Viaggiatori di nuvole
- Autore: Giuseppe Lupo
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2013
“Viaggiatori di nuvole” (Marsilio, 2013) di Giuseppe Lupo è una splendida miscellanea di eventi storici e di racconti scaturiti dalla fantasia dell’autore.
I fatti narrati si svolgono dal 18 ottobre 1499 fino al secolo successivo e hanno come protagonista Zosimo Aleppo, un veneziano di origine ebraica, come testimoniano i nomi dei componenti della sua famiglia che egli ha, però, in tristi circostanze già in gran parte perso. Gli rimane il fratello Simplicio che Zosimo lascia a Venezia e al quale, poiché molto legato, invia missive durante il suo viaggio. Zosimo, dedito all’arte della stampa, va alla ricerca di un chierico, Pettirosso, con la speranza di procurarsi ciò che dicono possieda: carte preziose, importanti, un libro d’invenzioni, un catalogo di sogni, tutti simboli di conoscenza e di capacità creativa.
La narrazione è divisa in tre parti:
- la prima è dedicata all’inseguimento attraverso tracce poco precise,
- la seconda ruota attorno al personaggio oggetto della ricerca,
- la terza è un misto delle prime due.
Partito da Venezia, Zosimo incontra nel suo peregrinare i personaggi più diversi: dai soldati agli osti delle taverne, a donne dolcissime come Nuevomundo, la giovane che non può parlare ma gli dimostra il suo amore. Tra incanto e poesia prosegue il viaggio di Zosimo
“... osserva il paesaggio, ripete i nomi di Milano, Mantova e Montpensier...” .
Alla fine di dicembre, dopo un lungo percorso, egli, insieme a Nuevomundo, giunge a Mantova sulle sponda del Mincio
“Ammira i confini del Paradiso... - dice Zosimo a Nuevomundo – E le indica i tetti, i loggiati, le finestre soffocate da piante sempreverdi ...Zosimo si guarda intorno. Che giostra di sogni dev’essere la città di Isabella!”.
Ecco un’altra delle figure femminili attorno a cui ruota la vicenda: Isabella d’Este, la donna che egli incontra e che, per Zosimo, nessuna parola di poeta potrebbe cantare. Poi, il protagonista, alla ricerca di Pettirosso, continua il suo viaggio dopo aver lasciato, però, Nuevomundo alla corte estense.
Nella seconda parte lo scrittore ci presenta Pettirosso che proviene da Atella, nella valle di Vitalba, in Lucania, luogo natio dell’autore stesso del libro. Pettirosso era stato lo scrivano di Montpensier, viceré di Francia, sposato a Chiara d’Este e di lui era divenuto il confidente. L’esercito di Montpensier combatteva per impedire che fosse strappato il Regno di Napoli alle armate di Francia. Il vicerè era venuto a bussare alle porte di Atella per trovare riparo e lì aveva conosciuto quel giovane di nome Ismaele dal naso a becco di civetta che conosceva la scrittura e che, chissà, in futuro, avrebbe realizzato quella profezia ricevuta dal di lui padre, Barba Yerarat, venuto da Gerusalemme: un bimbo discendente dalla stirpe cui lui apparteneva, quella di Machelecco, un tempo, di là da venire, si sarebbe seduto a tavola con i potenti del mondo. Forse sarà proprio Ismaele, detto dalla nascita Pettirosso, a realizzare tutto ciò, ma in quel percorso, accanto a Montpensier, egli incontra persone di ogni tipo, forti e deboli, potenti e miseri che non sanno il loro destino e che hanno l’ossessione di guardare nelle nuvole per trovare in esse una risposta.
Ecco nella terza parte, il ritorno di Zosimo dal porto di Tolone:
“Poche certezze ho raccolto sulle pergamene del chierico Pettirosso, il misterioso scritturale nato al secolo con il nome di Ismaele Machelecco, di cui lungamente e finora invano le mie fatiche hanno seguito il corso. Egli è per me punto cardinale del mio esistere, fantasma dei miei sogni ai quali fa spesso visita una figura di angelo che viene a portarmi un saluto, addirittura la profezia di divenir padre di una bimba, non ancora nata, ma destinata a chiamarsi Vitalba”.
In questo nome, anche luogo d’origine di Pettirosso, paiono intrecciarsi i destini dei due protagonisti. Dal racconto di Jacomotto, che aveva conosciuto Pettirosso e ora è compagno di viaggio di Zosimo, si apprendono tante cose. Ismaele era stato a Mantova poi a Milano. Qui, con il suo modo di fare, riempiva di meraviglie chiunque lo conoscesse. Le sue amicizie si erano ampliate sempre più fino a che, presso la corte del Moro, Ismaele aveva incontrato
“messer Lionardo, l’uomo con la barba e l’occhio strabico, un artista che non dava confidenza nemmeno al Moro, anzi se ne stava in compagnia dei suoi arnesi da scienziato”.
Egli aveva detto a Pettirosso:
”Impara questa regola: non c’è arte più leggera del pennello”
e gli aveva mostrato il suo capolavoro, il Cenacolo. Poi la guerra, le battaglie, i morti. Da allora Ismaele non si trova più, di lui nessuna traccia, come racconta Jacomotto che accompagna Zosimo nel viaggio a Vitalba. Qui ha luogo l’incontro con il padre di Ismaele. L’anziano uomo ancora vivo svelerà tante cose che chi non si avvicina al libro non può certo immaginare. Sono un misto di storia, di fede, di verità e leggenda ma ricordano un messaggio:
“La scrittura sceglie altre lingue per giungere in profondo nelle coscienze degli uomini, come insegna la vicenda di quell’ebreo morto in croce a Gerusalemme che non ha lasciato alcun segno sulla carta ma parole, apologhi di un mondo che è stato e sarà”.
La narrazione non ha termine qui, anzi, e oltre a riferimenti storici misti a fantasia e leggenda porta il lettore a ripensare agli eventi anche dopo aver terminato il libro. Sono chiari, innanzitutto, i riferimenti del passaggio da un periodo storico all’altro, della fine del Medioevo che avviene proprio con la scoperta dell’America cioè il Nuovo Mondo che traspare dal nome dell’amata da Zosimo, Neuvomundo appunto. E’ una storia che non si conclude, che oltrepassa luoghi e riferimenti storici. E’ un libro ricco di conoscenze profonde, molto ben scritto: un percorso difficile ma ricco per Zosimo e per ogni lettore che, con la mente, diventa viaggiatore di nuvole.
Viaggiatori di nuvole
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