I professori e altri professori di Marco Lodoli

Hanno una domanda comune i protagonisti di queste nove storie raccontate da Marco Lodoli: il riconoscimento di una paternità. S’intitola "I professori e altri professori", ma il tessuto connettivo del libro è nell’incessante ricerca di un maestro che, come il "Paidoforo" di Stefano Di Stasio riprodotto in copertina, prenda su di sé le membra e il destino di un’umanità bambina, gracile, nuda e l’accompagni tra asfissianti case-penitenziari e cieli sfumati, dove nuvole dipinte volano più in basso delle nostre braccia tese.

Perché il maestro non indica astrattamente il cammino, ma lo percorre per primo con sforzo: è il suo un esempio carnale; spesso la lezione indimenticabile è nascosta tra i dubbi, gli errori, i ripensamenti, ma quel che non deve mancare è il desiderio di spingersi avanti, almeno un passo oltre le trappole della solitudine che pensa se stessa. Ma dove sono i maestri? Come raggiungerli? La domanda resta aperta, è una voragine paurosa e affascinante, che nessun racconto può chiudere, ma solo prolungare .
Nove storie ambientate in una Roma precaria e sfuggente nella banalità del giorno qualunque; sembra che il tempo sia scivolato via con la corrente del Tevere o dell’Aniene. La corrente dell’imprevedibilità trascina come barche disancorate i destini dei personaggi verso approdi e derive, in cui la distanza dei desideri sembra dover raggiungere la misura dell’impossibilità, per potersi avverare. Come nella dottrina epicurea del clinamen, anche nella vita di questi personaggi un atomo impazzito, uno soltanto, deviando dalla traiettoria stabilita, schiude per un istante l’orizzonte imprendibile della libertà.
Ne è un esempio il bellissimo racconto intitolato Catarifrangente. La storia si sviluppa attraverso l’alternarsi dei monologhi interiori dei due protagonisti: Milena, una divoratrice di uomini che a trentacinque anni si scopre vuota e sola e decide di prendere la patente e il suo istruttore di scuola guida Sisto. Le esercitazioni quotidiane si svolgono in un percorso prestabilito di incroci e viuzze. Non si esce da questa topografia, così come, sembrerebbe, non si può uscire dai muri spessi delle proprie solitudini. Tuttavia, al termine di ogni lezione le solitudini dei due personaggi si avvicinano, si attraggono sempre di più: è la costruzione silenziosa e millimetrica di un amore? Poi la traiettoria del destino cambia direzione, impazzisce, un bambino zingaro viene investito dall’auto di Milena, ma è salvo. Ed eccoli tutti e tre l’uomo (il padre), la donna e il bambino - che corrono in macchina verso il mare di Ostia per ritrovarsi puntuali all’appuntamento fulmineo con la felicità, giusto il tempo di assaporare un gelato, prima che tutto si dissolva nella sanguinante fantasmagoria del crepuscolo, in un un alone di grazia tenue e smisurato quanto il mistero della vita.