Il fuggiasco
- Autore: Massimo Carlotto
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: E/O
- Anno di pubblicazione: 2004
Talvolta la giustizia – soprattutto in un paese contraddittorio come l’Italia – segue percorsi astrusi, questo è quanto di più riduttivo si possa dire sul cosiddetto Caso Carlotto, ventennale vicenda giudiziaria degli anni ’80 che ha coinvolto un giovanissimo padovano, Massimo Carlotto appunto, oggi affermato scrittore.
I dettagli processuali narrati in appendice a “Il fuggiasco” danno l’idea di quanto assurda sia stata tutta la sua avventura giudiziaria, tanto da sembrare la trama inventata di un suo stesso romanzo noir ma, si sa, spesso la realtà supera la fantasia.
“Il fuggiasco”, il primo romanzo pubblicato da Massimo Carlotto dopo la conclusione della sua vicenda processuale, nel 1995, è palesemente autobiografico.
Massimo è un latitante e in quanto tale cerca di trovare un senso alla propria latitanza così come la definisce lui stesso: “uno stato dell’anima” e il “metateatro della sopravvivenza”, tentando di riconoscere quel concetto universale che appartiene a chi è costretto a fuggire, come nel suo caso, per necessità di conservazione, essendo innocente e non più in grado di subire un’ingiustizia che lo lede tanto nella libertà fisica, quanto nella dignità umana.
Allora ci racconta, con una buona dose di autoironia, come si è costretti a indossare travestimenti anonimi per passare inosservati nei luoghi della fuga, e con questo tutta la fatica, talvolta goffa, spesso ansiogena, che si fa ad essere altro che non se stessi, pur di non cedere all’ignominia di una maschera che un pasticcio giudiziario gli ha affibbiato, nel suo caso quella dello spietato assassino.
Inizia così il viaggio che lo vede vagare senza un’identità precisa tra la Francia, la Spagna e il Messico frequentando quegli ambienti propri della latitanza mondiale, dove i fuggiaschi sono sempre perseguitati politici e uomini e donne che hanno fatto della perdita della propria identità e delle proprie radici, il prezzo da pagare per le loro scelte di libertà.
Incontra personaggi – persone reali – che provengono dai paesi più disparati, dall’Iran all’America latina, paesi dove i diritti umani sono calpestati da governi feroci, tanto che la surreale vicenda individuale dell’autore diventa l’urlo corale di intere popolazioni.
È in questa sovrapposizione, nella metafora realistica tra l’individuo e i popoli, che ci si riconosce in un impeto di sofferenza comune. Quando il singolo riesce a superare i propri confini ed entrare in empatia con l’altro, gli altri, coloro che per motivi diversi stanno vivendo lo stesso inferno, accade che il fuggiasco assuma le caratteristiche di cittadino del mondo, e finalmente confini e diversità vengono cancellate. La solidarietà umana e il riconoscimento di destini e battaglie comuni uniscono, così, quello che disegni superiori - che siano scherzi del destino o soprusi governativi - hanno tentato di spezzare.
Oltre a un autocritica costruttiva sulla sinistra europea, (in quanto ex militante di Lotta Continua) in relazione ad esempio alle realtà degli Indios in Chapas, Massimo Carlotto compie un ulteriore passaggio: dalla propria tragedia individuale arriva a toccare tutto l’orrore del mondo, e per contro quella forza positiva che gli uomini e le donne, che non si arrendono, vi oppongono affinché qualcosa possa cambiare.
Massimo tornerà stremato dalla sua latitanza, disposto ad affrontare quello che lo attende nel suo paese da una giustizia che ha definito come
“un plotone d’esecuzione”
ma a quanto pare, anche grazie alla solidarietà e l’appoggio espresso dalla società culturale e civile mondiale, ad attenderlo, alla fine, sarà soprattutto la sua necessità di comunicare con gli altri attraverso i propri romanzi. Allora c’è da chiedersi (non me ne voglia l’autore): se le cose non fossero andate così, Massimo Carlotto sarebbe mai diventato lo scrittore che è?
Il fuggiasco
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