Piccolo lessico del grande esodo
- Autore: Fabrice Olivier Dubosc e Nijmi Edres
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: minimum fax
- Anno di pubblicazione: 2017
Ottanta lemmi (limitati a 3000 battute ciascuno, in rigoroso ordine alfabetico, accompagnati da un’essenziale bibliografia di due-tre riferimenti di lettura; scritti da storici, psicologi, mediatori culturali, sociologi, insegnanti), offrono a noi lettori un “Piccolo lessico del grande esodo”. Dove per esodo si intende la migrazione epocale, biblica, che da decenni sta interessando tutto il mondo occidentale – benestante, colto, democratico, cristiano o laico – da parte di coloro che Frantz Fanon nel 1961 aveva definito “i dannati della terra”.
Migrazione economica e migrazione politica, di migliaia di disperati (affamati o perseguitati), che singolarmente o con le loro famiglie affrontano incredibili difficoltà naturali e culturali con il miraggio di salvarsi, o perlomeno di migliorare la propria esistenza.
I due curatori, lo psicanalista Fabrice Olivier Dubosc e la docente di arabo Nijmi Edres, hanno voluto proporre con questo volume un agile strumento di consultazione a chiunque fosse interessato al fenomeno migratorio, ovviamente senza pretendere di esaurire gli argomenti presentati, ma suggerendo ipotesi e riflessioni che potessero invogliare ad approfondimenti ulteriori. Quindi troviamo lemmi filosofici (identità, memoria, nuda vita, l’altro…), politici (cittadinanza, diritti, immunità…), economici (costi, debito, risorse…), umanitari (aspirazioni, sgomberi, detezione, ospitalità…), amministrativi (centri di accoglienza, frontiere, pocket money…), poetici (i versi di Chandra Livia Candiani).
Nell’introduzione, Dubosc e Nijmi affermano:
“Fuori da ogni compiacimento ed esotismo, e ben prima di kalashnikov e attentati, il mondo che arriva a casa nostra ci scombina, ci turba, rimescola le carte. Rimette in gioco l’antico fantasma dell’incertezza”.
Incertezza o più propriamente “paura”, timore di fronte all’altro che non conosciamo, che in qualche modo minaccia la nostra tranquillità ponendosi come diverso, chiedendoci qualcosa e forse togliendoci qualcosa che ci appartiene, minando le nostre certezze: il lavoro, la lingua, la cultura, le abitudini, la religione, addirittura la libertà.
Non basta ricordare che l’immigrazione straniera porta linfa giovane nella popolazione occidentale invecchiata, salvando le pensioni di anzianità e garantendo nuove nascite, e nemmeno che
“nel 2014 il ‘Pil dell’immigrazione’, cioè la ricchezza prodotta dai 2,3 milioni di stranieri occupati in Italia, ha raggiunto i 125 miliardi di euro, una cifra pari all’8,6% del Pil nazionale”.
La paura è un sentimento irrazionale, una difesa inconscia del nostro cervello di fronte a tutto ciò che non comprendiamo appieno: i recenti attentati terroristici la stanno acuendo, con il risultato di provocare reazioni estreme. Quello a cui dobbiamo abituarci è che “il grande esodo” è una realtà strutturale, inevitabile, immodificabile del presente e del futuro dell’umanità, che nessun muro potrà mai fermare: va accettato, quindi, come una sfida socio-politica in grado di costituire un arricchimento generale.
Piccolo Lessico del Grande Esodo: Ottanta lemmi per pensare la crisi migrante
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