Il mio diario di guerra (1915-1917)
- Autore: Benito Mussolini
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: il Mulino
- Anno di pubblicazione: 2016
“Ore quindici. Raffica di artiglieria austriaca. Crepitio di proiettili. Schianto di rami. Turbine di schegge. Un grosso ramo, stroncato da una granata, si è abbattuto sul mio riparo. Ci sono due feriti nella mia compagnia. Passa un morto del 24° battaglione. Un altro morto degli alpini. Il bombardamento è finito. È durato un’ora. I bersaglieri escono dai ripari. Si canta.”
Scriveva bene Benito Mussolini. Sulle sue qualità di giornalista nessuno ha mai obiettato. È sul resto che… Era già nota la sua avventura di guerra, negli anni successivi ricavò un memoriale, “Il mio diario di guerra (1915-1917)”, che dopo varie edizioni torna in veste moderna, nel 2016, per i tipi delle collane storiche Il Mulino (pp. 226, euro 18,00), a cura dello storico Mario Isnenghi.
Il Mussolini diarista è una sorpresa oltre le aspettative. Non è retorico, la foga interventista si è spenta. I periodi sono brevi, nervosi, essenziali. Isnenghi non da oggi insiste sulla validità, primo studioso ad attirare l’attenzione su queste memorie, inibite per molto tempo dall’impronunciabilità politica del nome dell’autore. Dice di avere personalmente cominciato a recuperarle pubblicamente in un convegno dell’Università di Padova, a Bressanone, nel 1984, dedicato alle forme diaristiche.
Personaggio scomodo Mussolini, intoccabile, allora ancora più impresentabile d’oggi, perché il trascorrere del tempo ha un effetto analgesico sui pareri dei contemporanei, più infiammati, più risentiti. Lasciando ai margini il giudizio storico sul Duce – fuori tema in questo caso – i ricordi di guerra del bersagliere Mussolini, tra settembre 1915 e marzo 1917, ora possono ottenere l’attenzione a lungo trascurata, perché non politicamente corretta, nei confronti del “mascellone”, dell’uomo del disastro del 1940-45 , della sconfitta, della divisione degli italiani tra fascisti e antifascisti, costata tanti lutti.
Oltre ai meriti stilistici, c’è il valore dei contenuti e potrebbe bastare segnalare
la sua capacità di cogliere il nuovo tra i commilitoni, la sensibilità verso il modo di sentire comune, il porsene all’avanguardia, come interprete di quei sentimenti diffusi, proponendosi come capo di chi li avverte. Il soldato-scrittore Benito individua il cambiamento in trincea e tra le masse in grigioverde, lo sottolinea, lo racconta, l’auspica, “lo esalta pedagogicamente”, scrive il prof. Isnenghi.
Lo esaspera. Al tempo stesso, questo nuovo non è poi del tutto inedito, perché risale al volontarismo risorgimentale. Fra i tanti volontari, veri o presunti, lui stesso è un soldato semplice o caporale qualunque, è soldato-massa.
Mussolini è un combattente tra i combattenti, ma non cerca di risaltare, smette i panni del rivoluzionario politico e leader interventista, diventa uno dei tanti indistinti in divisa, disciplinato, al suo posto. Non era nemmeno ufficiale, come i figli della piccola borghesia scolarizzata. Gli andava bene restare soldato e caporale, un proletario in divisa.
“L’ingombrantissimo “dopo” del suo autore”, quindi, non ha reso un buon servizio a un buon testo, un lavoro esemplare, che con un’altra firma avrebbe avuto le qualità per imporsi all’attenzione, provenendo da un intellettuale autodidatta, maestro elementare supplente, figlio di un fabbro romagnolo e di una maestra romagnola. Non uno scrittore e per giunta soldato semplice. Un punto di vista vicino a quello dei più modesti dei protagonisti del conflitto, con l’aggiunta dell’originalità della posizione di quest’uomo del popolo, uno favorevole alla guerra e non contrario o maledicente, nonostante gli stenti e i sacrifici affrontati dalle truppe, mai sottaciuti nel diario.
Benito Mussolini, classe 1883, alle armi dal 31 agosto 1915, assegnato all’11° Bersaglieri, al fronte dal 2 settembre successivo, impegnato in Alto Isonzo, poi in Carnia e sul Carso friulano. Un buon soldato, affidabile, combattivo. Promosso caporale per meriti di guerra nel marzo 1916 e caporal maggiore a fine agosto, era apprezzato dai superiori (come si legge nei rapporti) per le qualità battagliere, l’equilibrio, il modo in cui affrontava i disagi e assolveva i compiti, non si sottraeva agli impegni e non lesinava l’ardimento.
Il 23 febbraio 1917, lo scoppio accidentale di un lanciabombe lo ferì gravemente in esercitazione. Fu operato in un ospedale da campo a Ronchi e non tornò in linea. Il congedo arrivò nel 1919.
L’edizione 1923 del diario è dedicata ai compagni d’arme dell’11°:
“Serbo di voi tutti il più profondo ricordo. C’è in queste pagine che ho scritto spesso alla vostra presenza la mia e la vostra vita: la vita monotona ed emozionante, semplice ed intensa che abbiamo insieme trascorso nelle indimenticabili giornate della trincea...” Firmato: M.
Il mio diario di guerra: Edizione integrale: dicembre 1915 - febbraio 1917
Amazon.it: 1,99 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il mio diario di guerra (1915-1917)
Lascia il tuo commento