Ali Spezzate
- Autore: Sergio Costagli, Gerardo Unia
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2018
Gli incidenti aerei? Rari, ma letali. Quello che risulta drammatico è che solo poche volte possono risolversi senza sacrificio di vite umane. A sollevare il morale arriva per buona sorte la grafica dei sinistri in volo, che mostra una curva in netta discesa dagli anni ‘50 ad oggi. La casistica italiana, dai 141 episodi nell’infausto 1972 è scesa ai 6 del 2014, ultimo anno sotto esame in “Ali spezzate. Incidenti aerei sulle Alpi sud-occidentali”, un volume di grande formato, pregevole fattura e ottimo corredo di immagini. Lo firmano Sergio Costagli e Gerardo Unia ed è pubblicato dalla casa editrice Nerosubianco di Cuneo, in seconda edizione aggiornata e significativamente ampliata nel 2016 (272 pagine, 28 euro), dopo una prima uscita nel 1999.
La pubblicazione di due decenni fa è fuori commercio e introvabile, ma sembra avere incontrato a suo tempo un certo interesse nel pubblico, a giudicare da un fenomeno che gli autori non avrebbero mai immaginato di scatenare: una sorta di turismo sui luoghi degli incidenti descritti nel libro, un voyeurismo predatorio di curiosi a caccia di reperti dei crash, da conservare o peggio commercializzare attraverso la comoda vetrina di internet.
Da qui la scelta di Costagli e Unia, entrambi architetti e studiosi di storia militare e locale, di non commettere nuovamente l’errore involontario di cui si sentono tuttora colpevoli. Nella nuova edizione, non c’è nessuna indicazione topografica, non un accenno al punto di impatto che possa favorire un’escursione a scopo di sciacallaggio, dove i velivoli sono precipitati e sono ancora presenti resti delle carlinghe e delle strumentazioni di bordo.
Esemplare il comportamento del subacqueo Alessio Pepino, che ha restituito al lago di Carbonè l’unico residuo di un sinistro tirato fuori solo per poco. Lo ha fotografato e poi ributtato sul fondo, per riconsegnarlo per sempre all’evento drammatico che si è verificato e “non disperdere i ricordi. Quel materiale è lì da decine di anni ed è giusto che vi rimanga”.
C’è una sorta di sacralità legata a quei luoghi e ci sono aspetti significativi, segnalati senza enfasi dagli autori nella prefazione della seconda edizione. Nel corso di un sopralluogo dove uno Juncker della Luftwaffe è andato ad esplodere contro la parete est del Monviso il 17 dicembre 1943, una delle persone che i due autori accompagnavano in zona si disse sconvolto da una corrente di energia che l’aveva attraversato, facendogli avvertire la sensazione di una vita perduta in circostanze violente. Christian Vigne fu l’unico ad avvertire quella percezione extrasensoriale.
Un altro evento tragico, riguardante un equipaggio tedesco, ricorda un gesto cavalleresco della resistenza cuneese nei confronti dei germanici. Nel settembre 1944, il comandante della divisione partigiana Alpi comunicava alla Kommandantur della piazza di Cuneo il ritrovamento in Val Cornaglia dei resti di un aereo precipitato ed offriva la restituzione degli effetti personali dei quattro aviatori, rinvenuti tra i rottami nella zona controllata dai ribelli, Un raro beau geste, in una guerra senza quartiere, come lo sono quelle tra gli eserciti e forze irregolari.
Non sono pochi in zona i velivoli dell’Air Force USA precipitati, anche i grandi bombardieri B17 e sempre in conseguenza o per l’effetto, a volte combinato, delle asperità dei luoghi montani, di condizioni meteo sfavorevoli, guasti meccanici e soprattutto errori dei piloti.
Il progetto complessivo dei due architetti scrittori ha avuto origine dalla visita nell’estate 1993 al sito del disastro del Comet 4C del re Ibn Aziz al Saud, esploso nel marzo di trent’anni prima. La curiosità di approfondire li ha poi portati in altri luoghi dei disastri, spingendoli a incontrare altri testimoni e a consultare numerosi archivi, militari, storici, giudiziari, di diversi Paesi. È nato così questo volume accurato, che ha richiesto anni di preparazione e di appassionanti esplorazioni di località incastonate nelle Alpi Marittime.
Oltre alla soddisfazione di aver realizzato uno studio importante, seppure non esaustivo, sugli aereo-crash nelle montagne del Cuneese, c’è anche l’intima soddisfazione di aver accompagnato familiari delle vittime su luoghi delle tragedie, consentendo di ricongiungersi idealmente con i propri cari per qualche momento di raccoglimento.
34 gli incidenti localizzati, concentrati lungo la catena alpina che si eleva fino a quote sui tremila metri, formando una barriera orografica che genera forti variazioni tra l’alta pressione dei versanti meridionali e quella bassa dei rilievi settentrionali. Ogni incidente in zona è pazientemente ricostruito, ma nella presentazione l’attenzione degli autori si rivolge a tutti i sinistri aerei nel mondo. Si può notare una prima fase che mantiene costante una media annua di oltre 50 incidenti mortali, che si riducono tra il 1980 e il 1985, per tornare sopra i 50 a metà degli anni ’90. Nell’ultimo ventennio la tendenza è a decrescere, fino al minimo di 21 disastri mortali nel 2014. Il dato più basso degli ultimi 70 anni.
Le cause? È a carico dei piloti la metà degli incidenti. Uno su cinque è invece provocato da guasti e avarie, il 12% dalle condizioni climatiche e l’8% da atti di sabotaggio, pirateria o terrorismo.
Ali spezzate. Incidenti aerei sulle Alpi sud-occidentali
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