I combattimenti degli Arditi sul Piave nel giugno 1918
- Autore: Basilio Di Martino, Filippo Cappellano, Giacomo Bollini, Paolo Gaspari
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2018
È un volume pubblicato nel 2018, la confezione è quella eccellente degli ampi album della collana La storia raccontata e illustrata delle Edizioni Gaspari. Non una novità quindi, ma un lavoro che merita d’essere ripreso in considerazione, per i contenuti e la tensione polemica che lo innerva. Ben quattro gli autori de I combattimenti degli Arditi sul Piave nel giugno 1918 (Udine, 21x26 cm, 208 pagine), due tra i principali storici militari contemporanei, il generale Basilio Di Martino e il colonnello Filippo Cappellano, il redattore del Museo virtuale della Grande Guerra di Redipuglia Giacomo Bollini e lo storico ed editore Paolo Gaspari.
Si tratta del primo dei saggi della casa editrice udinese che ricostruiscono le vicende e i protagonisti delle unità d’assalto italiane, gli Arditi. Si basa sulle ricerche di Di Martino e Cappellano, parte integrante del testo. Quegli addestratissimi reparti di nuova concezione, che interpretavano in modo aggressivo e temerario il ruolo del combattente - detto in estrema e insufficiente sintesi - erano nati in precedenza ma videro il loro impiego organico nella battaglia del Solstizio sul Piave.
Caporetto aveva segnato la fine di un tipo di guerra e l’inizio di un altro. Attacco e difesa erano stati ripensati. Non più assalti in massa di ondate di fanti, ma penetrazioni per infiltrazione sul terreno di piccoli gruppi di soldati molto armati (soprattutto di mitragliatrici portatili, la tedesca MG 08/15 alleggerita moltiplicò il volume di fuoco di una squadra in movimento rapido). Quanto alla difensiva, anche l’esercito italiano fece ricorso alla difesa elastica, ripartendo i reparti in profondità e sguarnendo la prima linea, dove non gravitava più il massimo peso delle forze.
Le battaglie del Piave furono tre. La prima, quella d’arresto del novembre 1917, sorprese tanto il nemico che gli alleati per la ritrovata capacità combattiva degli italiani, a due settimane soltanto dalla disastrosa rottura del fronte subita senza rimedio a Tolmino e Plezzo. Si era concretizzata un’inattesa prova di forza d’animo collettiva, capace di strappare un successo difensivo che venne replicato tra il 15 e il 24 giugno del 1918. Sebbene violentemente aggredita da tre piani offensivi contemporanei austroungarici, la linea Altipiani-Grappa-Montello-Piave rimase intatta nella Battaglia del Solstizio, che già prima dello sfondamento a fine ottobre verso Vittorio Veneto vide fallire l’ultima possibilità per l’esercito austroungarico di incidere nella Grande Guerra.
Questa seconda battaglia difensiva vincente, mettendo in inferiorità strategica gli eserciti degli imperi centrali determinò la fine della guerra ancor prima del concretizzarsi dell’intervento americano. Un episodio bellico epocale che però, fanno notare gli autori, non è mai stato ricostruito mettendo oggettivamente a fuoco il contributo alla vittoria offerto dagli Arditi, il corpo militare meglio addestrato dell’esercito grigioverde, la vera grande innovazione della guerra moderna.
Ed ecco emergere una prima nota polemica: scopo di questo lavoro è superare la damnatio memoriae che dal secondo dopoguerra del 1900 ha oscurato il ruolo dell’arditismo bellico. Piave e Arditi, Grappa e Arditi sono tracce ignorate dalla storiografia accademica, per via della strumentalizzazione mussoliniana delle Fiamme Nere, assorbite nel mito fondativo del fascismo. Arditi, squadracce, marcia su Roma divennero un tutt’uno nella mistica del regime. Per reazione, gli storici dell’Italia repubblicana furono portati a cancellare gli arditi, evocanti le violenze del fascismo.
Non solo, condannando quella guerra come un’inutile strage, si è finito per dimenticare che il conflitto 1915-18 ha completato l’unità nazionale risorgimentale e garantito l’indipendenza dell’Italia. Se avesse perso quella guerra “inutile” - in cui comunque era entrata - l’Italia sarebbe rimasta avvilita, succube delle Potenze Centrali, a piangere centinaia di migliaia di morti e feriti due volte inutilmente, a quel punto.
Secondo stime del Comando Supremo, nel giugno 1918 il maggior prezzo venne pagato proprio dagli arditi, con il 20% delle perdite, a fronte del 16% della fanteria, del 6% di bersaglieri, mitraglieri, artiglieri e bombardieri. Gli autori fanno notare che se quindi la grande battaglia difensiva del Solstizio finì per annientare l’impero asburgico, contro cui gli italiani combattevano da settant’anni, fu per buona parte grazie agli arditi, sulle cui imprese crebbe un senso di fierezza e di unità inedito per gli italiani. Finora però ogni ricostruzione della battaglia del Solstizio non ha seguito nel dettaglio le azioni degli arditi. L’Italia repubblicana non le ha considerate parte orgogliosa della storia nazionale, continuando a considerarli fautori del fascismo al potere, secondo l’assioma: la Repubblica italiana è antifascista, “gli arditi furono la manifestazione del militarismo fascista, per cui la Repubblica ripudia tutto ciò che riguarda gli arditi”.
Nella nome del 24 giugno E. A. Mario compose “La leggenda del Piave”, la canzone più popolare, in cui espresse l’orgoglio rinato e restituito ai nostri combattenti.
“La riconquistata fierezza degli italiani si ebbe quindi con quella battaglia. Non così nella storiografia di quella guerra, che pure aveva favorito l’amalgama di quanti fino a quel momento non avevano sentito l’appartenenza allo Stato. Il merito di una patria ’condivisa’ lo si deve quindi anche al sacrificio compiuto dai volontari negli arditi, che combatterono in questa battaglia che segnò le sorti della guerra”.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: I combattimenti degli Arditi sul Piave nel giugno 1918
Lascia il tuo commento