Viaggio attraverso la gioventù (secondo un itinerario recente)
- Autore: Lorenzo Montano
- Categoria: Narrativa Italiana
Questo “Viaggio attraverso la gioventù”, scovato per puro caso su una bancarella di libri usati presso Castel Sant’Angelo a Roma (edizione BUR del 1959), si è rivelato una piacevole scoperta. Lorenzo Montano (1893-1958), come riportato nelle ampie note biografiche di questa edizione, è stato principalmente un saggista e un poeta, con una carriera letteraria non lineare, costellata di lunghi silenzi e periodi trascorsi fuori d’Italia. Il “Viaggio” (1923) è stato il suo unico romanzo.
Solo in parte riconducibile al genere del Bildungsroman, il racconto è composto da due quaderni, che narrano in prima persona le avventure sentimentali di un giovane. Il protagonista, che rispecchia l’indole dell’autore, è un inguaribile ozioso, un insaziabile viaggiatore senza meta, incapace di fermarsi per molto tempo in uno stesso luogo o di fissare rapporti umani duraturi. La prima parte dell’opera si svolge in un’indefinita città tirrenica, mentre la seconda, molto più strutturata e corposa, è ambientata presumibilmente a Roma, anche se questa non viene mai espressamente menzionata. Grazie ad una scrittura impegnativa ma scorrevole, ci viene offerto un affresco degli anni Venti del Novecento lontano da tante opere della letteratura coeva. Montano, infatti, non descrive i grandi conflitti che infiammarono il Paese dopo il primo dopoguerra, né fa alcuna menzione delle passate vicende belliche. I suoi personaggi sono giovani gaudenti e un po’ malinconici, che vivono l’impeto delle passioni con il trasporto della verde età, che frequentano bar, locali alla moda, alberghi e case equivoche, che cercano ristoro in campagna dalle ansie della città. Il mondo che li circonda fa da inerme sfondo a una vitalità sfrenata, incapace di essere contenuta.
Notazione particolare va fatta in ordine allo stile: Montano si dimostra un abilissimo narratore, perché riesce con grande maestria a fondere sprazzi lirici con profonde riflessioni sui sentimenti e la natura umana.
L’opera, come molte di questo genere, si conclude con un’amara riflessione sullo scorrere del tempo e la perdita della giovinezza, che lascia sgomenti e come orfani, consapevoli che gli anni migliori non si potranno più rivivere.
“Alcune notti laboriose, altre pazze, l’uno e l’altro compagno, qualche viso e corpo di donna, qualche paese corso di sghembo e quell’attesa, quell’impazienza incessanti: questo breve tumulto d’ombre, cose, passioni incoerenti, fuggite, sarebbe stata la gioventù?”.
Questo diceva Montano, a conclusione di quella che è rimasta la sua unica prova narrativa, il romanzo che doveva fissare sulla carta, non senza nostalgia, un’età irripetibile del corpo e dello spirito.
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