Marina Bellezza
- Autore: Silvia Avallone
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Rizzoli
- Anno di pubblicazione: 2013
“Un chiarore diffuso risplendeva da qualche parte in mezzo ai boschi, a una decina di chilometri dalla strada provinciale 100 stretta tra due colossali montagne”.
Quel chiarore, unico segnale che dimostrava che una qualche forma di vita abitava ancora quella valle del Piemonte settentrionale, sarebbe stata la luce guida per Marina Bellezza e Andrea Caucino, protagonisti dell’ultimo e atteso romanzo di Silvia Avallone dedicato “a Sara, mia madre”. L’autrice, nata a Biella nel 1984, ambienta proprio qui, nelle montagne biellesi, luoghi degli avi, una storia d’amore tra due “ragazzini incoscienti” che sembra non voglia conoscere la parola fine. I paesi tra la Valle Cervo e la Valle Mosso erano abbandonati, con le imposte chiuse e le insegne spente e i boschi circostanti erano masse scure dove i rami si intricavano tra loro. Il ventisettenne Andrea non aveva un rapporto facile con il proprio passato, che non voleva ricordare, ma come altri abitanti del Biellese anche il ragazzo non aveva mai pensato di lasciare il suolo natio, anzi i suoi sentimenti e il suo senso dell’orientamento erano dettati da quelle strade e da quelle montagne che incombevano con “il loro fisso, inestinguibile silenzio”. Marina Bellezza aveva ventidue anni ed era bionda, alta un metro e settantacinque, una bellezza innata pari alla furia di un uragano “con tutti gli uomini ai suoi piedi”. Marina “era la creatura più bella di questa Terra come lo sono le donne immaginate, quelle che non si vedono”, la sola donna per cui Andrea avesse mai perso sul serio la testa. Innamorati fin dall’adolescenza quando si raccontavano che cosa avrebbero fatto da grandi, i ragazzi “si erano amati, menati, odiati, baciati per sei anni”. Andrea, bibliotecario part–time nell’unica biblioteca superstite della valle, era il figlio dell’ex sindaco di Biella, Maurizio, avvocato penalista. Lui, Andrea, era quello della villa di fronte, quello con i soldi, lei, Marina, era quella che d’estate non andava in vacanza, “che faceva i casting per comparire sui cataloghi dei lanifici biellesi...”. La voce della giovane non era solo un suono, ma una via di fuga, un’apertura, un disgelo perché Marina non cantava per sé, cantava per il mondo. Figlia di una “fallita” alcolizzata e di Raimondo Bellezza che profumava di sigaro e di colonia e che aveva due occhi azzurri come quelli di Paul Newman, Marina assomigliava al padre che aveva sempre fantasticato un’altra vita, quella che poteva trovarsi sempre e soltanto altrove, che si chiamava di volta in volta Campione d’Italia, Saint–Vincent, Montecarlo. Anche Marina desiderava la fuga perché laggiù correva la pianura, si irradiavano le grandi arterie d’asfalto che conducevano a Milano, a Roma, a ogni luogo del mondo che valesse la pena raggiungere. Dall’altra parte invece c’era il vuoto, la terra di nessuno, il Far West e le montagne. Una muraglia di granito senza futuro e senza storia che rappresentavano il confine, la frontiera. Facevano la differenza tra passato e futuro.
“Voleva essere lei, la star. Lei quella con i soldi, con il successo, con il potere”.
La scrittrice e poetessa Silvia Avallone, dopo il grande successo editoriale di Acciaio (2010), oltre mezzo milione di copie vendute (tradotto in 22 lingue) vincitore di numerosi premi letterari tra i quali il Campiello Opera Prima, e dal quale è stato tratto un film nel 2012, torna a raccontare la provincia italiana che stavolta assomiglia a un territorio da riconquistare, a una frontiera inesplorata.
Attraverso una generazione che è anche la sua, l’autrice racconta la vita dei venti - trentenni di oggi, delusi e insoddisfatti che decidono di fare una scelta di libertà, coraggiosa, quasi eroica: restare al proprio posto anche per riscoprire le proprie origini. Per realizzare un progetto di vita, “una personalissima rivoluzione”. Il romanzo sottolinea un fatto ormai assodato ma che Silvia fa bene a ricordarci: ai nostri giovani mancano certezze solide anche perché i ragazzi d’oggi hanno paura di desiderare un futuro quindi qualcuno di loro trova la forza di ribellarsi. Come? Per esempio risalendo le montagne per riscoprire il mestiere del nonno allevatore di bovini.
“In fondo, la sua era una generazione tagliata fuori da tutto, nata nel posto sbagliato al momento sbagliato. E allora tanto valeva ritirarsi sul confine. Tornare indietro, disobbedire”.
Se in Acciaio quell’altrove tanto agognato era rappresentato dall’isola d’Elba che fronteggiava il mare dove si specchia Piombino e la sua classe operaia e metallurgica toscana, leitmotiv del libro, in questo romanzo redatto in un anno e mezzo, l’altrove è un luogo abbandonato da tempo da riconquistare come può esserlo la cascina sperduta sul cucuzzolo di una montagna del nonno margaro di Andrea. Del resto sembra voglia dire la giovane ma talentuosa Avallone, Marina ed Andrea con il loro comportamento hanno un modo diverso di opporsi alla crisi che li circonda, se il primo a ventisette anni non aveva ancora realizzato quello che si era prefisso, la seconda invece perseguiva con tenacia il suo sogno di diventare famosa. Marina era cresciuta durante il “ventennio breve” quell’epoca cominciata all’inizio degli anni Novanta che aveva gradualmente spopolato le provincie, spostato masse di giovani fiduciosi in città. Era stata quella l’epoca del miracolo economico, della Ruota della Fortuna e del Gabibbo, quando era sembrato naturale vendere qualsiasi cosa, da un progetto politico a un paio di gambe. Ora era finito tutto testimoniato dai cartelli FUORI TUTTO e CESSATA ATTIVITÀ. “Eccola che arriva in tutto il suo splendore... Lo dice anche il suo cognome!”.
“Disegnando Marina volevo creare un grande personaggio femminile e mi sono ispirata alla icone del mio tempo, le popstar come Britney Spears o Rihanna”
ha dichiarato in una recente intervista la scrittrice che si è laureata nel 2012.
“Ne aveva conosciute tante di donne, ma lei era stata un’altra cosa. Lei era stata quel genere di cosa per cui arrivi a pensare che un giorno potresti sposarla e guardarla invecchiare sull’altro lato del letto”.
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Dopo aver letto Acciaio che mi è piaciuto tantissimo devo dire che pure questo non è affatto male anzi... fare un confronto dei due libri risulta difficile: due realtà diverse, ambienti diversi, protagonisti con progetti e problematiche diverse... Marina Bellezza è scorrevole ma l’attenzione del lettore secondo me viene catturata dopo i primi capitoli. Marina è un personaggio antipatico fin dalle prime battute, ragazza frivola, egoista ma che alla fine del libro si rileva fragile segnata da un passato famigliare non facile... dall’altro lato Andrea con una famiglia alle spalle sana ma che non è riuscita mai a capirlo fino in fondo. Interessante il rapporto di Andrea con il fratello come pure l’amore malato di Andrea per Marina, un amore che definirei al limite di ogni sopportazione che non conosce futuro perchè viene bruciato all’istante... ed infine la scelta di Andrea di ristrutturare il vecchio casolare del nonno e di diventare vaccaro ripercorrendo esperienze di vita del nonno paterno, una scelta che inizialmente sembra quasi un dispetto al padre ma continuando la lettura ci si accorge che è realmente il sogno di Andrea, è la voglia di riscattarsi di vivere secondo il ritmo delle stagioni del figlio secondogenito "senza testa", "senza obiettivi", "quello che non ha mai combinato nulla" dell’ex sindaco di Biella.... un libro sicuramente da consigliare!
A volte la vita non è generosa, e quando si nasce in un posto che sembra cadere a pezzi, dove i soldi non si vedono quasi mai e i genitori vivono racchiusi nel loro mondo, è difficile riuscire a fuggire e costruirsi la propria vita, oppure restare e fare di quello che si ha il proprio futuro, credendoci, lottando e facendo molti sacrifici.
In questo contesto i protagonisti principali, Andrea e Marina, vivono la loro esistenza, ma in maniera diversa.
Andrea è figlio di un avvocato, economicamente non gli manca nulla, sembra che questo dovrebbe bastare, ma non è così; ad Andrea manca la cosa più importante, l’affetto dei suoi genitori.
Ermanno, il primogenito, è il figlio perfetto, ottimi voti a scuola, bravo ragazzo, insomma il cocco di mamma e papà. Andrea vive nell’ombra del fratello, è quello che sbaglia sempre, che dà problemi, insomma il fallito. Cresce con questa idea di sè, odiando tutto quello che riguarda il fratello pur sapendo che lui non ha nessuna colpa, pensando di essere la pecora nera. Le cose vanno ancora peggio quando lui e Marina si lasciano.
"Avrebbe potuto dirle cose molto vere, di cui forse dopo si sarebbe pentito, se solo avesse saputo usare la voce e le parole che leggeva nei libri. Ma la vita è un altra cosa".
Andrea va ad abitare da solo, lavora part-time in una biblioteca e gli anni scorrono come se fosse fermo sempre sullo stesso punto. Fino a quando un giorno decide di prendere in mano la sua vita e di farne qualcosa di buono.
Marina sogna sin da bambina di fare la cantante, suo padre ha abbandonato lei e sua madre e crescere senza di lui è molto difficile. Le cose si complicano quando la madre comincia ad ubriacarsi. Marina sa che nel paese sono sulla bocca di tutti e decide di impegnarsi per diventare qualcuno e riscattare il nome della sua famiglia.
Comincia così a fare alcuni concorsi che le permettono, crescendo, di arrivare più in la. Ma le sue scelte la separano da Andrea e nonostante tutto non si fermerà, la sua caparbia e determinazione sono molto forti.
E infine c’è Elsa, coinquilina di Marina. E’ laureata in filosofia, è una ragazza come tante e vive nell’ombra. Anche lei è innamorata di Andrea e questo la porterà ad uscire fuori dal guscio.
Un romanzo che ci sbatte in faccia la realtà di questi tempi, delle poche opportunità che hanno i giovani di farsi un futuro, di fare il lavoro che sognano.