I miserabili
- Autore: Victor Hugo
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Straniera
“I miserabili” è una delle maggiori opere di Victor Hugo, probabilmente il suo capolavoro nel campo della prosa. Questo romanzo è un’opera immensa, sia per dimensioni che per le situazioni che descrive.
Il personaggio che ci conduce attraverso "I miserabili" come un filo conduttore è un ex galeotto (Jean Valjean) sul quale Hugo costruisce la stragrande maggioranza delle vicende narrate. È lui che ci accompagna per una Parigi appena uscita dalla sconfitta di Napoleone a Waterloo e che viveva il periodo della Restaurazione, è attraverso i suoi occhi e di tutti quelli con cui viene a contatto che viene tratteggiato il ritratto di una società in cui il valore di uguaglianza, tanto caro qualche anno prima ai fautori della rivoluzione, ne esce ridimensionato, una società che non ha alcuno scrupolo a bistrattare ed emarginare i più sfortunati e deboli, quelli che l’autore definisce appunto “miserabili”.
Tralascio la trama in senso stretto in quanto lunga e complessa e potrebbe essere dispersiva se spiegata in poche righe, quando dispersiva non lo è affatto. Dico solo che è davvero ben costruita e avvincente e tiene il lettore sempre un po’ in sospeso nell’attesa dello svolgimento dei fatti. Svolgimento che, da buona opera “romantica”, non è velocissimo e le digressioni non mancano (fantastica a mio modo di vedere quella sulle fogne parigine). Così se da una parte le vicende di Jean Valjean e Cosette sono quelle che catturano emotivamente il lettore (strappandogli rabbia, dolore, pianto, ma anche speranza, gioia e sorrisi), dall’altra non mancano le pennellate che Hugo dà del contesto storico in cui l’opera è sapientemente incastonata, che viene descritto anche con una minuzia di particolari che a volte potrebbe sembrare una fredda pittura ma che inquadrano perfettamente la vicenda aiutando a coglierne le diverse sfumature (interessante è la rievocazione della battaglia di Waterloo) e, ancora, di come infine queste situazioni fanno da sfondo alla vicenda in maniera da fondersi in essa (si pensi alle agitazioni degli anni trenta che si innestano in maniera perfetta e drammatica, come drammatici possono essere i moti, alla drammaticità del momento descritto).
Importante se non predominante è l’impronta sociale de "I miserabili" che è quasi presente ovunque e non manca di destare emozioni forti nel lettore che non può rimanere indifferente alle ingiustizie che colpiscono molti dei personaggi. Tante le scene toccanti: una su tutte quella di Fantine, con tutto quello che fa e di cui si priva pur di mantenere la figlia Cosette che nel frattempo è trattata come una serva dai disgustosi locandieri Thénardier. Tanti i caratteri descritti, dalla passionalità di Jean Valjean, alla rettitudine dell’ispettore Javiert, alla cattiveria dei Thénardier, alla bontà di Monsignor Myriel (grazie al quale Valjean ha la conversione), alla purezza d’animo di Cosette e all’animosità di Marius. Personaggi ben costruiti e descritti in maniera talmente magistrale che il lettore riesce quasi a delinearne i contorni.
A mio modo di vedere un’altra cosa che va detta di questo libro riguarda la Chiesa. Dopo “Notre Dame de Paris” la Chiesa, in quanto istituzione, si riabilita e ha nei confronti dell’uomo quella funzione di poter far cambiare vita dando quella speranza che invece in Notre Dame si assottigliava man mano che si andava avanti nella lettura fino quasi a rovinare su se stessa. “I miserabili” salva decisamente una certa spiritualità dando una via d’uscita a ognuno di noi.
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