Pesca alla trota in America di Richard Brautigan

Un romanzo, un non-romanzo. Un divertimento dell’autore, ma anche e soprattutto il suo progetto più ambizioso e libro più conosciuto. “Pesca alla trota in America” di Richard Brautigan (Isbn Edizioni, 2010) viene pubblicato per la prima volta da una piccolissima casa editrice di San Francisco, la Four Season, nel 1967 e diventa subito un caso letterario. Le copie del romanzo passano di mano in mano nei campus universitari della West Coast, prima, e del resto d’America, poi, facendone un libro di culto e consacrando Brautigan a icona di una nuova ed esplosiva generazione di scrittori. “Pesca alla trota in America” vende oltre due milioni di copie prima di sbarcare oltreoceano. Niente male per un libro geniale, privo di trama, intreccio narrativo o caratterizzazione dei personaggi. Ciò che compone l’opera è un insieme di episodi, brevi racconti, fotogrammi narrativi, sperimentazioni stilistiche che attingono liberamente dal passato e dal presente dell’autore, dalla sua capacità immaginativa, dall’occhio ispirato con cui guarda la realtà.

La Pesca alla trota in America non è qualcosa di definito, ma la sua essenza cambia attraverso tutte le centosessanta pagine del libro, assumendo i contorni di persone, di un’idea, di un modo di essere, di un albergo gestito da cinesi, di un pennino d’oro. L’America raccontata da Brautigan, in modo irriverente e volutamente provocatorio, non è un luogo fisico specifico, ma un’idea, un luogo della mente raggiungibile e condivisibile da tutti, al cui interno è possibile mescolare personaggi, fatti e sensazioni. Quel che importa è osservare continuamente e sentire i suoni che ci arrivano da fuori e da dentro, proprio come ha fatto lui, Richard Brautigan, lungo tutto il corso della sua breve vita.

“Per esprimere un bisogno umano, ho sempre desiderato scrivere un libro che finisse con la parola maionese.”