Vita nuova
- Autore: Fabrizio Di Stazio
- Anno di pubblicazione: 2013
Ieri ho ultimato la lettura di questo romanzo di un autore esordiente, nonché amico di un mio amico:
sto parlando di "Vita nuova" di Fabrizio Di Stazio (Nuova Prhomos, 2013), storia di 5/6 personaggi che, a seguito di dolori ed esperienze tragiche, trovano indissolubilmente legate le loro esistenze a doppio filo.
Chiaramente il mio approccio è stato ambivalente, lo ammetto: da un lato diffidente verso un’opera prima, con tutti i difetti che possono essere concessi a un autore alla prima prova letteraria, dall’altro lato meno severa, in quanto comprensiva che non si possa spesso diventare uno scrittore "blasonato" alla prima "battuta".
Aggiungo inoltre che ho saputo che questo breve romanzo, di appena 200 pagine, non è stato frutto di un lavoro continuativo, ma scritto in tre diversi periodi ed età dell’autore, cosa che a parer mio si evince dalla lettura.
Seppure non ami molto le storie, come in questo caso, di influenza un po’ "mocciana", con dialoghi spesso infantili e scontati, vorrei salvare (perché c’è qualcosa da salvare, non è una totale stroncatura) il "mestiere" che trapela dalle descrizioni dei paesaggi circostanti la vicenda, su cui mi ci voglio soffermare un po’ di più: avendo l’autore fatto studi da sceneggiatore, indulge più nell’approfondimento di dialoghi tra i protagonisti della storia, piuttosto che nelle descrizioni che risultano a mio parere molto più nelle sue corde.
Altra nota positiva è la caratterizzazione di uno dei personaggi, secondo me, l’unico descritto in profondità e a tutto tondo: sto parlando di Katia, giovane e bella ragazza, messa alla prova dalla vita e che sceglie di esibirsi in locali equivoci per coltivare il suo sogno di ballerina.
Infine merito va dato anche al capitolo in cui, in un dialogo tra il protagonista e un anziano sceneggiatore, si disamina una visione, da parte di chi il cinema lo ama, filosofica più che tecnica dei ruoli delle maestranze in una produzione, e come spesso capiti che il regista mal interpreti e mal traduca su video ciò che lo sceneggiatore pensa su carta stampata.
Concludo con un consiglio: se il giovane autore, in un futuro, saprà essere meno dispersivo nella scelta dei personaggi e più introspettivo nella psicologia di pochi, probabilmente riuscirà a "sfornare" prodotti qualitativamente migliori.
In bocca al lupo!
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Vita nuova
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