A cosa stai pensando? di Giacomo Casti

Non si esce vivi dagli anni Ottanta... cantavano gli Afterhours, e forse la cantano ancora. Quella canzone, di pochi versi, tratta del rapporto tra mondo televisivo e mondo reale. Giacomo Casti in “A cosa stai pensando?”, edito da Cenacolo di Ares per la collana Poesie e aforismi, si pone in maniera non differente nell’affrontare il rapporto tra mondo social e mondo fisico.

Un dentro e un fuori, una osmosi di impressioni ed emozioni di un ragazzo che gli anni Ottanta li ha vissuti, che orgogliosamente li porta dentro e li racconta. Una selezione di sette anni di risposte alla domanda A cosa stai pensando? che Facebook pone tutti i giorni, ogni istante, a tutti i suoi utenti.
Le risposte sono un mix di ricordi, esperienze vissute, racconti tramandati o semplicemente pensieri sull’attualità.

“Amo Facebook, odio Facebook. Lo amo perché crea relazioni, accelera scambi potenzia opinioni, può veicolare messaggi importanti. Lo odio perché crea dipendenza, alimenta illusioni, amplifica solitudini, produce redditi nostro malgrado.
‘Per Facebook la merce sei tu’, titola un bell’articolo di John Lanchester sulla London Rewiew of Books. È così: dietro l’apparenza ‘social’ e la sua vocazione ‘free’, si nasconde la più grande azienda di sorveglianza della storia dell’umanità.
E noi siamo la sua merce; venduta, comprata e contesa dai suoi inserzionisti pubblicitari, mentre le nostre abitudini, passioni, interessi e acquisti vengono monitorati e schedati con precisione assoluta.
Che fare? Probabilmente niente”.

La scrittura di Giacomo Casti è brillante e oratoria, specialmente nei racconti di vita vissuta. Un bagliore denso e caldo gli ultimi post, due stelle. Non tutti, purtroppo, possono vantare un background social di questo tipo.
Scorre leggero in due ore “A cosa sto pensando?”, più o meno il tempo che ognuno di noi passa su Facebook in due giorni.