11 settembre. Io c’ero
- Autore: Giorgio Radicati
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2011
Venti anni fa, l’attentato di Al Qaeda alle Torri Gemelle di New York. Un colpo al cuore dell’America, alla sicurezza e al prestigio della più grande potenza del mondo, costato alla famigerata sigla terroristica appena 2600 dollari: il prezzo dei biglietti aerei dei diciannove kamikaze-dirottatori. Nelle testimonianze citate in un libro inchiesta su quell’evento epocale e sulla lotta successiva al terrorismo fondamentalista, risaltano pezzi di vite spezzate, ma anche esistenze salvate. 11 settembre. Io c’ero è uscito nel decennale della tragedia, a firma del diplomatico Giorgio Radicati e a cura del giornalista e scrittore napoletano Giuliano Capecelatro, per i tipi della casa editrice Iacobelli di Roma (2011, 142 pagine).
Successivamente ambasciatore d’Italia a Praga e dell’Ocse a Skopje, Radicati era console generale del nostro Paese negli Stati Uniti. Ha svolto l’incarico dal 1998 al 2003, con sede al numero 689 di Park Avenue, a dieci isolati dall’abitazione, sempre di proprietà demaniale, nella Fifth Avenue, con vista su Central Park e il Metropolitan Museum. La serenità della descrizione e la bellezza di una luminosa giornata a New York contrastano con il drammatico sconvolgimento di lì a poco, per il sovrapporsi di notizie e immagini trasmesse da tutti i canali televisivi.
“C’è stato un incidente. Un piccolo aereo, uno di quelli da turismo, è andato a sbattere contro una delle Twin Towers”.
Alle 8:55 del mattino, le informazioni fornite telefonicamente dalla segretaria Lisa al console, in arrivo in auto da casa, sono le stesse che chi aveva il televisore acceso in Italia avrà ascoltato nelle prime edizioni speciali dei tg, nel nostro pomeriggio di martedì 11 settembre 2001.
“Un piccolo aereo…”
Alle 9:04 (ora italiana 15.04) la sagoma di un grande aereo di linea impatta contro la Torre Sud, la seconda del World Trade Center a Manhattan. Pochi minuti prima, era stata la Nord ad essere colpita. Nessuna casualità: diventava evidente la realtà di un attacco organizzato.
Radicati non perde un attimo, chiama subito i collaboratori, il viceconsole generale, il console locale. Occorre capire cosa stia succedendo e soprattutto occuparsi dei connazionali. Bisogna telefonare al Municipio, alla Polizia, ai Vigili del Fuoco, farsi chiarire l’accaduto, verificare se ci siano italiani coinvolti.
Le agenzie di stampa parlano di altri due aerei sequestrati. Il sindaco italo-americano Rudolph Giuliani chiude tutti i ponti e blocca decolli e atterraggi negli aeroporti. Un crescendo di sirene è il sonoro all’esterno. Il traffico, già caotico a quell’ora nel centro, è diventato una bolgia.
Nella città colpita, il console generale italiano dispone l’immediata chiusura dell’unica scuola italiana, la Guglielmo Marconi. Mette a disposizione la palestra per il soccorso ai feriti e non può scacciare il pensiero che i morti saranno tanti. In contatto col nostro Ministero degli Esteri, la Farnesina conferma le sue decisioni. La priorità è raccogliere notizie su eventuali italiani dispersi, anche per rispondere ai familiari.
Dopo due decenni, si vive ancora febbrilmente il concitato susseguirsi di quei momenti che hanno cambiato la storia del mondo, mentre in tutti si faceva strada la consapevolezza sconvolgente della vulnerabilità dell’America.
Nelle Torri era risuonato un rassicurante: “Tutto sotto controllo, tornate nei vostri uffici”, fino a poco prima che le Twins del WTC crollassero, ripiegandosi su loro stesse, la Sud alle 9:59, la Nord alle 10:28. Poco meno di tremila vittime innocenti, tante, ma in diecimila erano riusciti ad allontanarsi in tempo.
Lucio Caputo, direttore di un gruppo italiano, non aveva tenuto conto delle rassicurazioni dagli altoparlanti: uscì appena prima del crollo. Anche un’impiegata della Morgan Stanley volle seguire l’istinto, che le diceva di andare via. Assicura che molte persone si erano sentite rincuorate dagli inviti alla calma dopo la prima esplosione e avevano fatto rientro nelle stanze. Non le ha più viste.
Tra quanti abitano nella costa orientale degli Stati Uniti solo in pochi non hanno conoscenti coinvolti in quel dramma, direttamente o avendo perso a loro volta parenti o amici. Radicati conosceva personalmente alcune delle vittime e anche questo lo ha spinto a cominciare ad annotare le sue osservazioni e a raccogliere l’imponente materiale documentale che gli ha consentito di realizzare un diario, esteso alla storia del poco prima e del dopo l’attentato. Il periodo va dall’escalation terroristica di Bin Laden alla normalizzazione politico-amministrativa dell’Iraq nel 2006.
Questo diario sarà di grande utilità per gli storici, fa notare nella prefazione il politologo Joseph La Palombara. Alcuni concorderanno con le valutazioni geopolitiche di Radicati, altri meno, ma tutti trarranno giovamento dall’impegno di questo diplomatico esperto, che ha colto la portata di lungo periodo degli eventi, offrendo una cronaca in diretta di quelle ore e una sintesi commentata dell’intervento occidentale in Afghanistan e della seconda Guerra del Golfo, fortemente voluta dal presidente americano George Bush Jr, per eliminare Saddam.
Considerati gli sviluppi dal 2011, oggi possono sembrare argomenti datati, ma restano pur sempre un documento storico e un punto di vista professionale da tenere in gran conto. Il volume è corredato da un’appendice fotografica a colori.
11 Settembre, io c'ero
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: 11 settembre. Io c’ero
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