Vorrei...
- Autore: Umberto Di Dio
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2015
Emozioni, sapori, colori, immagini… tutti legati dal filo della memoria e del ricordo.
“Vorrei…” (Casa Editrice Kimerik, 2015) questo nostalgico e intenso saggio, rievoca una storia lunga mezzo secolo, piena avvenimenti vissuti con totale trasporto, totale passione. Ogni cosa è ricordata con vivida memoria, ogni ricordo è speciale, intenso, pieno, come fosse attuale, presente, un passato che non è passato perché nella testa del protagonista è e sarà sempre il suo presente. Anche se collocati in uno spazio-tempo logico e continuativo ogni ricordo è frammentato, ha un suo titolo, ogni cosa deve essere precisa e raccontata con dovizia di particolari.
La nostalgia è un sentimento che pervade ogni riga senza però mai sfiorare la malinconia, la tristezza. Perché le cose di ieri hanno portato a quelle di oggi e il passato è immobile se custodito e incastonato nella memoria.
Il libro di Umberto Di Dio è suddiviso in tre parti, tre momenti di vita, l’infanzia a Regalbuto, l’adolescenza a Catania, il matrimonio. Un intero arco di tempo. Sono poche le cose che l’autore descrive e ricerca… è un uomo semplice, con sete di cultura, fame di affetti, desiderio di tradizioni, riscoperta della natura. Tutto vissuto nel perimetro del paese.
Il saggio che propone è un testamento culturale per adulti, per i bambini, per i suoi nipoti, per chi ha voglia di immergersi nel passato dei nostri nonni, un racconto di sensazioni e personaggi. L’infanzia a Regalbuto è segnata dalla guerra, teatro di dolore, ma l’animo positivo dell’autore ricerca la gioia, preferisce sentire l’odore del caffè, ricordare le distese di papaveri e del fieno, il suono delle canzoni di suo padre, i prodotti locali dei forni del paese, la coltivazione dei pomodori, l’arrivo della primavera e il teatro. All’epoca vi era quello dei burattini. Il teatro ricrea sempre una magia che non ha uguali in termini di bellezza audio-visiva ma l’immagine di questi buffi personaggi di legno rallegravano incredibilmente i cuori dei bambini che in tasca non possedevano nulla, e di tutto il paese. Tutto era in festa, tutto era un colore, tutto uno spettacolo magnifico.
E poi il suono… la musica.
La musica è una componente costante della vita di “nonno Umberto”, a quei tempi risuonava Lili Marlene, pareva una dolce melodia, in realtà era simbolo di odio e morte, ma le note battevano dolcemente perché al male si risponde sempre con il bene. E poi la famiglia, il focolare, la protezione… Per il signor Umberto la famiglia è la custode principale di calore, il suo conforto e ciò che lo ha condotto per mano lungo la vita: la madre, la nonna, il padre Angelo, lo zio Michelangelo, sempre insieme. Prima quella di origine poi quella creata in seguito.
A Catania si trasferisce nel 1946. È l’immediato dopoguerra, doppiamente importante, diversamente presente. È un ritorno alla pace dopo anni di tumulti ma anche un cambiamento paesaggistico, dal paese alla città. L’autore è smarrito, confuso, inerme. Viene poi nascosto perché i padroni della nuova casa non permettono di crescere tre figli all’interno, e anche questo è motivo di disagio. La beata infanzia lascia il posto all’inquietudine dell’adolescenza, non solo fisicamente. Ma c’è sempre il lato dolce, che in quel caso era ed è rappresentato dall’Iris, un dolce tipico di Catania, una vera e autentica passione per i residenti. La scuola intanto prosegue, il bambino Umberto frequenta la quarta elementare in città, una scuola con bambini abbienti, dopo un primo momento difficile diventa uno dei suoi luoghi preferiti e vi trascorre la maggior parte del tempo.
Dal collegio degli anni successivi invece scappa, sente di non avere una vera e propria vocazione ecclesiastica, quello non è il suo posto, prova una forte sofferenza, ha ancora bisogno di vita. Di sentire musica, di vedere spettacoli… All’epoca suonava la banda o portavano in scena spettacoli indimenticabili come la Tosca, c’era poi il teatro dell’Opera dei Pupi. Ma se il suo bagaglio culturale si arricchiva sempre più di saperi e luoghi così diversi, anche il bagaglio di viaggio iniziava a riempirsi. Città come Roma, Napoli, Milano, Parigi, New York, ognuno gli ha lasciato qualcosa, ognuna bellissima a suo modo, ognuna con i tratti caratteristici che le rendono tra le città più famose e belle al mondo. Le tre del sogno: Roma per la sua storia e il cinema, l’emozione di Parigi e la modernità di New York. Le città del sentimento: Napoli, l’accogliente Bologna, il benessere di Milano.
L’arte è sempre viva nella vita dell’autore che continua a frequentare cinema e teatri, dai più piccoli ai più prestigiosi, e a frequentare artisti di vario tipo. Scopre nuovi cibi, nuovi mercati, nuove persone, nuovi affetti, ogni cosa regala lui pezzi importanti di felicità. Come il Carnevale di Paternò, una vera e propria festa, un viaggio tra le maschere e il divertimento. Ma l’autore è ormai un ragazzo, se la sua vita era stata fino ad allora scandita da amici e avvenimenti, adesso era il momento di lasciare spazio ai sentimenti del cuore. A 18 anni ha la sua prima cotta ma senza risultati. E poi una lunga varietà di personaggi che con le loro stramberie popolano il paese, il minimondo dell’autore. E ancora ricordi, di famiglia, di sapori, di tradizioni, cose che segnano il suo vissuto per sempre e a cui vi può tornare ogni qualvolta lo desidera. E poi le grandi gioie, le figlie, i nipoti, l’arte condivisa anche da loro. Foto d’epoca e ritratti di famiglia che si alternano a cose, oggetti, persone. Figure animate e inanimate che si intervallano in un testo a volte scritto, a volte raccontato per immagini ed emozioni. Figure che riprendono vita, corpo, anima perché le piccole cose, più delle grandi, a volte riescono a far comprendere meglio il passato di una persona, un uomo dal carattere oscillante, a volte vanaglorioso, a volte umile, a volte brillante a volte umile, un uomo che ha amato ed è stato amato a sua volta. Che ha custodito affetti, ha ricercato saggezza e cultura, una vita tranquilla, spesso agreste e bucolica, che ha scritto un saggio, un pendolo tra passato e presente, in una “storia di vita tra immagini e parole”. Ecco ciò che l’autore vorrebbe e ricorda…
“Vorrei...
infine
Ritornare a sognare!
Riprovare le intense emozioni di tutte le mie prime volte!
Coltivare ancora la passione per le foto:sono loro che fermano il tempo!
Avete ancora la capacità di stupirmi
Conservare a lungo la memoria: indispensabile ‘conforto’ della mia esistenza”
Vorrei...
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