Primo venne Caino
- Autore: Mariano Sabatini
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Salani
- Anno di pubblicazione: 2018
Nella copertina di "Primo venne Caino" di Mariano Sabatini, edito a inizio di quest’anno da Salani, campeggia l’opinione di uno scrittore di razza come Maurizio de Giovanni a proposito del romanzo nero italiano, il quale afferma che "è qualcosa di enorme". Il grande successo che ormai da tempo investe il genere giallo/noir o thriller risiede probabilmente nel fatto di aver sfatato un mito: non solo non si tratta di narrativa di livello inferiore ma non si deve o non si dovrebbe nemmeno incasellarlo per forza in una rigorosa definizione. La conferma la troviamo in questo libro dove le tematiche, numerose e importanti che affronta, hanno un chiaro intento di indurre il lettore a una maggiore osservazione di ciò che lo circonda e di gettare uno sguardo più attento e lungimirante sulla società odierna.
Mariano Sabatini, romano, giornalista e autore di programmi Rai di successo, ha esordito nel 2016 con "L’inganno dell’ippocastano" sempre con Salani, per il quale ha ricevuto due premi importanti: Flaiano e Romiti Opera prima. Protagonista di "Primo venne Caino" è di nuovo Leo Malinverno - stesso mestiere del suo creatore - che, stavolta, mentre si trova in vacanza con la fidanzata greca Eimì, vent’anni più giovane di lui, viene contattato da un suo amico poliziotto che gli chiede di incontrarsi con il maggiore dei carabinieri Sgrò, coadiuvato dal brigadiere Lucia Simoncini, che a Roma sta indagando su un secondo omicidio verificatosi con le stesse caratteristiche di un precedente.
Poiché tutto fa supporre che possa colpire di nuovo c’è in città il terrore che si aggiri un serial killer che prima soffoca le sue vittime con un sacchetto di plastica e poi le asporta un lembo di pelle preciso: quello dove c’è un tatuaggio. Da qui la denominazione fra gli inquirenti di Tatuatore.
Sgrò vuole parlare col cronista per tentare di creare pressione intorno all’omicida dando maggiore risalto alla vicenda e solo uno che lavora nel settore con scioltezza e intelligenza può riuscirci. Malinverno è un tipo tosto, che non scende facilmente a compromessi, sa come muoversi e quindi potrebbe dare nuovo impulso alle indagini: ma il percorso investigativo /giornalistico - i due aspetti corrono paralleli lungo tutta la trama - si presenta molto complicato. Il caldo di un luglio particolarmente afoso non lo aiuta e deve far fronte anche ai problemi di natura personale e professionale: l’anima gemella che chiede maggiori attenzioni, un padre che riappare all’improvviso e si installa in casa sua, una cara amica a cui stare vicino e soprattutto un lavoro, quello del reporter che è, sì affascinante, ma anche molto duro e spesso rischioso, e lui ne sa qualcosa.
Intanto nella redazione presso cui lavora, il periodo non è dei migliori: il direttore col quale vige una reciproca stima si trova in ospedale a causa di un infarto e a sostituirlo c’è il vice, che ha una visione del giornalismo completamente diversa. Malinverno, estromesso, inizierà a lavorare in autonomia e darà gli aggiornamenti sul caso del Tatuatore attraverso un sito personale, che riscuoterà grandi consensi.
La scrittura di Mariano Sabatini è scorrevole e senza cadere in facili cliché l’autore descrive accuratamente gli aspetti psicologi di tutti i personaggi, compreso quello dello spietato criminale - che viene trattato come una persona appartenente (volente o nolente) al genere umano e che, nella vita ha subìto, a sua volta, delle gravi ingiustizie - ma mette in luce con assoluta franchezza argomenti del nostro sentire quotidiano e che per questo non si devono dare scontati. La metropoli laziale, ad esempio, è goduta dai turisti come quello che effettivamente è, ossia un incantevole museo a cielo aperto, ma gli abitanti come la vedono e la vivono tutti i giorni?
E poi ancora: le contraddizioni dell’uomo moderno, i conflitti generazionali (risolvibili a volte con un po’ di buon senso), i rapporti troppo spesso effimeri, il suicidio assistito. Per non parlare poi del potere e della responsabilità dei mass-media e di certa informazione “spazzatura”. Argomenti, questi ultimi, a cui l’autore tiene, prendendoli dalla propria esperienza lavorativa.
Infine, molto suggestivi e col grande potere di allentare la tensione, che aumenta di intensità dalla metà in poi, sono i richiami a cibi locali e a ricette sfiziose che riportano alla tradizione capitolina e non solo, e gli inserti musicali e letterari che rendono la lettura ancora più coinvolgente.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Primo venne Caino
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