Giorgio Caproni

Una poesia che Giorgio Caproni scrive negli ultimi anni della sua vita e che ha tutto il sapore di un testamento: la vita appare come un’approssimazione al nulla, un desolato viaggio interiore dove nessun dio accompagna l’uomo.

Sentenza enigmatica quella che propone Giorgio Caproni in “Generalizzando”, una sorta di rebus da svolgere in chiave poetica. In realtà è una poesia esistenzialista. Cosa intende l’autore quando parla della “spina della nostalgia”?

In “Foglie” il poeta Giorgio Caproni, sulla scia della lirica ungarettiana, ci propone una riflessione intensa sulla caducità della vita che trova il proprio culmine nel cortocircuito tra realtà e immaginazione. Cosa vede il cuore? Ecco la risposta di Caproni.

Salutiamo l’inizio del mese di marzo con una breve poesia di Giorgio Caproni che parla di rinascita. La terra oggi è come un frutto appena sbocciato, ce lo dice il poeta nella lirica “Marzo” (1932).

Rime chiare, verdi, elementari sono quelle che Giorgio Caproni dedicò alla madre Annina nella lirica “Per lei”. Scopriamone testo, analisi e commento.

Pensatina dell’antimetafisicante e Pronta replica, o ripetizione (e conferma) sono due poesie di Giorgio Caproni, molto utili per indagare il rapporto tra io, Dio e nulla nel pensiero del poeta.

C’è una poesia di Giorgio Caproni breve, ma estremamente potente, che può essere letta come una sinestesia. Si intitola “Vento di prima estate” ed è davvero in grado di restituire il calore dell’aria estiva sulla pelle. Scopriamone testo e analisi.

Celebriamo l’inizio del maggio odoroso, il tempo delle rose e capitolo conclusivo della primavera, con una bella poesia di Giorgio Caproni dedicata proprio a questo mese. Scopriamo testo e analisi del componimento.

Nato a Livorno il 7 gennaio 1912, Giorgio Caproni non è forse tra i più noti poeti novecenteschi, ma certo meriterebbe un ruolo di primo piano. La sua poesia si servì della rima per creare nuovi collegamenti semantici tra le parole.

L’analisi del testo e il commento a Versicoli quasi ecologici di Giorgio Caproni.