L’arte della guerra in Italia 1494-1529
- Autore: Frederick Lewis Taylor
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2012
Risale al 1921, altro mondo, altra epoca, uno studio storico raro, proveniente dalle prestigiose aule di Cambridge e attento alle vicende italiche della prima metà del XVI secolo, centrali per l’intera storia d’Europa di lì a venire. L’arte della guerra in Italia 1494-1529, del professor Frederick Lewis Taylor (1885-1954), arriva nelle nostre librerie quasi cento anni dopo, nella traduzione e presentazione di Alessandro Bazzocchi e per i tipi delle Edizioni ravennati Moderna (2012, 275 pp.).
La pubblicazione si deve all’Associazione culturale “La Colonna”, nel 500º anniversario della battaglia di Ravenna. Un’ampia appendice, infatti, è dedicata proprio a questo scontro, tra la Lega Santa ibero-vaticana e le truppe del re di Francia Luigi XII, duca d’Orleans, il padre di Francesco I. Insieme alla battaglia di Marignano, è lo scontro più importante delle guerre d’Italia: vi presero parte tutti i condottieri dell’epoca, divisi nei due schieramenti.
Nel quadro più ampio della Guerra della Lega di Cambrai, venne determinata dalla necessità della Lega Santa (che schierava colonne spagnole e dello Stato pontificio) di distogliere i francesi dall’assedio della città romagnola. Lo scontro di domenica 11 aprile, giorno di Pasqua del 1512, tra i fiumi Ronco e Montone, a Sud del centro ravennate, vide tuttavia la vittoria completa dei transalpini, al comando di Gaston de Foix, la “Folgore d’Italia”.
Nel complesso, il periodo esaminato mostra un netto scatto in avanti della storia. Nel campo bellico, il passaggio dal medioevo all’età moderna si concretizzò in maniera esponenziale. Oltre che di un Rinascimento nei settori culturali e scientifici della civiltà europea, si può parlare di un Rinascimento delle armi, sottolinea Taylor, che per questo lavoro innovativo meritò il prestigioso Prince Consort Prize, dedicato alla memoria del principe Alberto, marito della regina Vittoria.
Gli sviluppi in campo militare assecondarono e amplificarono lo spiccato autonomismo nazionale che andava esasperando le rivalità tra gli Stati nascenti e che finì per scatenare conflitti più frequenti, intensi e lunghi dei secoli precedenti. Vennero combattuti con una corsa al progresso dell’arte bellica, che comportò una rivoluzione degli armamenti ed ebbe per teatro l’Italia. Campo di battaglia europeo divenne la nostra allora disgregata penisola, protagonista per altri versi della straordinaria fioritura rinascimentale delle arti e del costume.
Il docente circoscrive l’indagine alle campagne militari nell’arco temporale tra le date indicate, muovendo da un rapido esame dei cambiamenti impressi dalle esigenze tattiche e strategiche delle forze coinvolte nelle guerre d’Italia. La Francia, dopo decenni di scontri con Stati stranieri invasori, sviluppò per prima in Europa un esercito permanente, trovando inefficace la semplice leva feudale, inadatta agli sforzi prolungati richiesti da una guerra di liberazione.
Si continuava a confidare nella cavalleria come arma risolutiva, associata a corpi permanenti di fanteria guidati da militari di professione. Il nucleo di base dei contingenti era un gruppo di sei uomini, la cosiddetta “lancia”, formata da un uomo d’arme, cavaliere pesantemente protetto, affiancato da altri cinque armati, equipaggiati alla leggera.
Truppe stabili di fanteria nazionale vennero reclutate e inquadrate in un contingente di “franchi arcieri”.
Nell’autunno 1494, Carlo VIII di Francia mosse alla conquista di Napoli, per spirito d’avventura, alla testa di un esercito col quale aveva intenzione di proseguire per la Terra Santa. Nel 1529, il Trattato di Cambrai pose termine alle guerre d’Italia, nel corso delle quali si erano manifestate svolte decisive in termini di bilanciamento delle forze.
Si trattò dunque di un periodo decisivo per la nascita dello stato moderno: l’evoluzione della diplomazia sui campi di battaglia italiani è ulteriore dimostrazione dell’influenza dell’attività militare sullo sviluppo degli ordinamenti amministrativi moderni. Sotto questi aspetti, il lavoro di Taylor è uno dei pochi capaci di scendere nel dettaglio di una materia solo apparentemente ristretta all’aspetto bellico, ma che estende il suo interesse all’intera storia d’Europa (e di conseguenza del mondo), da ora in avanti.
L’idea di fondo di L’arte della guerra in Italia è che il progresso sociale, politico ed economico di una nazione si lega al suo avanzamento in campo culturale, tecnologico e scientifico. Concentra l’attenzione sulle maggiori monarchie continentali, Francia e Spagna, decise a contendersi l’egemonia sull’Italia, e dimostra che tra le due rivali prevarrà alla lunga quella che saprà accogliere prima e con più convinzione le innovazioni tecnologiche applicate alla guerra e valorizzerà i ceti che ne sono realizzatori. Illuminante questa sintesi di Bazzocchi, nella presentazione.
Esemplare dell’evoluzione dei “ceti”, è la “scelta” cui vennero obbligati i nobili, che dovettero ripudiare l’ideologia cortese della cavalleria medievale e distaccarsi noblesse oblige dalla bassa forza delle masse di fanteria plebee, per affermare il proprio ruolo determinante in battaglia e legittimare la “netta preminenza” politico-sociale già detenuta. La nobiltà feudale diventò così aristocrazia.
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