Volare, la mia vita. Le memorie della famosa pilota collaudatrice della Luftwaffe
- Autore: Hanna Reitsch
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2021
Hanna Reitsch è la pilota d’aviazione che con la regista Leni Riefenstahl ha dimostrato che, pur nella dittatoriale Germania nazista, le donne possono fare quanto gli uomini, anche superandoli. Pioniera del volo a reazione (collaudò i primi Messerschmitt), ha raccontato se stessa, le imprese e i primati in un libro, Volare, la mia vita. Le memorie della famosa pilota collaudatrice della Luftwaffe, documento di storia e anche di emancipazione femminile, pubblicato dall’Associazione culturale editrice Italia Storica di Genova (ottobre 2021, 276 pagine), a cura di Andrea Lombardi.
L’edizione originale dei ricordi di Hanna Reitsch (1912-1979) risale al 1951 e si deve a Lombardi, a Italia Storica e alla traduzione di Steve J. Drakos se gli appassionati di storia in assoluto e dell’aeronautica, in particolare, possono incontrare questa figura straordinaria. Un ricco inserto fotografico in appendice, 80 pagine in carta di pregio, propone più di 160 immagini in bianconero e a colori, anche sulle aviatrici e aviere tedesche nel 1939-45.
Nella prefazione, Cristina Di Giorgi sottolinea il contributo offerto allo sviluppo dell’aviazione da questa donna pilota tra le più famose al mondo, sebbene legata alla Germania nazionalsocialista. La giornalista e scrittrice insiste anche sul ruolo svolto di Reitsch per il progresso di genere e il riscatto femminile.
“Perché conquistando una serie di primati e dimostrandosi estremamente coraggiosa, testarda e competente, va senza ombra di dubbio inserita tra le donne che hanno fatto la storia”.
Sgombriamo il campo da un dubbio che è stato a lungo una facile maldicenza: per quanto “malata” di volo e volontaria nell’Arma aerea germanica, la slesiana non ha mai combattuto, è sempre rimasta una sperimentatrice e una coraggiosa collaudatrice di prototipi, anche dei primi aerei-razzo, i Komet, spinti da un retropropulsore e per tanto tempo più pericolosi per i propri piloti che per il nemico. Vennero utilizzati contro i bombardieri angloamericani, ma la limitatissima autonomia nel volo a reazione, per il grande consumo di carburante, riduceva l’efficacia nei confronti dei più lenti caccia e delle lentissime, al confronto, fortezze volanti.
Non potendo essere accusata di alcun crimine di guerra o di complicità con il regime, venne assolta e rilasciata al termine del processo al quale gli Americani la sottoposero alla fine della guerra. Al conflitto e alla politica hitleriana ha comunque pagato un prezzo: gli amati genitori si suicidarono, non volendo sopravvivere alla sconfitta.
Non era nazista più di altri nel suo Paese, ma era certamente nazionalista e spendeva tutta se stessa per la grandezza della Germania, educata in famiglia all’amor di Patria. Nella nota di congedo a fine testo, la “bambina che guardava il cielo” lamenta le falsità raccontate ai suoi danni, soprattutto in relazione all’ultimo volo nella Berlino assediata dai russi, per raggiungere la Cancelleria del fuhrer. L’hanno voluta nazista invasata e addirittura “amante di Hitler”, ma respinge le insinuazioni con sdegno, ricordando che tutti i suoi incontri con i vertici politici si sono svolti nell’ambito del suo lavoro.
Del resto, quando Reitsch propose la creazione - mai presa in considerazione - di un gruppo di piloti suicidi volontari, tenne a precisare che avrebbero evitato accuratamente la popolazione civile, pur cercando di provocare il massimo danno alla macchina bellica nemica. Il sacrificio delle proprie vite sarebbe stato nulla in confronto ai milioni di soldati e civili che sarebbero morti se la guerra fosse continuata a lungo.
Nata in Slesia, da padre oculista e madre della piccola nobiltà austriaca cattolica, Hanna Reitsch aveva ottenuto con un sotterfugio il permesso di addestrarsi al volo. Era avviata agli studi di medicina per diventare medico missionario volante e avrebbe dovuto necessariamente volare da sola per raggiungere villaggi e tribù. Caparbia negli studi e nell’addestramento, la giovane Hanna si distinse facilmente fuori dagli schemi, aprendosi alla carriera di pilota e ai tanti primati, avventure, incidenti anche gravi. Ottenne i record femminili di volo con aliante (5:30 ore) e di altitudine (2.800 metri). Tra i tanti successi, è stata la prima donna a volare sulle Alpi e a pilotare un elicottero, per 10 km.
Durante il conflitto, partecipò allo sviluppo di un velivolo capace di tagliare i cavi dei palloni di sbarramento antiaereo. Collaudò in volo planato il primo ME 163 Komet a reazione, ma un problema al carrello determinò lo schianto in atterraggio: gravemente ferita, Hanna sopravvisse. In seguito sperimentò i razzi pilotati modello V di von Braun. A fine aprile 1945, l’impresa di Berlino: ai comandi di un agile Fieseler Storch, volò col gen. von Greim e atterrò in una strada semidistrutta. Hitler non accettò la proposta, ma i due riuscirono a decollare dalla capitale e a raggiungere l’Austria. Fatta prigioniera, Reitsch rimase 15 mesi nelle mani degli Alleati, fino all’assoluzione.
Intensa anche la vita aviatoria internazionale successiva. Le memorie si chiudono con il suo auspicio che le persone dell’aria possano aiutare la causa della pace nel mondo.
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Sono un ingegnere aeronautico appassionato di storia dell’aviazione e in particolare della Luftwaffe nella 2a guerra mondiale. Un libro appassionante letto tutto di un fiato scoprendo tante storie inedite dove anche i sentimenti sono stati messi in risalto. Lo consiglio a tutti gli appassionati.
Luigi Grasso