Plutarco è stato uno scrittore, biografo, sacerdote e filosofo dell’antica Roma, dove ha ricoperto incarichi amministrativi. Fortemente influenzato dalla filosofia di Platone, l’uomo ha studiato ad Atene e la sua opera più famosa rimane "Vite parallele", che accoglie le biografie dei più famosi personaggi della classicità greco romana. Oltre questo scritto, Plutarco ha scritto anche "Moralia", opera di carattere etico e scientifico ed è proprio qui che pare più evidente la forte influenza platonica. Nell’ultima parte della sua vita è stato sacerdote nel santuario di Delfi.
Vediamo insieme la vita, le opere e lo stile di questo filosofo e autore antico, che ci ha permesso di conoscere alcuni importanti dettagli delle vite di grandi personalità del passato.
Plutarco: la vita e le opere
Plutarco nasce tra il 46 e il 48 d.C. a Cheronea, in Beozia, da una famiglia che probabilmente è piuttosto benestante. Non c’è certezza di chi fosse suo padre, alcuni lo identificano con Autobulo o con un certo Nicarco. Non c’è certezza di chi fosse il padre di Plutarco, ma pare che tra lui e il figlio non corresse buon sangue.
Nel 60 d.C. Plutarco va a vivere ad Atene e qui conosce Ammonio, filosofo platonico, che diventa suo discepolo con ottimi risultati. In questi anni studia la filosofia platonica, la matematica e la retorica per poi conoscere, nel 66 d.C, Nerone. L’imperatore, complice anche il fatto di non voler ricevere tributi dalla Grecia, si dimostra benevolo con Plutarco, che ben presto riceve la cittadinanza ateniese.
Plutarco visita città come Patrie e Tespie, arriva a Tanagra, Delfi e Sparta per poi tornare ad Atene ed essere nominato ambasciatore presso Acaia, sovrintendente dell’edilizia e arconte eponimo. Decide anche di costruire una sorta di propria accademia. Il matrimonio per Plutarco arriva nel 70, quando si unisce con Timossena, concittadina di buona famiglia, con la quale ha cinque figli, ovvero Cherone, Soclaro,che muoiono ancora bambini, Plutarco, Autobulo e Timossena, l’unica femmina che muore, anche lei, a soli due anni.
Forte e virtuosa, Timossena affianca Plutarco per tutta la vita nelle pratiche liturgiche presso il tempio di Delfi, quando lui ne è sacerdote, mostrando anche un certo spessore culturale. Questa peculiarità è provata da un trattato scritto da lei, destinato all’amica Aristilla, che parla dell’amore per il lusso. Plutarco continua a viaggiare in Asia arrivando fino a Efeso e Sardi, e nella vicina Italia, a Roma, dove si ferma tra il 72 e il 92.
Una volta conosciuto Vespasiano tiene diverse lezioni, anche senza padroneggiare alla perfezione il latino, ottenendo anche il favore delle istituzioni romane poiché sostenitore della politica dell’impero all’estero. Ottiene anche la cittadinanza romana ricevendo, inoltre, la dignità consolare da Traiano. Una volta terminato il periodo di soggiorno a Roma, Plutarco torna nella sua città natale e viene, anche qui, nominato sovrintendente all’edilizia e arconte eponimo, oltre che telearco.
Il 90 è l’anno dell’elezione a sacerdote del santuario di Apollo a Delfi; diciassette anni dopo ottiene la carica di procuratore per mano di Adriano. Plutarco muore tra il 119 e il 125 a Delfi, in Grecia.
L’opera di Plutarco è divisa, per convenzione, in due blocchi: "Vite parallele" e "Moralia".
“Vite parallele” sono scritti dedicati a Quinto Sosio Senecione, amico e confidente; composte da ventitré coppie di biografie, ognuna relativa a un personaggio romano o a un personaggio greco. A “Vite parallele” si sono ispirati moltissimi celebri autori come Shakespeare. Degno di nota è che quest’opera durante la rivoluzione francese sia diventata una sorta di Vangelo laico per tutti quelli che combattevano contro la tirannide per la libertà.
I “Moralia”, invece, sono trattati in cui Plutarco, con una diversa impostazione letteraria, parla di scienze naturali, storia, filosofia, religione, critica letteraria, arte e storia; vengono chiamati così perché i primi quindici scritti riguardano solo argomenti etici e filosofici.
Tra tutti gli scrittori dell’antica Grecia, Plutarco è indubbiamente uno dei più prolifici anche se, con l’avanzare del Medioevo cristiano, la sua opera è stata dimenticata soprattutto per via dello Scisma d’Oriente. La divisione, che ha riguardato la chiesa romana e quella greca (1054) ha permesso all’opera di Plutarco di riemergere solamente nel Trecento per via della ripresa dei contatti tra gli intellettuali latini e quelli orientali e grazie alle traduzioni in volgare e in latino dell’autore nel corso dell’Umanesimo.
Il pensiero e lo stile di Plutarco
In Plutarco sono presenti, come già anticipato, moltissimi dei b come, ad esempio, l’esistenza di Dio, la trascendenza e l’immortalità. Si aggiungono, inoltre, anche elementi aristotelici e pitagorici. Plutarco, tra le altre cose, accusa gli storici di esprimere solamente chiacchiere vuote e prive di senso, piene di contraddizioni e paradossi, pur di essere avversari degli epicurei.
Per quanto riguarda la religione, Plutarco crede nell’esistenza degli dei reputandoli capaci di fare solamente del bene. Tende al monoteismo, atteggiamento che gli fa identificare Zeus con Apollo; per quanto riguarda, invece, il problema del Male, Plutarco lo risolve con il dualismo, ovvero ammettendo l’esistenza dei demoni, dei buoni e dei cattivi quindi.
Per Plutarco i vizi e le virtù individuali, sociali e familiari (coraggio, temperanza, prudenza, pazienza, generosità, giustizia…) sono agli antipodi; in ambito estetico il filosofo riprende da Platone e Aristotele molti concetti, contaminandoli anche con alcune ideologie dello stoicismo antico e di Posidonio. L’autore vede la poesia come estremamente utile nell’ambito del piacere estetico, collegato anche all’interesse pedagogico e filosofico della lettura.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Plutarco: opere, stile e vita
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