Zelda
- Autore: Therese Anne Fowler
- Casa editrice: Frassinelli
- Anno di pubblicazione: 2013
“Il cuore gli batteva sempre più in fretta mentre il viso bianco di Daisy si accostava al suo. Sapeva che baciando quella ragazza, incatenando per sempre le proprie visioni inesprimibili all’alito perituro di lei, la sua mente non avrebbe più spaziato come la mente di Dio”.
Chissà se il tenente Francis Scott Fitzgerald quando aveva baciato per la prima volta la quasi diciottenne Zelda Sayre aveva provato le stesse indimenticabili sensazioni di Jay Gasby, descritte nel suo libro più famoso Il grande Gatsby(1925), “il più importante romanzo americano”.
“Sotto il tocco delle sue labbra Daisy sbocciò per lui come un fiore, e l’incarnazione fu completa”.
In quella sera del giugno 1918 la sala da ballo dagli alti soffitti del Montgomery Country Club in Alabama era gremita sia di giovani appartenenti alle migliori famiglie della città sia di ufficiali in uniforme che soggiornavano nei vicini Camp Sheridan e Taylor Field. Erano tutti giovani, felici e pronti all’amore come la Signorina Zelda abitante al numero 6 di Pleasant Avenue, quella con le scarpette da punta, le ali da angioletto e il sorriso da diavoletto. Il ventiduenne tenente Fitzgerald da Saint Paul (Minnesota), yankee irlandese che beveva troppo, non aveva terminato il college e stava per partire per la guerra senza alcuna prospettiva per il futuro, sapeva di essere uno scrittore di talento ma voleva ad ogni costo quella giovane dal nome gitano “viene da un romanzo Zelda’s Fortune”. Scott, ragazzo unico che illuminava tutto ciò che lo circondava, e Zelda, la più affascinante debuttante di Montgomery, si erano riconosciuti l’uno nello sguardo dell’altra, perché
“nel suo modo di parlare c’era una qualità teatrale che si trova nelle persone abituate a stare su un palco, come me”.
“Non è adatto a te” aveva sentenziato il padre di Zelda il Giudice Anthony Sayre (membro della Corte Suprema dell’Alabama) ma quel bell’intruso possedeva un’aria esotica, rara e desiderabile. Impossibile resistere a quegli occhi affascinanti, magnetici, dal perfetto taglio a mandorla. “Sposami, Zelda. Sistemeremo tutto strada facendo. Che ne pensi?”. In quel momento storico eccezionale nel quale gli orli delle gonne si accorciavano e le donne stavano per ottenere il diritto di voto quando il Congresso si sarebbe riunito per la ratifica, nella cittadina di Montgomery le ragazze di buona famiglia pensavano a sposare l’uomo migliore che potevano avere. Pochissime erano quelle giovani donne che ritenevano di poter avere amore, romanticismo, sesso, il rispetto per loro stesse e anche un lavoro appagante.
“La maternità non dev’essere tutta la nostra vita, può esserne semplicemente un aspetto, come la paternità lo è per gli uomini”.
Nonostante il parere contrario della famiglia Sayre, il 3 aprile 1920 a New York Zelda aveva sposato “il ragazzo prodigio” giusto una settimana esatta dalla pubblicazione del fortunato romanzo Di qua dal Paradiso, “il libro da cui tutto ebbe inizio”. I coniugi Fitzgerald si apprestavano così a interpretare quei ruoli di belli e dannati che il grande romanziere americano avrebbe così ben delineato nei suoi volumi successivi. Ma, avrebbe scritto Zelda nel suo diario datato 1940, quando il disturbo bipolare del quale era vittima era diventato quotidiano compagno di vita “non siamo mai stati come apparivamo”.
Basandosi sulla raccolta di lettere di Scott e Zelda e sulla corrispondenza che lo scrittore intrattenne con i suoi amici, il suo editor, il suo agente e con Ernest Hemingway, l’autrice rievoca il tormentato rapporto d’amore tra Francis Scott Fitzgerald (1896 - 1940) e Zelda Sayre (1900 – 1948), “coppia d’oro della letteratura”. La loro vita è vista come una giostra, una grande avventura, una festa mobile.
“Gli piaceva sfoggiarmi e a me piaceva essere sfoggiata”.
È la voce di Zelda che il lettore ascolta, la quale narra un preciso momento storico, i ruggenti anni Venti a New York, l’età del jazz per poi passare alla Generazione Perduta, Lost Generation parigina con i suoi memorabili protagonisti Gertrude Stein, Ezra Pound, Ernest Hemingway, John Dos Passos. Non mancano figure di personaggi eccezionali quali Coco Chanel, Pablo Picasso, Jean Cocteau immortalati quando le loro opere migliori dovevano ancora arrivare. Zelda restò sempre la musa ispiratrice di Scott, il prototipo della Flapper maschietta “ragazza indipendente e dalla morale moderna”, la quale conosceva il carattere tormentato di Fitzgerald.
“Scott guarda sempre indietro per cercare di capire come andare avanti, dove la felicità e la prosperità sicuramente lo stanno aspettando”.
Tra le pagine di “Z - Zelda” (titolo originale del volume Z: A novel of Zelda Fitzgerald) emerge un ritratto inedito della protagonista, più che “scrittrice dilettante”, autrice di un libro dalla forte venatura autobiografica Save Me the Waltz (1932) che fu rivalutato solo dopo la sua morte, pittrice di “opere affascinanti ed eccentriche”, donna intelligente, ironica e spiritosa il cui marito spesso e volentieri si appropriava delle sue originali espressioni per trascriverle su carta. Zelda ballerina di talento i cui racconti venivano pubblicati con il nome del consorte.
Therese Anne Fowler si rivela bravissima nel raccontare “il viaggio emotivo dei personaggi” scrivendo un’opera di fantasia basata sulla vita di persone reali sapendo riscrivere con sensibilità le lettere riportate nel romanzo ispirate ai ricchi scambi epistolari consultati. Scott a Zelda:
“Mi domando se per noi non ci sia più speranza. Non tocco un goccio d’alcol dallo scorso inverno, ti rendi conto?”.
Zelda a Scott:
“So che sarà un romanzo meraviglioso, il migliore che tu abbia mai realizzato. Con devozione. Z.”
Nella notte del 10 marzo 1948 durante l’ennesimo ricovero (breve periodo di stabilizzazione come Zelda stessa lo definiva) presso l’Highland Hospital l’ospedale psichiatrico sull’altopiano di Asheville nella Carolina del Nord, la moglie di Francis Scott Fitzgerald morì insieme ad altre 8 pazienti in seguito all’incendio scoppiato all’interno dell’edificio. Nella lapide che ricopre le salme di Scott e Zelda al Rockville Union Cemetery a Rockville nel Maryland nella cappella della famiglia Fitzgerald la loro figlia Scottie fece iscrivere la frase con cui si chiude Il grande Gatsby:
“Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato”.
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