I migliori oggetti della nostra vita di Marta Boneschi

Non c’è bisogno di tirare in ballo le petites madeleines della “Recherche” per capire come “i migliori oggetti della nostra vita” siano in grado di avocare all’anima, prima ancora che alla memoria, sensazioni ineffabili intrinseche a tempo e vita vissuta. La figurina rara delle raccolte Panini di una volta, i Caroselli con le maldestre avventure di Calimero "pulcino nero", la Fiat 500 (un metro appena di carrozzeria & poesia), il telefono a gettoni e quello da parete, il walkman, la bicicletta, le cartoline postali, il cinema (al cinema) e la lavatrice: possibili esempi di antropologia culturale (e mentale) della Nazione prima del tempo liquido dei nostri giorni. Come dire l’ontologia e la metafisica dell’oggetto "fisico" versus il surrogato ectoplasmatico-consumistico del prodotto. Ma qui non è una gara tra passato e presente, è piuttosto il segno dei decenni che trasmigrano in un lampo.

“I migliori oggetti della nostra vita” di Marta Boneschi (il Mulino, 2016) ispessisce il concetto: il saggio ha caratura dialettica, e al vigore dell’analisi storico-sociale unisce il colore accattivante del libro di costume. Un catalogo ragionato (e copiosamente illustrato) delle cose perdute, rimando parallelo a sogni, fedi, stili di vita perduti con lo scavallare del millennio. Come eravamo e - sottotesto - come siamo diventati, in altre parole.

“Quel che è curioso, e qualche volta lascia sbalorditi, - scrive Marta Boneschi - è che ‘i migliori oggetti della nostra vita’ non hanno modificato soltanto le abitudini materiali, ma il modo di pensare e di agire di chi li ha via via adottati. La mentalità manuale, quella meccanica e quella elettronica differiscono profondamente tra loro, e questa constatazione conferisce a quegli oggetti, protagonisti delle rivoluzioni, una dignità storica, economica, sociale e perfino filosofica”.

Il passaggio mi sembra limpidissimo, inclusivo del senso ultimo del libro, della sua statura ulteriore rispetto a quella amarcordiana sola e semplice. Regalatelo e regalatevelo dunque (e non soltanto a Natale): viene a costare quanto uno degli abusati "illustrati da mettere sotto l’albero" ma questo, vivaddio, vale l’investimento.