Zucchero di cocomero
- Autore: Richard Brautigan
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Straniera
Seguito ideale di “Pesca alla trota in America”(1967) opera che aveva fatto conoscere Brautigan al grande pubblico, “Zucchero di cocomero” è un romanzo camuffato da poesia in cui con surrealismo visionario viene affrontato il tema dell’utopia della controcultura americana degli anni ’60 di cui l’autore era uno dei più conosciuti esponenti.
In una piccola cittadina fuori dal tempo e dallo spazio, alcuni personaggi gravitano attorno ad una struttura organizzata come una comune chiamata iDEATH, in cui vivono una vita utopica immersi nella natura, scevri da tecnologia e conflitti, ognuno impegnato nella realizzazione del proprio sogno. La maggior parte delle cose sono formate da una sostanza chiamata zucchero di cocomero, estratto da cocomeri di vario colore che vengono colti in base al giorno della settimana. Sì perché ogni giorno il sole è di un colore diverso e trasmette diverse caratteristiche a questi poliedrici frutti.
Le stelle si muovono nel cielo notturno e a volte si fondono. Ci sono fiumi che passano in salotto e ci sono trote che sorvegliano bare trasparenti adagiate nel letto dei fiumi. Il protagonista non ha un nome, o meglio, il suo nome è in continuo mutamento: può essere un evento, una domanda, un gioco, un sentimento, un’eco. C’è un luogo delle Opere Dimenticate, una sconfinata discarica di un passato misterioso in cui si possono trovare libri, barattoli, ispirazione ed oggetti misteriosi. Quella era stata un’epoca felice, dominata dalle tigri, animali senzienti che parlavano la lingua degli uomini, che divoravano i cittadini ma al tempo stesso garantivano serenità e stabilità. Non tutto procede in maniera idilliaca come si potrebbe immaginare e i comuni drammi umani si fanno breccia nella vita dei personaggi allargando crepe che portano ad una degenerazione degli eventi. Il lato oscuro della cittadina è una gang di alcolizzati guidati da inBOIL, che si sono stabiliti nella zona delle Opere Dimenticate a distillare whisky e a proclamare il loro rifiuto per iDEATH e l’approssimarsi di eventi che sconvolgeranno la realtà della piccola comunità.
Il romanzo si sviluppa in brevissimi capitoli, spesso di una pagina, a volte di poche righe, che rimandano alla produzione poetica dell’autore, anch’essa minimale e naif. Il linguaggio, ad un primo acchito molto semplice e diretto, quasi fanciullesco, non deve confondere: Brautigan riesce in poche righe a parlare di morte, amore e sogni con sconfinata sensibilità e precisione e a far sviluppare la storia attraverso piccoli e fragili tasselli permeati di acuta ironia.
L’autore ci parla di un mondo del futuro, o di una realtà parallela, in cui l’uomo ha fallito e ora, come in un ciclo che si ripete, ritenta l’esperienza hippy degli anni ’60 che Brautigan stesso incarnava. Il cumulo sterminato di Opere Dimenticate è il lascito del vecchio uomo che viene visto come immondizie inutili da alcuni e fonti di ispirazione per altri. Ed è proprio qui che la gang di inBOIL stabilisce la sua sede, come a dimostrare che anche gli errori e il fanatismo del passato riemergono dalle vecchie esperienze dell’uomo senza possibilità di fuggirne.
Alla fine l’esperienza umana del singolo sembra prevalere sull’utopia della comunità ed il sogno realizzabile può essere solo quello individuale e terreno. Non c’è modo di sfuggire al vortice in cui Brautigan ci risucchia. Si rimane travolti dalla bellezza della sua visione e dal suo mondo molto simile ad un sogno, quello dell’ideologia hippy americana e di questo sogno, che sarebbe fallito da lì a poco, se ne percepisce tutta la precarietà e l’incanto, fotografato nel momento in cui sta inesorabilmente e malinconicamente scivolando tra le mani dei suoi protagonisti.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Zucchero di cocomero
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