Vigliacchi! Il mio j’accuse al mondo degli adulti
- Autore: Amelia C.
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2024
Gli esordi narrativi sono sempre una sorpresa per il lettore, perché si sente quasi partecipe del processo di creazione, ma certo non è un’azione automatica. È uscito a inizio ottobre 2024 in libreria Vigliacchi! Il mio j’accuse al mondo degli adulti (Agenzia X Edizioni, 2024), pamphlet di Amelia C., una ragazza presumibilmente di diciassette anni e con i capelli rossi, che frequenta il liceo. Non sappiamo altro dalla bandella. E allora l’incipit che ha scelto ci potrebbe dare una mano per sbrogliare la matassa:
"I ragazzi sono in generale degli essere adorabili, pieni di speranza, di buona volontà: mentre gli adulti, sono in generale degli imbecilli, resi vili e ipocriti (alienati) dalle istituzioni sociali, in cui, crescendo, sono venuti a poco a poco incastrandosi".
No, perché la diciassettenne "istituzioni sociali" non lo scriverebbe mai. Invece la prima pagina è questo pensiero in esergo di Pasolini che si trova ne Le belle bandiere (Dialoghi 1960-65) (Editori Riuniti, 1996). E non è irresistibile nemmeno il pezzo scelto del poeta di Casarsa. In effetti la scrittrice in erba sembra essere veramente la protagonista di questo pamphlet autobiografico. Si delinea una famiglia anaffettiva, dove nessuno parla se non è successo qualcosa di grave. I genitori sono col cellulare in n mano tutto il giorno, anche perché serve per il proprio lavoro e, ormai, con tutte le facilitazioni tecnologiche, l’impiegato statale o il bancario si ritrova con molte ore vuote e mai che si porti un libro da leggere. La scusa plateale è che ai piani alti degli uffici non gradiscono letture di nessuno genere, allora si finisce nei siti pornografici con la faccia sospettosa di chi è convinto che lo fanno anche altri colleghi, di chi al Pc ha trovato un gioco nuovo o una ragazza o un ragazzo disponibili a mandare messaggi.
Le ore vuote angosciano anche i figli e le figlie adolescenti, che chattano guardando anche il libro scolastico, ma così, in una mezz’ora di buco, prima di uscire. Certo, in gamba, smart, anche le bruttine e i bruttoni possono dimagrire e diventare se non belli almeno interessanti. Sono tutte proiezioni della ragazza coi capelli rossi, perché non c’è una traccia di fonte, nulla: la storia delle ore vuote dei genitori sul lavoro è stata letta in qualche rivista o saggio o deriva da impressioni sui propri genitori o su altre famiglie di liceali e basta? Che le madri e i padri si detestino e divorzino, qui altro che fonte, lo sanno tutti: sicuramente l’ex moglie ha i figli tutta la settimana fino a venerdì, mentre il weekend è l’ex marito che si ritrova con adolescenti lagnosi.
Leggendo questo diario pamphlet c’è però una chiarezza di stile: ti fa sorridere, ti intriga, perché quest’ultima generazione Z è così arrabbiata. Ma qui non sono i boomer o i giovani ad essere esasperati, non c’è la consapevolezza di vivere in un posto migliore di altri e di avere più fortuna e possibilità.
I genitori ci nutrono, ci danno le medicine se stiamo male, sono presenti alle nostre prime parole. Questo j’accuse è solo un rimprovero ai propri genitori quando non si è più bambini, ma ancora nemmeno grandi. La neo scrittrice, però, deve "volare" più in alto.
Amelia C. ha molte frecce nel suo arco e sicuramente diventerà un caso editoriale tra non molto, ma non le conviene tornare sul tormento tra giovani e famiglie. Lo capirà. Un breve romanzo appassionato e fragile, scritto con rabbia e cuore.
Vigliacchi! Il mio j’accuse al mondo degli adulti
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