Breve storia del mio silenzio
- Autore: Giuseppe Lupo
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2019
Prodigiosa la capacità di scrittura di Giuseppe Lupo, capace di condensare in appena duecento pagine del suo nuovo romanzo, Breve storia del mio silenzio (Marsilio, 2019), la storia di un’infanzia, di una vocazione, della scoperta della letteratura come possibilità di costruire mondi, dello spazio che separa il sud del nostro paese.
Atella in Lucania è il luogo delle radici e Milano, il luogo di approdo. Il bambino figlio di due maestri, che cresce negli anni Sessanta in un piccolo paese dell’estremo sud, che respira in casa cultura e voglia di trasmetterla, al momento della nascita della sorella diviene afasico. Le parole non escono dalla sua bocca e i genitori preoccupati di questo inquietante silenzio lo portano in giro da medici, dentisti, a Bari, a Napoli, che non sanno capire perché il bambino non parli e propongono rimedi fantasiosi: il mare, la strada, l’aria aperta.
Il padre e la madre sono persone straordinarie, capaci di comunicare serenità e valori, cultura e desidero di conoscere e proprio per questa sua infanzia piena di stimoli e di libri, le pareti di casa ne sono letteralmente foderati, il ragazzino una volta cresciuto sceglierà, incoraggiato dal clima familiare, di studiare Lettere alla Cattolica di Milano. Il trasferimento da una regione ancora arcaica per certi versi, alla grande metropoli che in quegli anni stava divenendo la Milano da bere, sarà la condizione della vera educazione letteraria e sociale del timido studente meridionale che vive in un piccolo appartamento a Lambrate, dal fiume Lambro, anzi da quell’etimo prenderà il nome la mitica Lambretta, come sottolineerà in una lettera la madre.
Milano è la vetrina dei desideri, è il luogo di arrivo di un viaggio interiore, è la capitale dei libri, dell’industria editoriale, delle nascita delle parole che diverranno libri. Il protagonista parla al telefono a gettone con i genitori, una volta a settimana, e con la studentessa di lettere Annalisa, che frequenta l’Università a Napoli, destinata a divenire sua moglie e madre delle sue due figlie. Ma al neopadre manca qualcosa di fondamentale per sentirsi davvero realizzato, la scrittura di un suo libro che sia finalmente pubblicato. La ricerca affannosa di un “padrino”, oggi si chiamerebbe sponsor, che lo presenti alle Case editrici che contano per ottenere la agognata pubblicazione, lo fa scontrare con dinieghi, rifiuti sprezzanti, aria di commiserazione. Lui, paziente, accetta tutto, sicuro di poter raggiungere il suo obiettivo.
Le ultime pagine del libro sono un omaggio al suo editore, Cesare De Michelis, un intellettuale raffinato purtroppo scomparso prematuramente, con il quale l’autore aveva instaurato un dialogo ricco e fecondo. Dopo Gli anni del nostro incanto, una storia esemplare della famiglia italiana media a cavallo tra i Cinquanta e gli anni più recenti, anche in Breve storia del mio silenzio Giuseppe Lupo riesce ad alternare diversi registri linguistici ed espressivi che rendono il libro accattivante. Dai dialoghi giornalieri della sua famiglia durante l’infanzia atellana, alle divagazioni sulla letteratura alta attraverso gli incontri con poeti, valga per tutti Sinisgalli, ampiamente citato nel testo. E poi si affacciano nella narrazione Carlo Levi, Calvino, Gina Lagorio, Giuseppe Pontiggia, Pavese, Vittorini. Molto presente l’influsso dei narratori americani nella formazione del futuro scrittore, Faulkner, Sherwood Anderson, Steinbeck, Hemingway, i classici che hanno insegnato tanto ai nostri narratori.
Alcuni oggetti, la Parker 51 che sottrae allo studio di suo padre partendo, come pure la macchina da scrivere Olympia, ci parlano di anni lontani, difficili ma pieni di suggestioni evocative. Un episodio da citare, l’incontro casuale al Salone del libro di Torino con il grande Giulio Einaudi. Scostante quanto basta, all’editore più illustre delle nostre lettere il giovane scrittore trattato con altezzoso sussiego non stringerà la mano. Giuseppe Lupo è un professore di Letteratura italiana contemporanea alla Cattolica di Milano dove ha studiato. La sua simpatia e la facilità con cui si rapporta ai lettori porteranno certamente fortuna al suo libro, dedicato ai genitori: “Ai miei genitori, i primi maestri, e a tutti gli altri che lo sono stati.”
Breve storia del mio silenzio
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E’ stato un piacere scoprire l’opera di un autore che frequentò l’Università Cattolica negli stessi anni miei. Confesso che le pagine che ho letto più volentieri sono state quelle in cui l’autore parla dei professori( gustosa l’immagine di Billanovich) e dei corridoi di quell’eminente istituzione.
Detto questo, il libro è in fondo un romanzo di formazione di un giovane che diventa uomo attraverso la negazione o la riaffermazione delle parole ed è anche un modo nuovo di parlare di una generazione ( sinceramente i romanzi in cui gli autori parlano di adolescenze perdute, di amori più o meno riusciti, di fallimenti scolastici e "sfighe" varie hanno stufato) attraverso una regione, la Lucania, piuttosto isolata dal resto d’Italia. Bravo Lupo!
E un complimento anche al recensore.