55 giorni. L’Italia senza Moro
- Autore: Stefano Massini
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: il Mulino
- Anno di pubblicazione: 2018
Stanze di vita quotidiana dai giorni sospesi del sequestro Moro. 16 marzo-9 maggio 1978, in Italia: 55 giorni da acquario, la storia va avanti ma soltanto in apparenza. C’è un prima e c’è un dopo il sequestro di Aldo Moro. Una specie di rito iniziatico, sacrificale e spartiacque al contempo, a seguito del quale niente e nessuno saranno più gli stessi in una nazione gravata dal senso di colpa.
Qualcosa è cambiato, e si è rotto. L’attacco brigatista al cuore dello Stato, ha rivelato quest’ultimo irremovibile e capace di reazione ma a prezzi molto alti.
In acuta controtendenza alle letture celebrative del quarantennale dei fatti (e quanta dietrologia sparpagliata tra stampa e tv: peccato che in via Fani mancassero gli Ufo, altrimenti si sarebbe potuto gridare persino al complotto planetario), Stefano Massini pubblica per il Mulino un libro concentrato sul mentre si compiva il destino Moro: si intitola "55 giorni. L’Italia senza Moro" e non è un saggio politico né una libera interpretazione dei fatti: piuttosto il diario para-sentimentale su un anno di snodo: ante, durante e successivo la morte annunciata del presidente DC.
Il filo rosso (sangue) per raccontare altre contiguità, diverse rivoluzioni, rivoluzioni alternative a quelle veicolate da rossi e neri a colpi di pistola. Quelle di Franco Basaglia nell’alveo della malattia mentale e quelle di Peppino Impastato in quello della guerra alla mafia – inizio e fine resilienti del libro di Massini -; quella di Rino Gaetano nella canzone di impianto civile. E ancora delle televisioni, delle mode e dei costumi: dalla Febbre del sabato sera alle merendine prodrome dell’opulenza usa-e-getta del decennio a seguire.
Non un saggio a tesi, piuttosto un editoriale spalmato su 170 pagine. Una lunga tirata monologante (Stefano Massini è anche un ottimo sceneggiatore), avanti-indietro nel Settantotto e i suoi dintorni significativi, in taglio e passo colorati. Misurati. Ironici. Pungenti. Piacevolissimi.
“Ecco perché trasmissioni come Portobello debbono il loro successo all’aver intercettato un’istanza profonda del paese, un’urgenza di affrontare di petto i mandarini del potere, sostituendoli con nuove figure prese dal basso: l’inventore bizzarro, il fabbricante di amuleti, il sedicente scienziato che vuol togliere la nebbia in Val Padana, in un catalogo di varietà umana ben superiore a quello finora offerto dai concorrenti del quiz di Mike (Bongiorno, ndr) (…) L’anno di Moro è un anno di vulcani in eruzione, un anno in cui l’italiano medio sembra davvero avere sempre qualcosa che lo rode dentro, in un bisogno continuo di mettere radicalmente in discussione certezze acquisite e rendite da posizione (102-103)”.
Magari mi sbaglio ma io qui ci intravedo i segnali dell’Italia che sarebbe venuta di lì a poco: meccanici e casalinghe diventati stravaganti, di contro a intellettuali via via più contingenti, opinionisti da condominio sdoganati in tv, politici senza arte né parte, svariati nuovi mostri del neo protagonismo quotidiano. Muovendo da un anno nodale, e dal caso nodale della storia repubblicana recente, “55 giorni. L’Italia senza Moro”, è anche il racconto di una perdita: la perdita dell’innocenza e di come ci si è arrivati. In gruppo compatto. Da orfani collettivi (quel senza gravante sul sottotitolo). Deprivati, da qui in avanti, di scialuppe di salvataggio, di figure di riferimento, di stelle cardinali.
Ultima cosa (non da poco): fra tanto blaterare dietrologico sul "caso Moro", la lettura di questo libro può rivelarsi invece salutare. Per il focus sui generis, la lungimiranza e l’equidistanza intellettuale con cui è scritto.
55 giorni. L'Italia senza Moro. Volti, immagini, storie da un paese in bilico
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