

Amezaiku. Storia di attimi intagliati
- Autore: Giammarco Gargiulo
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2024
Se non l’avessi saputo per certo, non avrei creduto che è un’opera prima. Sì, Amezaiku. Storia di attimi intagliati è il romanzo d’esordio di un autore che non sembra affatto un principiante, Gianmarco Gargiulo, pubblicato l’anno scorso da SBS Edizioni di Roma (ottobre 2024, collana Raccontando, 320 pagine).
È una scrittura che non ha niente da invidiare ai narratore più rodati. La scelta di procedere per flashback nel passato, per giunta in altri continenti e situazioni, non sembra avere creato problemi al neo autore capitolino-pescarese, quanto meno a cose fatte, a romanzo completato (perché in fase di stesura sarà stato magari un altro paio di maniche, in pieno pathos creativo). La trama è sviluppata con una coerenza rassicurante del racconto. In più, è un valore aggiunto il confronto tra la cultura occidentale e quella giapponese, tanto particolare, differente, formale e solenne rispetto alla nostra. Altro contenuto, questo, per il quale Gargiulo merita un voto alto, non solo l’ammissione nel novero degli autori.
Romano di nascita (1980), risiede a Pescara da una ventina d’anni per lavoro ed è sposato da tredici (cinque figli!). Ha frequentato l’Università LUISS Guido Carli, laureandosi in economia aziendale nel 2004 e lavorando per un ventennio nelle vendite per una grande multinazionale, trasferito poi all’amministrazione e finanza. Con il romanzo ancora inedito, è stato due volte finalista nel torneo letterario “Io scrittore”, bandito dal gruppo editoriale Mauri Spagnol, e ha meritato il secondo premio nel concorso letterario internazionale "Francavilla Urban Festival" 2023.
Amezaiku è l’antica arte giapponese delle caramelle. Importata dalla Cina a Kyoto e diventata popolare, tradizionale, anche in strada - per quanto ormai in disuso - consiste nell’intagliare, modellare e colorare la massa pastosa dello zucchero disciolto, per creare forme particolari, anche molto complesse e rappresentative.
Il protagonista, l’austriaco Karl, ex campione internazionale di fioretto, dopo un viaggio in piroscafo si ritrova affrancato dal fracasso degli Stati Uniti (negli anni Trenta erano un immenso cantiere) e cullato dal sereno, contemplativo, intimistico andamento lento della realtà giapponese di quel decennio: spazi aperti, fiori, profumi, gesti misurati, un diverso attaccamento alle radici e tradizioni. Di carattere forte, intransigente con sé stesso e con gli altri, Wurth guadagna dall’incontro progressivamente meno impattante con il pensiero e la scansione del momento nel paese del Sol Levante, un nuovo e più autentico modo di vivere e di riconoscere i propri sentimenti. Si rende conto della futilità dello stress quotidiano occidentale, che spinge a spendere giorni e intere esistenze senza un vero senso della vita e dell’oggi. C’è chi non fa che sbattersi per un futuro che non ha nessuna certezza di vivere e chi non smette di voltarsi a un passato che non avrà possibilità di rivivere.
Conclusa la carriera agonistica nel 1931, Karl accetta di allenare la giovanissima squadra di scherma USA per le Olimpiadi di Berlino del 1936. Assolto l’incarico con un esito promettente, avanza ai massimi dirigenti americani la proposta d’impostare i nuovi schermidori a stelle e strisce unendo alle tecniche proprie della disciplina schermistica quelle del Kendo, l’antica arte marziale giapponese, che ha intravisto nello stile personalissimo di un campioncino nippo-americano, capace di sorprendere gli avversari con colpi imprevedibili. Occorre trovare chi possa allenarli, qualcuno che conosca il Kendo; si offre di andare lui stesso in Giappone, ad apprendere le tecniche, per poterle traferire al rientro negli USA.
Raggiunge scuole di Kendo a Osaka, poi a Kyoto, nel tempio shintoista di Ryuda. La prima è una città moderna e movimentata, Kyoto è “respiro, tradizione, spiritualità”. Lui e i lettori avranno tanto da imparare e da riflettere, mentre il cuore di Karl batte e batterà per Anja, che è stata, poi per Mikori, che è. Si tratta della ragazza che realizza gli Amezaiku.
Pagine da assaporare con gusto, e c’è dell’altro: una delle più belle descrizioni del mare incontrate di recente. Giammarco fa dire a Wurth, a bordo di una nave passeggeri, di avere avvertito una strana attrazione dall’inizio del viaggio. Inizialmente non ne aveva compreso il motivo, l’enorme massa d’acqua gli sembrava solo un contorno. Bello, certo, ma niente di più. Poi, col trascorrere dei giorni comincia a sentir crescere dentro qualcosa di vago, non facilmente decifrabile. Il freddo di febbraio respinge tutti i passeggeri sottocoperta, ma non lui. Resta all’esterno, nonostante il vento e le pericolose oscillazioni impresse dalle onde. È da solo, nessuno a distrarlo, e vede per la prima volta quello che ha sempre avuto in realtà sotto gli occhi: il mare, sorprendentemente vivo. Respira, si muove. Parla. Ed è libero. “Libero di essere avvolgente e premuroso quando, accompagnato da lievi brezze”, sospinge con delicatezza le imbarcazioni verso le destinazioni più diverse. Libero di essere istintivo e inarrestabile quando danza, urlando, “avviluppandosi su note di burrasca”. Libero di essere indifferente e impermeabile nei giorni di bonaccia, quando taglia ogni relazione con tutto e tutti.
Sente di invidiare quest’assoluta, autorevole libertà e lo guarda fisso,
nella speranza di apprendere come smettere una volta per tutte di essere soltanto e dannatamente bonaccia.
Buon viaggio nel romanzo di Giammarco Gargiulo, certamente più facile da leggere che non da realizzare, per quanto... sempre più facile che tirare su una prole numerosa come la sua.

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