Una storia vera fatta di bugie
- Autore: Jennifer Clement
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2003
Una storia dolorosa, drammatica, come le altre che l’autrice Jennifer Clement ama raccontare. Un romanzo scritto come una fiaba, intervallata da filastrocche poetiche custodi di una verità amara, che affronta l’universalità della discriminazione di classe e delle disuguaglianze, conseguenze della dominazione coloniale in una città dell’America Latina.
L’autrice, americana, ha vissuto in diversi Paesi seguendo il lavoro diplomatico dei genitori. Scrittrice, poetessa, biografa, giornalista, dopo aver vissuto a New York risiede oggi a Città del Messico e le sue opere di denuncia sociale sono state tradotte in ben ventidue paesi.
“Una storia vera fatta di bugie” è stato finalista all’Orange Prize nel Regno Unito.
Leonora vive con i suoi sei fratelli e la mamma in un villaggio fuori Città del Messico. È una bambina che non ha mai conosciuto suo padre, non ne ha mai parlato né chiesto; quando è in giro per la strada scruta gli uomini che le passano accanto cercando di cogliere nei loro tratti qualche somiglianza con lei. Sua madre le ha sempre detto che il padre è in cielo, come tutte “le cose cui non vuole pensare, finiscono in cielo”. La verità è che sono illegittimi, figli di uomini che bussano alla sua porta e al suo inferno.
Le giornate di Leonora sono di duro lavoro, una bambina che non ricorda altro che la fatica e il poco cibo. Per sopravvivere con le sorelline e la mamma va in montagna a raccogliere ramoscelli per farne scope, quelle che vengono usate dagli spazzini e dai giardinieri. Leonora ne raccoglie così tanti da sentirsi “una bambina scopa”. La madre chiama così lei e le sue sorelle, sferzando la loro tenera pelle con un ramo, come si fa con i muli per farli camminare più in fretta ed imprecando loro ogni giorno di non dire mai ciò che pensano.
“Sono una bambina- scopa. La mia voce ha suono di ramazza. Pettine sulla pietra, rastrello sulla terra, spazzola sull’erba. Suono secco, fragile. Che gratta. Un raspare e sfregare senza vocali. Un lungo shhhhhh”.
Il lavoro in montagna non sarebbe bastato a sfamare tutti per molto; verrà mandata con i fratelli a lavorare nei campi. I bambini sono preferiti agli adulti, seminano e raccolgono marijuana, dormono in un gran fienile senza fare storie e vengono pagati poco. In un Paese povero come il Messico si va oltre confine, come hanno fatto i suoi fratelli, in cerca di lavoro negli Stati Uniti, e per le ragazze rimane la prostituzione o andare a servizio.
Portata in convento, dove avrebbe avuto un pasto ogni giorno e imparato un mestiere, Leonora a tredici anni lunga e secca come un manico di scopa, viene scelta come domestica dalla signora Lourdes O’Conner. La vita di stenti sembra essersi allontanata: la casa è grande, calda, accogliente, la vita ora sembra sorriderle.
Il signor O’Conner, il padrone della casa, avvocato, è un discendente di immigrati irlandesi che si erano stabiliti in Messico nell’Ottocento. Rimane affascinato dalla bellezza acerba di Leonora e dalla sua giovanissima età. Un giorno, in assenza della moglie, le si avvicina “calpestando la sua ombra e impedendole ogni movimento” e la seduce. Abituata fin da piccola ad ubbidire, a dire sempre sì, la storia di Leonora sarà piena di dolore e di sofferenze. Tutto sarà permesso a chi possiede la ricchezza e tutto negato a chi non l’ha.
“È sempre stato il destino delle domestiche, rimanere incinte e poi finire a mendicare per strada”.
È la frase che Leonora sente sussurrare al suo passaggio e che la terrorizza, al punto tale da voler scomparire e non lasciare più tracce di sé.
“Una storia vera fatta di bugie” è un romanzo coinvolgente, crudo, dal finale che lascia l’amaro in bocca come le tante amare verità che il tempo e la storia non hanno potuto cancellare.
Una storia vera fatta di bugie
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