Sto continuando il mio viaggio nelle Metamorfosi di Ovidio e ora vorrei parlare dell’ira di Zeus, figlio di Crono e Rea. Da Ovidio è chiamato Giove perché legato alla tradizione romana. Questo episodio si collega a un evento specifico: il concilio degli dei, precorritore del Diluvio e della fine della umanità.
Giove, vedendo le nefandezze degli esseri umani, convoca un concilio degli dei, i quali dalla Via Lattea raggiungono le loro postazioni a destra e a sinistra di antri. Nello scanno più alto sta Zeus (o Giove), capo degli dei. Ma anche tra gli dei c’è una gerarchia e a Ovidio sfugge un termine romano "plebs", gli dei minori stanno in altri luoghi che non sono il cielo.
Dopo che tutti hanno preso posto, Zeus prende la parola indignato dalla crudeltà degli uomini e, ancora una volta, Ovidio si rivolge ad Augusto colui che ha sedato le guerre civili che Ovidio per ragioni anagrafiche non conobbe mai e paragona il concilio degli dei peraltro un topos presente anche in Omero ed Esiodo) come una riunione del Senato di Roma in cui si discute della crudeltà dei Romani (è palese il riferimento alle guerre civili).
Gli dei ascoltano quello che ha da dire il loro Signore e sono inorriditi dai fatti che Zeus è stato umiliato da Licaone, il re degli Arcadi, che rappresenta un’umanità empia e malvagia che deve essere distrutta perché parla solo di dolore e morte.
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È interessante osservare nelle Metamorfosi la posizione di Zeus (o Giove come lo chiama Ovidio) nettamente superiore agli altri dei. Convoca i suoi fratelli, sta sul trono, parla per primo come Augusto.
Il concilio è sul piano letterario la legittimazione del potere di Augusto che al tempo del poeta di Sulmona era all’apice della sua gloria e governava su tutti.
Il concilio degli dei d’altro canto travalica i secoli e lo si trova anche in chiave comica nel poema di Tassoni La secchia rapita. È un modello che ci permette di capire che la religione greco-romana che da culto animistico sta subendo la trasformazione in religione enoteistica. Zeus, l’indoeuropeo Dias, il signore della luce, è il dio principale e gli dei di basso rango sono le ninfe, i satiri, i sileni.
La divinità diventa sempre meno celeste man mano si avvicina alla umanità e questo dimostra dei culti spariti.
Una considerazione: nelle Metamorfosi si parla della Via Lattea, la galassia in cui ci troviamo da cui partono gli dei per il concilio, un riferimento vicino alle concezioni astronomiche dell’epoca, meno scientifiche della nostra, ma piene di poesia.
Ovidio ha un lato scientifico che meriterebbe di essere approfondito dagli studiosi perché in realtà non è solamente un poeta.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Zeus e il concilio degli dei nelle "Metamorfosi" di Ovidio
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