Giuda
- Autore: Amos Oz
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione: 2014
Il nuovo romanzo di Amos Oz, tradotto come sempre magistralmente da Elena Loewenthal, mi ha interessato, coinvolto, commosso: obbliga il lettore a rivedere posizioni, a rileggere la storia recente di Israele e la costituzione dello stato ebraico, ad approfondire la figura di Ben Gurion e soprattutto a rileggere il Vangelo sotto una luce diversa da quella a cui siamo stati abituati. Giuda Iscariota, a cui il romanzo è intitolato, è una figura studiata e raccontata con profonda partecipazione emotiva dall’autore, che ne vede il percorso vicino al Nazareno in modo ribaltato rispetto alla tradizione tanto cristiana quanto ebraica.
Lo spunto per affrontare questo controverso personaggio viene dalla fabula del romanzo di Amos Oz. Siamo nel 1959 a Gerusalemme, dove il giovane universitario Shemuel Asch sta preparando una tesi di laurea proprio su Giuda. Per motivi familiari (i genitori falliscono e non possono più mantenerlo agli studi universitari, la sua ragazza Yardena lo ha improvvisamente lasciato per sposare frettolosamente il suo ex) accetta una strana proposta affissa in bacheca all’università: in cambio di vitto, alloggio e una modesta paga, dovrà intrattenere un anziano e bisbetico professore, Gershom Wald, leggendo, conversando e assistendolo nelle sue manie di anziano invalido.
Shemuel, sull’orlo di una profonda depressione, accetta la proposta che gli viene presentata da una donna, una fascinosa quanto misteriosa quarantenne, Atalia, che vive anche lei nel piccolo e insolito appartamento ai margini di Gerusalemme. A Shemuel, goffo e impacciato, povero e inelegante, capelli ribelli e barba incolta, asma sempre in agguato, viene assegnata una piccola mansarda; il vecchio Wald dorme al piano terra, steso tra letto e una poltrona di vimini, circondato da libri e carte, incapace di muoversi se non con l’aiuto di ingombranti stampelle. Atalia, invece, gelida e altera, dà ordini tassativi al ragazzo: non potrà entrare nelle altre stanze, compresa la sua, e dovrà attenersi scrupolosamente alle sue mansioni e agli orari stabiliti. Ma chi sono questi insoliti personaggi? Che legame c’è tra di loro? Cos’è successo prima dell’arrivo di Shemuel?
Nel corso del romanzo, che racconta i quattro mesi che Shemuel trascorre in quella casa claustrofobica, i rapporti cambiano: lui si innamora di Atalia, che è la nuora del vecchio invalido, il cui unico figlio è morto tragicamente nella guerra del ’48. Due in realtà sono i morti che aleggiano nella casa: il giovane marito di Atalia e suo padre, Shalatiel Abrabanel, un teorico della pacificazione tra arabi e israeliani, per questa ragione considerato da Ben Gurion un traditore.
Giuda Iscariota di Keriot, ebreo ricco e potente infiltrato tra i poveri pescatori discepoli di Gesù per tradirlo e poi, innamoratosi della personalità del giovane predicatore, l’unico convinto della sua divinità, lo convincerà a salire a Gerusalemme per essere condannato e crocifisso: ma Giuda è certo che il nazareno scenderà dalla croce e salverà tutti gli uomini dimostrando la sua vera natura divina. La storia andrà diversamente e Giuda allora si impiccherà, convinto del proprio drammatico errore.
Al tema di Giuda, oggetto delle tesi originali di Shemuel, si affianca l’altro e più potente argomento caro ad Oz: quello della costruzione dei due stati, della convivenza pacifica dei due popoli la cui teorizzazione viene affidata la personaggio di Abrabanel, che già negli anni cinquanta del ’900 era convinto che ci fosse la possibilità politica di far convivere i due popoli che avevano pari diritti di abitare quei luoghi. Nelle lunghe discussioni che avvengono la sera tra Shemuel e il vecchio Gershom Wald si delinea la differenza di visione politica che aveva diviso gli ebrei:
“Il sognatore era Ben Gurion, non Abrabanel. Ben Gurion e tutto il gregge che l’h seguito come fosse il pifferaio magico. Per andare al massacro. Al macello. Alla cacciata. All’odio eterno fra le due comunità”.
Le riflessioni di Shemuel, forse la voce dello stesso Oz, raccontano della grande sofferenza che divide il cuore di molti israeliani…
“Dove potrebbe essere la terra degli ebrei, se non in terra d’Israele, là dove si trova l’unica casa che abbiamo mai avuto? Una terra che ha spazio abbastanza per due popoli che potrebbero vivere uno accanto all’altro in amicizia e collaborazione? Forse un giorno vivranno qui sotto la bandiera del socialismo umanista, di un’economia comune, in forma di federazione e giustizia per tutti gli esseri umani, no?”
In queste parole forse l’utopia di Amos Oz, che proprio in questi giorni firma un appello alla pace insieme agli altri due grandi intellettuali israeliani, Grossman e Yehoshua.
Se la letteratura può essere strumento di pace, questo libro ne è una prova palese.
Giuda
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