La cattedrale dei morti
- Autore: Marcello Simoni
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2015
“Omicidi mascherati da suicidi e tre corpi tagliati a metà.”
Non si può dire che il tre sia estraneo alla vita di Marcello Simoni, ex archeologo, ex bibliotecario ed ora autore seguitissimo di thriller storici, di trilogie e di un recente volume, “La cattedrale dei morti” (Newton Compton Editori, 2015 - 218 pagine 9,90 euro), che riunisce tre suoi precedenti racconti: “I sotterranei della cattedrale”, “L’enigma del violino”, “La prigione delle anime”.
Protagonista di autentiche indagini poliziesche d’antan è Vitale Federici, dottorando in filosofia a Urbino e giovane e brillante solutore di misteri, in giro per l’Italia di fine ’700, in cui soprattutto la Chiesa oppone il suo potere temporale ai nuovi ideali di libertà, uguaglianza, fraternità che irrompono dalla Francia rivoluzionaria.
Vitale è arguto, di intelligenza penetrante, deduttiva, se il comacchiese Simoni fosse Conan Doyle, Federici sarebbe Sherlock Holmes e i suoi bravi compagni di bevute e taverne Bonaventura e Gaspare sarebbero un doppio dottor Watson, uno pacifico e barbuto, l’altro spilungone.
Tre racconti, tre casi complicati. Un omicidio mascherato da incidente, un delitto in una stanza serrata dall’interno. Infine, tre cadaveri tagliati a metà, all’ombelico, in una Venezia che consuma gli ultimi anni di Repubblica Serenissima.
La prima vittima del primo racconto di Vitale è dolorosamente il suo mentore, il professor Lamberti, padre scolopio e titolare della cattedra urbinate di filosofia, seguace dei nuovi valori della Rivoluzione. Il docente giace sul pavimento della cattedrale della città marchigiana, che rientrava nel territorio dello Stato della Chiesa. L’edificio dopo il crollo della cupola, un anno prima, è di fatto un cantiere. Lamberti è precipitato dall’alto delle impalcature, il corpo ha gli arti aggrovigliati e il cranio orribilmente sfondato Federici, che conosceva bene il terrore del suo maestro per l’altezza, sospetta un omicidio. Altro particolare che sfugge, ma non all’attento studente, è una macchia di inchiostro rosso sulla mano destra del cadavere. Una frase indecifrabile: cai vesidie basso, rovesciata, da destra a sinistra, come se una scritta si fosse stampata a calco sul palmo. Potrebbe essere latino, italiano volgare, ma anche un nome o un indovinello. Si convince che quelle parole potrebbero condurre a risolvere il mistero di una morte che sembra un semplice incidente a tutti, influenzati dal capitano delle guardie, prossimo defunto a sua volta, appeso a una cintura, più suicidato che suicida. In più, Vitale ha notato l’assenza di sangue intorno al preside precipitato, è stato portato in quel luogo, non vi è caduto.
Il rettore, Mons. Albani, non avversa la tesi del ragazzo e gli suggerisce una pista sulla scritta misteriosa: Caio Vesidieno Basso, il costruttore del Ninfeo, antico edificio sul quale si raccontano leggende. E sempre a proposito di strane storie, si dice che sotto la cattedrale una buca conduca ai sotterranei, dove vive l’Ombroso, essere deforme partorito da una suora.
Il manovale che ha trovato il corpo ha appena il tempo di rivelare davanti a un boccale di aver visto fuggire due uomini sotto l’abside, che viene pugnalato a morte da una figura coperta da un mantello: un malintenzionato che spara anche contro Vitale.
Il cardinale legato sceglie Federici come reggente temporaneo della cattedra di Lamberti e la scelta muove gelosie fortissime, religiosi e conversi fanno quadrato contro il laico, che pensa di prendere i voti, per la disperazione della bella Lucrezia, lei lo ama davvero.
Il secondo racconto porta il giovane filosofo a Roma, dove, ospite del principe Doria Pamphilj, si troverà a risolvere un altro caso controverso. Nella ricca residenza, un bravo violinista è rinvenuto cadavere nella sua stanza, regolarmente chiusa a chiave da dentro. Tutti pensano a una morte naturale, tranne Federici, che affronterà ancora una volta le forze oscurantiste che ostacolano il progresso e combattono i progressi della scienza.
Quelle che non sembrano affatto morti naturali o incidenti sono le sanguinose mattanze a Venezia, raggiunta alla fine del 1791. Il diacono di una basilica, un profumiere ed una contessa cinquantenne, i corpi recisi di netto, a metà, come da una ghigliottina.
Un episodio accaduto trent’anni prima e in tutt’altro luogo avvicinerà Vitale e i lettori alla verità, pienamente rivelata come sempre dall’ottimo Simoni.
La cattedrale dei morti. Le indagini di Vitale Federici
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