La vita è breve, eccetera
- Autore: Veronica Raimo
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2023
Veronica Raimo e i suoi racconti, stavolta meno lontana dallo sviscerare i problemi e le nevrosi della famiglia. Qui nomina di meno i componenti familiari, perché si cresce e i ricordi del passato sono ormai cristallizzati, non puoi dire “mi sono sbagliata” su quel difetto o pregio paterno.
No, la scrittura su sé stessa rimane nel presente, l’autrice non può più rimpiangere scritture del passato, tanto più che non ha scritto veramente della propria famiglia, ma un’esagerazione, perché la letteratura scappa dalle previsioni e dai refusi delle nostre vite, non è mai sincera. Il risultato è La vita è breve, eccetera (Einaudi editore, 2023). Poi non dorme più nella casa paterna e materna da anni e quindi le nuove urgenze sono immobiliari, soldi spesi.
Veronica Raimo è tra le scrittrici che evita, come fosse il diavolo, la piacevolezza e la leggerezza e fa bene, dal momento che questo periodo storico non è piacevole e non è leggero. Lo attesta lei stessa con un dispenser di gel igienizzante che entra un paio di volte nei racconti, ma senza ormai spiegarne l’uso e la necessità. Non volendo dire quasi niente del primo racconto, come se al suo interno ci fosse l’assassino.
In realtà in quel primo racconto c’è il carattere dell’autrice che è anche la Narratrice dei racconti e nelle nevrosi e nelle esagerazioni potrebbe esserci lei che poi ci conduce verso la sua quotidianità.
Nel secondo scopriamo che la protagonista vive al Pigneto, una zona di Roma presa ultimamente d’assalto da scrittori, scenografi, attori e pittori, quindi lì fino alle dieci della mattina c’è un silenzio mortuario, mentre alle due di notte, in estate, sembra che i ragazzi e le ragazze romane si siano dati appuntamento tutti in quel quartiere, una bolgia infinita. Nel frattempo lei conosce una vecchina di ottant’anni, una delle poche che ha deciso di restare nel quartiere, perché quando mai ha avuto la possibilità di vedere così tanti giovani o finti giovani e di farsi una idea di come sfruttare tutta questa agitazione e lo fa dando il tormento alla nuova inquilina, chiedendo a lei di fare la spesa e poi bussando alla porta sempre negli orari sbagliati.
Tanto la Lei del racconto, che rimane pure invariata negli altri dieci racconti e come già detto può essere la scrittrice stessa ma non lo è, perché la Narratrice si dissocia dall’autrice, perché è pur sempre narrativa, non un diario privato, si sente agitata, pigra e emotivamente scissa, non centrata, ha un’amica a Los Angeles che vuole andare a trovare da anni per poi sapere dalla figlia che la signora si è spenta da pochi giorni. Ma anche nelle relazioni amorose lei è divisa da quello che si aspetta, ovvero un bel ragazzo, ma già un po’ pelato, che la porta via da questa vita in cui si sta scomodi e stretti. Anche se stare attaccati metaforicamente a un poggiamano della metropolitana, senza sapere dove andare, potrebbe essere il suo mood per questo anno.
La famiglia ritorna nelle pagine del libro quando il padre compra una casa a Arcopinto ed è un vero incubo, perché la moglie non gli lascia tregua e inizia una litania, dove al primo posto c’è la casa a Roma in un bel quartiere, ma in sessanta metri quadrati, perché non vale spendere i soldi per una casa nella capitale. Ormai la moglie (e madre della protagonista) è diventata amica di tutte le agenzie immobiliari e va lì a fare psicoterapia, per dire le cose che non vanno a casa sua e non in quella appena comprata.
Alla fine si rassegna e ci va, ma sempre col magone, tanto sa che i figli la usano per portarci fidanzati fittizi e fidanzate trovate in chat.
La verità è che questo libro è assai divertente, a volte con la Narratrice che ci mette impegno per renderlo gradevole, ma nell’insieme quest’opera letteraria è vaga in maniera consapevole, tanto che a lei piacciono solo gli uomini vaghi, quelli che non ti chiedono cosa fai e lei risponde “scrivo” su vari fronti e lui se lo fa bastare, mentre trova diabolici quelli che vogliono sapere che cosa stia scrivendo ora, se è un libro o un pezzo su un giornale, quelli da evitare come la morte.
Perché sì, la cifra stilistica dei racconti è la vaghezza, lasciare sempre qualche vuoto, non dire e scrivere mai tutto, ma modulando i fatti che si vogliono rendere pubblici, mentre altri sono chiusi con la carta stagnola.
Un libro vago, umbratile, spassoso ma anche malinconico, perché il tempo passa e arrivarci agli anni della nonnina del Pigneto stalker. E poi le bandelle rovinano tutto, perché hanno il vizio di scrivere la data di nascita delle scrittrici e degli scrittori.
Nel caso di Veronica Raimo, nata a Roma nel 1978, chi scrive si sente poi obbligato a ribadire di questa casa ad Arcopinto, dove arrivò il terribile terremoto che toccò principalmente l’Abruzzo e le Marche e le regioni circostanti, che la scrittura dell’autrice, attraversata da un’ironia pungente per le cose stupide che la paura ci fa fare c’è un sottotesto di un moralismo inutile ed esasperante, tanto più perché chi scrive per professione dovrebbe poter fare il suo mestiere, scegliendo da solo/a i limiti da non superare.
La vita è breve, eccetera
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La vita è breve, eccetera
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