Un battito d’ali
- Autore: Sveva Casati Modignani
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2017
Nella collana Madeleines di Mondadori Electa è editato “Un battito d’ali” (2017), terzo volume della serie autobiografica dell’autrice milanese Sveva Casati Modignani (pseudonimo di Bice Cairati), una delle firme più amate della narrativa contemporanea, i cui libri sono tradotti in venti paesi e hanno venduto oltre dodici milioni di copie.
“Da quando te ne sei andato, tante volte ho sentito il bisogno struggente di averti vicino per raccontarti gioie e tristezze, ma tu non c’eri più”.
Un dialogo continuo con il padre scomparso trent’anni fa, con il quale l’autrice aveva una profonda intesa, è il protagonista di questo memoir nel quale Casati Modignani apre lo scrigno della memoria. Ricordare per sentire accanto a sé la presenza di Achille, genitore sensibile e comprensivo al quale Bice era legata da una grande complicità. Nel giardino della vecchia casa di famiglia durante una bella mattina di giugno “in cui mi occupavo della dicondra”, all’improvviso la scrittrice era stata avvolta dal profumo dal padre
“così particolare, unico, intenso, indimenticabile”.
Allora “ho capito che non mi avevi mai lasciata”. Da qui la decisione di raccontare ad Achille quello che la scrittrice aveva taciuto da quando aveva iniziato a lavorare fino a quando
“ho scritto il mio primo romanzo che ti ha tanto commosso”.
Alla fine degli anni Cinquanta Bice era una ragazza intelligente e curiosa, forse fin troppo istintiva, che aveva dovuto lasciare gli studi universitari per “portare fieno in cascina”. Il suo primo impiego era stato presso il signor Soria, un piemontese di Bardonecchia che aveva ereditato dal suocero la rappresentanza di materie prime per la fabbricazione della birra.
“Io avrei voluto studiare e scrivere, invece dovevo cercare di diventare una segretaria perfetta”.
Il “lupo” Soria aveva battezzato Bice “signorina Saltaruscelli” perché non stava mai ferma e passava dal telefono alla macchina da scrivere, all’archivio seminando il caos. La signorina Cairati era un’impiegata frustrata perché le andava stretto il lavoro ripetitivo e arido che svolgeva quotidianamente. Anche per questo motivo Bice quando aveva saputo che un’importante galleria d’arte cercava una segretaria che conoscesse bene il francese e l’inglese, aveva colto l’occasione al balzo.
Presso la prestigiosa Galleria del Naviglio, in via Manzoni, di proprietà di Carlo Cardazzo, l’autrice avrebbe conosciuto il mondo artistico e intellettuale della Milano degli anni Sessanta, quelli del miracolo economico. Licenziata in tronco per un futile motivo, Bice imboccò con successo una nuova strada: quella del giornalismo, la cui esperienza sarebbe stata fondamentale per il futuro mestiere di narratrice di storie.
“Le spiego la regola base del giornalismo: il primo capoverso deve indurre il lettore a proseguire fino in fondo. Quindi, scriva un bell’attacco”.
Nel libro
“Dedicato ad Alice che non ha ricordi del nonno paterno”
scorrono i fotogrammi di un’Italia indimenticabile, piena di speranza e di voglia di costruire. Ben delineate con pochi tratti significativi personalità del calibro di Josephine Baker, Mina, Alida Valli, Gino Cervi, Luchino Visconti, Susanna Agnelli, Clara Agnelli e Giovanni Nuvoletti e molti altri ancora, tutte intervistati dalla “cronista d’assalto” Cairati.
“Considero il mio mestiere, un privilegio che mi è stato elargito senza che io ne abbia alcun merito”
scrive la brava autrice, però chi legge difficilmente abbandona il libro prima di arrivare all’ultima pagina.
“Scrivo nella mia casa milanese, nel mio studio, con immancabile macchina da scrivere e lo faccio solo se ho qualcosa da dire. Nel senso che, quando inizio a scrivere un romanzo, ho già bene in mente la storia”
ha dichiarato l’autrice in un’intervista di qualche tempo fa. Nata e cresciuta in un quartiere di periferia, dove tuttora risiede, vissuta nella casa dei nonni, educata in una famiglia modesta d’impronta patriarcale, padre dolcissimo, madre autoritaria, un fratello minore, Sveva Casati Modignani qui dimostra come nella vita nulla accade per caso.
“Caro papà, lo devo a te se da quarant’anni scrivo romanzi, a partire dal mio primo libro che ti aveva tanto commosso. Grazie, mille volte grazie. Però, se puoi, fai tornare il pettirosso nel nostro giardino, aspetto sempre un battito d’ali”.
Un battito d'ali
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