Come diventare saggi
- Autore: Buddha
- Genere: Religioni
- Categoria: Saggistica
Com’è piacevole rispolverare libri e librucci, specialmente questi ultimi che nella loro piccolezza a volte contengono un’immensa saggezza. A volte sono stati regalati come omaggio, acclusi a una rivista; è un’operazione commerciale intelligente che unisce la cultura all’utile. Ne ho tra le mani uno, abbinato al n. 2215 del settimanale "Epoca" del 17 marzo 1993, che si intitola Come diventare saggi di Buddha nientemeno (pp. 64, collana curata da Massimo Donelli).
Si tratta di quei manuali che fanno compagnia nella buona e nella cattiva sorte, capaci di consigliare disinteressatamente, vedendo le cose da un punto di vista superiore con l’equidistanza da “bene” e “male” relativi, con il distacco dai fatti e dalle emozioni e soprattutto portando lo sguardo nella nostra interiorità.
Per la comprensione del Buddhismo forse occorre un grande approfondimento dottrinale. Ma è davvero così? Se così fosse, gli illuminati avrebbero scritto libri su libri, ma essi non hanno scritto! Piuttosto hanno parlato, perché il carisma della loro voce e della loro aura, anima misericordiosa immensa, è più forte della suggestione del libro. I discepoli devoti hanno raccolto le loro parole, le parabole, il grande mito. Mito non significa affatto invenzione o bugia quanto, dal greco, letteralmente "racconto". Ed è appunto di racconti che è composto il "libruccio", uno più affascinante dell’altro. Attraverso di essi diventiamo o possiamo diventare saggi, perché gli episodi sono il ritratto di noi. Noi chi? L’io storico composto di sedimenti.
Secondo il Buddhismo siamo fatti a strati come una cipolla, che se viene sfogliata non esiste più. È questo misterioso "nulla" che viene esperito nella meditazione e contemplazione, nel cosiddetto “Nirvana”, che nel buddhismo è detto “Sunyata”. La vacuità. E dell’ultima rivelazione nulla si può dire, se non contemplare e ascoltare il silenzio e il sorriso di Buddha, simile a quello della Gioconda. Anche Cristo, alla domanda di Pilato "Che cos’è la verità?" tacque. L’altro, a saper vedere, aveva di fronte a sé la Verità, un uomo-dio torturato dal potere, immenso e cosmico.
Il volumetto racchiude testi tratti dal "Canone Buddhista" stabilito nel 245 a. C. nel terzo Concilio Buddhista, ma non solo: contiene estratti dai "Versi ispirati" o "Udana"; dal "Dhammapada" o "Versi della legge"; stralci da "Mahanidasuttanta" o "Grande dialogo sulle cause", parte filosofica del testo. Scrive il prefatore Antonio D’Orrico: dialoghi
"sulla catena che ci lega dolorosamente al ciclo infinito della nascita, della morte e delle nascite successive."
L’ultima sezione dà conto delle vite precedenti del Buddha, scritte nel terzo-quarto secolo d. C. in modo fiabesco e apologetico da un grande monaco poeta, Arya Sura.
Troviamo molto, quindi, pur nella brevità.
Dobbiamo ricordare "Karuna" la “Grande Compassione”, che avvicina il Buddhismo al Cristianesimo. Il "non sé" buddhista, “anatman”, (non esiste un sé slegato dal tutto), misteriosamente, non significa la nostra scomparsa dopo la morte, dopo la dissoluzione del corpo fisico. Nel primo apologo l’Illuminato redarguisce dei ragazzacci che tormentano un povero serpente con un bastone:
"Chi tormenta col bastone creature che ricercano la felicità, quando sarà morto non troverà felicità.
Chi non tormenta col bastone creature che ricercano la felicità, mentre sta cercando la sua propria felicità, potrà conquistarla una volta morto.”
Il “morto” e le sue azioni non scompaiono!
Buona serena meditazione e pace a tutti gli esseri, umani e non.
Come diventare saggi Buddha 1993
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