I mille morti di Palermo
- Autore: Antonio Calabrò
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2016
Quanto trattato in “I mille morti di Palermo” è bene espresso nel sottotitolo che così recita
“Uomini, denaro e vittime nella guerra di mafia che ha cambiato l’Italia”.
È un libro di grande interesse che si prefigge lo scopo di non cancellare la memoria e ricordare i tanti, troppi morti di un orribile periodo di storia siciliana. Il libro esce nel trentennale dell’inizio del maxi processo che avvenne il 10 febbraio 1986 e ripercorre quella stagione tragica che molti hanno dimenticato.
I morti erano più del doppio di quelli causati dal terrorismo rosso e nero e negli anni tra il 1982 e il 1983 specie nel triangolo Villabate, Palermo e Casteldaccia. Una differenza numerica non indifferente ma i morti siciliani erano considerati residuali rispetto agli altri. Invero si annoverano tra di esso nomi eccellenti di politici, magistrati, poliziotti ed imprenditori. Antonio Calabrò ne ripercorre la cronologia poiché a quei tempi era cronista de «L’ora» forse l’ unico giornale che collegava i nomi con gli ambienti mafiosi. Le connivenze con i politici da parte degli ambienti mafiosi erano sotto gli occhi di tutti ma solo quando la pressione mafiosa diventò opprimente l’opinione pubblica finalmente si svegliò ma non contro i mafiosi ma contro i magistrati. Si voleva che i magistrati risiedessero tutti in un unico palazzo e ci si lamentava per il chiasso delle sirene e per le difficoltà di parcheggio delle auto. Questo era il clima che si respirava a Palermo ove regnavano i mafiosi e la mentalità mafiosa.
Una vera coscienza civile sorge a Palermo solamente dopo la stagione delle stragi e porta al nascere di una coscienza civile che diversamente non trovasi in Calabria ed in Campania. La mafia non spara più in una città dove nessuno usciva più di casa tranquillamente; quel che succede è un fatto grandioso e tutti, anche i ragazzi, sono condannati anche all’ergastolo.
È un evento epocale, un avvenimento dirompente di trenta anni fa, frutto di collaborazione o pentimento mentre prima accadeva che anche in punto di morte non si parlava. Ora lo scenario è mutato, i gruppi criminali si riuniscono all’estero. I principali traffici e transazioni avvengono all’estero con Camorra e ’Ndrangheta. Col maxiprocesso in Sicilia vi è una precisa demarcazione sebbene alcuni lo considerino con snobismo un processo a coppole e lupare che non ha toccato i veri mafiosi. Ma il processo fu senza dubbio un punto di svolta anche se successivamente si è tentato di affievolirne l’ampiezza dei risultati ottenuti. Il processo ha un corretto e regolare svolgimento e viene confermato dalla Cassazione, legata al formalismo, anche se il teorema Buscetta viene in parte smontato ma viene confermato l’impianto accusatorio.
Si richiama un immagine della Sicilia come quella di Gesualdo Bufalino ne “La luce e il lutto”, dove vi è tanto sole ma anche molte ombre, un’infinita gradazione di ombre. Un’isola che somiglia ad un quadro di Pollock con mille sfumature. Vi era una compenetrazione dei mafiosi nella buona società palermitana per alcuni complice. Una società e una classe dirigente connivente ma vi era anche chi prendeva le distanze. Nel piacevole libro di Piero Violante: “Swinging Palermo” emerge di contro una città colta, sofisticata, elegante e borghese che fronteggiava la città canaglia, quella a cui le sirene davano fastidio. Vi erano persone responsabili perché dentro la cultura dell’isola rimangono tracce di un illuminismo responsabile.
“«Ah, il signore è siciliano? È una cosa davvero straordinaria. Come si può essere siciliano?»”.
Leonardo Sciascia, parafrasando Montesquieu, indagava così quella che lui stesso definiva “la diversità” dei siciliani. È questa la domanda che nel “Consiglio d’Egitto” è posta tra stupore e ribrezzo, dal viceré Caracciolo a Francesco Paolo Di Blasi a cui si rispondeva “con molta difficoltà”. In conclusione Palermo resta una città molto indebolita sul fronte della ricchezza diffusa ma anche, e soprattutto, sul piano della criminalità.
I mille morti di Palermo. Uomini, denaro e vittime nella guerra di mafia che ha cambiato l'Italia
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