Alice
- Autore: Pierugo Orlando
- Anno di pubblicazione: 2010
Alice è una ragazza all’uscita di una discoteca. Alice non sta bene, ha bevuto, ha fumato, ha sudato troppo. La realtà inizia a vibrare, frane di realtà che lasciano il campo all’allucinazione. Alice precipita.
Non funziona. Non è il racconto della trama che può sostenere la recensione di questo libro. Qualcosa lo impedisce. Qualcosa che rimbomba.
Quella costruita per l’e-book “Alice (in Nightmareland)” (edizioni “Il Pavone”, 2010) da Pierugo Orlando è una macchina che produce implosioni, implosioni nel cuore di altre implosioni. Abbandonata la linearità dei racconti del precedente “Frammenti” (edizioni Campanotto, 2009), “Alice” ha la forma di un serpente che si morde la coda, a coronare quel vuoto che nel libro rimbomba.
I cerchi concentrici sono la forma che prendono le redenzioni mancate della protagonista, che del personaggio di Lewis Carroll ha ben poco. Orlando, come Burton, non si limita infatti ad aggiornare l’eroina-bambina che 150 anni fa incontrava il Bianconiglio. L’Alice che si perde nel Paese degli Incubi è sì una ragazza del 2000 che rivive in chiave contemporanea alcuni snodi del romanzo originale, ma è soprattutto un “personaggio vuoto” che Orlando scaraventa in quella macchina impassibile che è Nightmareland.
Alice è un personaggio vuoto perché mima – ma solo mima – il percorso di un’eroina da romanzo di avventura o di formazione. Quando ormai si crede che l’andamento sia quello classico e la struttura sia “caduta-travaglio del negativo-redenzione”, la trama si scuote il cliché di dosso e manda tutto in “frammenti”.
Alice fa i conti con il suo inconscio, con il Padre-Bestia e con la Madre assente e, spalancate le “porte della percezione” in un’apoteosi lisergica, ne scioglie i nodi ed esce rinata?
Solo in un’allucinazione le svolte sembrano reali, poi Orlando le lascia sfumare nel reale dell’incubo: Alice è vuota e il suo inconscio è un aborto di inconscio. Del suo passato ci sono brandelli, ma non sono i brandelli residui di un tutto: ci sono sempre stati solo brandelli, nient’altro che brandelli.
Alice fa finta di formarsi. La storia da cui è impalata è solo in apparenza una storia di formazione. Nel finale, si rivela per un monologo dell’informe: ed è qui che il vuoto rimbomba.
In questo mondo cavo Orlando si muove con un registro che va dal “giovanile” e confidenziale (Alice è un abbozzo di adolescente emo e di dark, ma per sua stessa natura è non-definitiva, e quindi non può farsi strumento di rappresentazione sociale né portatrice di una lingua generazionale), all’aulico lovecraftiano. Ma se HPL non conosceva ironia, qui le battute, i doppisensi, il non-sense non si risparmiano. Con questi strumenti l’autore si avvicina ad Alice con simpatia, salvo poi proiettarla verso un finale non proprio lieto.
Ma tutto questo Alice non lo sa.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Alice
Lascia il tuo commento