All’avvocato si dice sempre tutto
- Autore: Luca Ponti
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2019
I praticanti penalisti sono zombi, nessuno li vede, nessuno si dà conto di loro, non hanno il lontano diritto di interloquire con gli avvocati prìncipi delle Corti d’Assise, cui pure stanno appresso come indispensabili portaborse.
“Strani zombi processuali”, presenti nella forma ma non nella sostanza delle cose: è così che li considera Luca Ponti. Lui stesso è un avvocato in carriera, titolare di uno studio legale che spazia dal penale al civile al societario. A latere, è appassionato di antropologia, sport estremi, viaggi ed ora di narrativa, con la propensione dichiarata alla “scrittura psicologica non razionale”. È nella veste di autore brillante che ha firmato nell’autunno 2019, per Nino Aragno, la raccolta di racconti ( All’avvocato si dice sempre tutto ) - tanti episodi staccati, si direbbe - che hanno tutti come protagonista, referente e testimone una singolare e spesso divertente figura di praticante legale.
Summum ius, summa iniuria diceva Cicerone (la massima giustizia è la massima ingiustizia), e questo è tanto più vero quando il diritto incontra la letteratura. Si pensi a Manzoni e a Collodi, uno lombardo l’altro toscano ma da uomini del XIX secolo entrambi scettici sull’oggettività delle leggi, che “mascherano il potere, non lo rivelano”, sostiene il prof. Fabio Finotti nella prefazione.
Nei “Promessi sposi” dello sciur Sandro, l’avvocato Azzeccagarbugli mette alla porta il buon Renzo quando si rende conto d’avere come potenziale cliente non un prepotente ma la vittima. E il giudice (un rispettabile ed empatico gorilla), dopo avere ascoltato le accuse circostanziate di Pinocchio al gatto e la volpe che gli avevano rubato le monete d’oro di Mangiafuoco “con un iniqua frode”, fa incarcerare il burattino, condannandolo proprio perché innocente, nella polemica visione della società e della giustizia da parte del fiorentino Carlo Lorenzini, in copertina Collodi.
Finotti cita pure Verga, siciliano (sicchè i tre scrittori rappresentano l’intero Paese, Nord, Centro, Sud), al quale sembrava del tutto illusorio poter mai accertare la verità delle cose, perché la verità ha mille facce ed è impossibile restringerla nelle norme di una legge o nella sentenza di un tribunale.
Finotti, accademico e docente (emerito dell’università di Pennsylvania, insegna in quella di Trieste), offre questi esempi evidenziando la vanità della pretesa di accertare la verità, tanto in ambito giudiziario che fuori, visto che tribunali e studi legali sono una metafora della vita.
Quanto a Luca Ponti, sostiene di essere sempre stato attratto dalla verità e persuaso che non ci sia niente di più sbagliato del credere che un avvocato la possieda.
Negli episodi che propone, Castano Dittongo è un praticante, tutelato come una specie in via di estinzione considerata la stazza. Alto, robusto e decisamente atletico, si presta al trasporto di pesi considerevoli all’interno delle borse avvocatizie.
Ponti scrive con tanta ironia, anche e soprattutto nei riguardi della professione legale. Dai suoi racconti si apprende ad esempio che il miglior avvocato è quello che sa ascoltare ma parla poco (nella realtà fanno esattamente il contrario) e che i clienti pretendono sempre un legale che abbia “due coglioni così” e li sappia tirare fuori, a vantaggio dell’assistito. Non vogliono un professionista della legge, ma un duro delle falangi di Leonida, disposto all’estremo sacrificio.
E Castano ha imparato che un avvocato non può permettersi di sbagliare abbigliamento, per non dare l’impressione che uno vestito nel modo sbagliato possa sembrare a prima vista un perdente. Per questo: blu o grigio? Per fortuna, nel novero non concorre anche gessato, visto che non ne possiede.
Certo che a Castano ne capitano di tutte. Perde un cliente perché sua moglie si mostra a vezzeggiarlo improvvidamente, mettendolo in ridicolo. Vince una causa importante nell’hinterland, per la disavventura di uno spocchioso avversario del foro milanese, al quale il giudice relatore ricorda stizzito di trovarsi in un tribunale di provincia, ma non provinciale. Gli capita di commuovere tutti in aula e di strappare il successo per la copiosa e inarrestabile lacrimazione provocata da un qualcosa andato storto tra ciglia e lenti a contatto: il pianto di natura puramente accidentale viene stato scambiato per partecipazione emotiva di un difensore appassionato e di buon cuore, convinto della buona fede del suo assistito.
Castano resta bellamente al gioco e via così, verso la prossima circostanza fortuita o anche disavventura forense, perché non tutte le ciambelle riescono col buco e non tutte le cause si vincono a caso.
Castano invecchia, incontrando, assistendo, scansando, trascurando clienti avidi di tutto, soprattutto del tempo e dell’attenzione totale del proprio legale.
Intanto, non risparmia avventure, disavventure, considerazioni ed anche censure, sempre spiritose, ironiche, auto ironiche, ribadendo che la verità che si materializza nel processo non coincide con la verità vera, ammesso che ce ne sia una.
All'avvocato si dice sempre tutto
Amazon.it: 14,25 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: All’avvocato si dice sempre tutto
Lascia il tuo commento