Le donne nella Grande Guerra 1915-1918
- Autore: Enrico Meliadò e Roberto Rossini
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2017
È un volume di indubbio pregio grafico e iconografico, un libro di grande formato e grande contenuto ma è in vendita a un prezzo di copertina assolutamente normale. Si tratta di un album con testi e illustrazioni, “Le donne nella Grande Guerra 1915-1918. Le portatrici carniche e venete, gli angeli delle trincee” (ben 21x29,7 cm, pp. 280, euro 23,00), pubblicato a maggio 2017 dall’Editoriale Sometti di Mantova, con il contributo dell’Associazione Filatelica Numismatica Scaligera di Verona, della Fondazione BPA di Poggio Rusco e della Sezione di Udine dell’Associazione Nazionale Alpini. Autori, non a caso, due veci: lo storico e collezionista Enrico Meliadò, negli anni Settanta caporal maggiore della Tridentina e il generale Roberto Rossini, classe 1937, ufficiale della Julia secondo la tradizione della sua famiglia che ne ha sempre offerti agli eserciti dell’imperatore di Vienna e del Regno e Repubblica italiani.
Il libro, arricchito da 500 immagini e tavole a colori e bianconero, è dedicato agli uomini che si sono battuti sulle Alpi Carniche e alle donne che cento anni fa li sostennero con generosità, sfidando la fatica, i disagi, i pericoli e il nemico, per rifornire i combattenti sulle quote dell’Alta Carnia. Sono soprattutto loro, le portatrici carniche e venete, le protagoniste di questo racconto edificante, per testi e immagini. Le hanno chiamate gli angeli della trincea.
Oltre ad essere un eccellente prodotto editoriale – indispensabile per i cultori della Grande Guerra – è un omaggio al coraggio e al sacrificio. Ed è un lavoro corale, di comunità. Prima ancora delle prefazioni, gli autori non hanno trascurato di ringraziare quanti si sono adoperati per collaborare ad arricchire il volume con materiali iconografici, cartoline e suggerimenti. Sono un vero esercito: l’Associazione Amici delle Alpi Carniche e il Museo della Grande Guerra di Timau, con la generosa disponibilità di testi, notizie, immagini; gli insegnanti e gli alunni della Scuola primaria di Timau; il pittore (e alpino) Enrico Tonello, che ha fatto rivivere le portatrici carniche nei suoi disegni.
È simbolico che a quelle donne senza divisa - in particolare a una di loro, Maria Plozner - sia dedicato un monumento nell’ultimo paese dell’Alto But, proprio Timau. Maria, nata nel 1884 e sposa nel 1906 di Giuseppe Mentil, rappresenta tutte le eroine di quella storia e di questo volume, tanto che il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro ha voluto riconoscerle nel 1997 la medaglia d’oro al valor militare alla memoria. Una per tutte le duemila umili ma saldissime compagne di lavoro.
Operava nelle Alpi Carniche: Zona Carnia, divisa in due Sottosettori, Fella a est, But-Degano a ovest. Nel secondo hanno agito due brigate di fanteria e sedici battaglioni alpini. Aveva per chiave il Passo di Monte Croce Carnico e le sue alture di Creta di Collinetta. Dopo appena quaranta giorni dall’inizio delle ostilità già si combatteva sul Pal Piccolo, Pal Grande e Freikofel. Per il nostro Comando Supremo era un settore secondario ma vi si moriva ugualmente, assaltando o difendendo le cime allo storico confine con la Carinzia.
Maria Plozner Mentil morì colpita da un cecchino nel febbraio 1916. Lasciò quattro figli e il marito, militare sul Carso. A Paluzza (Udine), nel 1955 le venne dedicata una caserma degli alpini, l’unica intitolata a una donna. Sorgeva al bivio cittadino della statale 52 bis della Valle del But e vi si sono alternati numerosi reparti delle truppe di montagna, fino all’abbandono dopo il superamento della leva militare obbligatoria.
È stata demolita nel 2016, come segnala il generale Gian Franco Zaro, già comandante della Brigata alpina Julia. Nella presentazione del volume di Enrico Meliadò e Roberto Rossini, l’alto ufficiale fa il punto della storia, ricordando il contributo delle montanare carniche e venete che sostituirono gli uomini nella pesante logistica di guerra.
Con tutti gli uomini impegnati in guerra e quindi indisponibili, per rifornire i militari in linea sulle alture che andavano dai 1300 metri ai quasi 2000 sul livello del mare, il Comando logistico di Zona chiese l’impegno di volontarie per portare i materiali a spalla, lungo le mulattiere impervie, dai magazzini a valle fino ai reparti. Vennero arruolate complessivamente duemila donne, abituate alla fatica, per la povertà di quei territori e l’abitudine ormai decennale a sostituire gli uomini, emigrati all’estero in cerca di lavoro. Indossando un bracciale rosso col numero dell’unità militare che servivano, salirono e scesero i pendii, a 1 lira e 50 a viaggio, dall’agosto 1915 all’ottobre 1917, quando la ritirata di Caporetto allontanò il fronte dalla Carnia.
I testi degli autori riassumono le fasi belliche. Non dimenticano le dure condizioni di vita nel territorio montanaro, in guerra come in pace. Seguono singole vicende che possiamo considerare simboliche, tra le quali, l’esperienza di guerra di un sottufficiale polacco dell’esercito di Francesco Giuseppe, Karol Woytila, padre omonimo del futuro pontefice.
Spazio, naturalmente, alle testimonianze dirette delle portatrici:
“parole pesanti come pietre, che ricostruiscono uno scenario di ricordi dolorosi ma che al tempo stesso rappresentano un esempio e un monito per un futuro di pace”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Le donne nella Grande Guerra 1915-1918
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