittoriana, ha saputo meravigliosamente narrare nel suo Verso l’India. 1879 il viaggio, le usanze, la cultura e la politica dei luoghi che ha esplorato: dai paesaggi naturali alle antiche rovine, dai villaggi alle città. Il viaggio ha avuto nel corso della storia dell’umanità innumerevoli significati, ma quello più importante nella cultura di noi tutti è che è soprattutto un’esperienza interiore dell’uomo, una personale conquista di autonomia e di saggezza come lo è stato per la nostra Isabel.
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