American dust. Prima che il vento si porti via tutto
- Autore: Richard Brautigan
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2005
“Inutile dire che l’America è cambiata da quei giorni del 1948. Se oggi vi capitasse di vedere un dodicenne con un fucile sottobraccio di fronte a una stazione di servizio, probabilmente chiamereste la Guardia nazionale e fareste anche bene. Attorno al ragazzino trovereste un mucchio di cadaveri.”
Prima che il vento si porti via tutto, siamo ancora in tempo per scoprire o per riscoprire Richard Brautigan e le sue incantevoli storie. Possiamo farlo iniziando dall’ultimo dei suoi romanzi in ordine di scrittura “American Dust”, l’ultimo prima che l’autore si togliesse la vita nel 1984 a soli quarantanove anni.
Fortunatamente abbiamo ancora tempo per seguire le vicende del dodicenne protagonista, o meglio del racconto che ne fa da adulto. La perdita dell’innocenza, la brusca interruzione dell’infanzia, il passaggio traumatico all’età adulta ed i segni indelebili che si porterà dietro per sempre. Il protagonista ci racconta di quel pomeriggio del febbraio 1948, dello sparo incidentale che rubò la vita al suo unico amico e dei mesi che precedettero l’evento. Il ragazzino, quasi un Holden in chiave gotica, sopravvive alla guerra appena conclusa e al contesto familiare, alla povertà, al fallimento del sogno americano e, di conseguenza, riesce a sopravvivere all’errore della scelta sbagliata fra l’acquisto di un hamburger o quello di una scatola di proiettili.
A completare il quadro c’è la presenza di personaggi tragici, necessari ed emozionanti, ma che rimangono sempre sullo sfondo come gli oggetti di cui si circondano. L’alcolizzato della baracca, il vecchio che vive in riva al lago, i due grassi coniugi che pescano seduti su un divano, sembrano delle tappe obbligate, dei passaggi cui non si può fare a meno nella disperata ricerca delle possibilità offerte. Poche, comunque sempre troppo poche.
“American Dust” è il più autobiografico fra i libri di Brautigan, denso di involontarie allegorie e immagini memorabili. Tutti, per crescere, siamo stati messi di fronte ad una scelta. Probabilmente a noi lettori è andata meglio che al dodicenne protagonista del romanzo, o del suo autore che per mettere fine alla sua vita ha usato proprio un fucile, anche se di un calibro diverso da quello menzionato nell’opera. Siamo ancora in tempo per fare moltissime cose, sembra sussurrarci Richard Brautigan una volta finito il libro, prima che il vento si porti via tutto.
“Chiesi al vecchio se potevo tornare a trovarlo qualche volta. Per tutta risposta lui andò a prendermi un bellissimo pomodoro. Grazie, dissi io, cominciando a morderlo.”
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