La Gerusalemme liberata, che noi leggiamo nell’edizione del 1581, ha una trama semplice rispetto alla giungla de L’Orlando furioso di Ludovico Ariosto. Infatti narra la fase conclusiva della prima Crociata, quando l’esercito cristiano conduce a buon fine l’assedio di Gerusalemme.
Ma per quale motivo Tasso sceglie di raccontare proprio di questo episodio? Alla base della Gerusalemme liberata si trova un movente biografico. Quale?
Nel Cinquecento minacce turche e pirateria saracena sono argomenti di scottante attualità. Pare che la sorella del poeta, Cornelia, sia scampata per miracolo a un’incursione turca nella nativa Sorrento e la vittoria navale di Lepanto sui turchi precede di un decennio la stesura definitiva del poema, nel clima religioso della Controriforma.
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La realtà storica della prima Crociata
La prima Crociata parte nel 1096 sotto la guida di Goffredo di Buglione. Dopo tre anni incerti e pericolosi, i crociati giungono alle porte di Gerusalemme. La città santa è in mano ai Turchi dal 1070.
Secondo la critica più accreditata, i motivi che spingono il papa Urbano II a bandire nel 1095 la crociata furono due:
- La linea intransigente dei Turchi che, a differenza degli Arabi, ostacolavano i pellegrinaggi in Terrasanta;
- La pressione dei Turchi che avanzano nei Balcani dopo la conquista di Costantinopoli nel 1453.
La parola d’ordine è: liberare il Santo Sepolcro dai cosiddetti infedeli.
La guerra nella Gerusalemme liberata
Nella "Gerusalemme liberata" la guerra non è solo scontro fisico e ideologico tra cristiani e pagani, perché Tasso, pur non criticandola, ne evidenzia devastazione, insensatezza, ineluttabilità. Nella Gerusalemme liberata la guerra brucia a tre velocità:
1. Guerra oggettiva e guerra soggettiva
Per Tasso la guerra è oggettiva e soggettiva. La prima è quella che si combatte tra eserciti o fra singoli. La seconda è quella che si combatte nell’interiorità di ciascuno, perché Tasso è stato il primo a esplorare la dimensione psicologica ed emotiva dei suoi personaggi. In buona sostanza, è nello scontro oggettivo che il personaggio risolve la propria guerra interiore e viceversa. Facciamo qualche esempio.
Clorinda, la guerriera pagana di cui Tancredi è segretamente innamorato, combatte con lui uno scontro (oggettivo) all’ultimo sangue, però in punto di morte si converte chiedendo di essere battezzata. In questo modo viene a cessare il suo dissidio interiore (soggettivo).
Rinaldo è un valente cavaliere, il cui intervento in campo è risolutivo quando abbandona il giardino di Armida, ovvero quando vince la sua battaglia interiore contro una passione degradante, di cui prende contezza nel frame simbolico dello specchio (in realtà, uno scudo a mo’ di specchio).
Tasso vuole che il suo poema colpisca la coscienza cristiana, spingendo l’occidente cristiano alla riscossa con la guerra.
2. La guerra è ambivalente
Per Tasso, la guerra è manifestazione di forza, eroismo, autoaffermazione personale. È atroce, disumana, fonte di sofferenza e lutto.
Vi siete mai chiesti perché in Tasso manchino le stragi iperboliche che animano il poema ariostesco? Perché Tasso vuole trasmettere anche la dimensione dolorosa della guerra, che l’esagerazione smorzerebbe in chiave comica e antieroica.
3. La guerra è insensata
Il sentimento dell’insensatezza della guerra — da non confondere con pacifismo — è particolarmente intenso in tre ottave di cui riporto il significato [XX, 50-52]:
“Nello scontro, dall’esito incerto, c’era spazio per speranza e timore. Il punto di vista di Tasso mette a fuoco la distruzione del campo di battaglia ricoperto da cadaveri di vinci e vincitori. Lo scintillio delle armature, i colori di paramenti e fregi cedono il posto a cavalli morti, corpi sventrati e scomposti, armi rotte e calpestate in un bagno di sangue”.
Ottave drammatiche che pongono l’accento sulla legittimazione dell’annientamento del nemico per conquistare il Santo Sepolcro. Preciso che la stessa vittoria dei crociati è priva sia di toni trionfalistici, sia dell’ammanto di ideali cortesi cavallereschi cari all’Ariosto. Rimando l’esame della differente concezione della guerra tra cristiani e pagani secondo il Tasso e in generale la sua epoca.
Se è insensata, perché per Tasso la guerra è necessaria?
La guerra è una condanna necessaria per l’uomo, in quanto connaturata all’esistenza. Il che a dire: la guerra è una condizione ontologica.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La guerra secondo Torquato Tasso nella Gerusalemme liberata
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