Amore per l’odio di Leonidas Donskis

La produzione del male nelle società moderne

Amore ed odio si escludono a vicenda, eppure Donskis non teme l’ossimoro, perché qualunque sia la forma in cui l’odio si concretizza, esso non può mai fare a meno di mascherarsi sotto forma di amore.

L’odio parla diversi linguaggi: si manifesta sotto forma di teorie cospirative, ad esempio, oppure si organizza istituzionalmente e diventa totalitarismo. Ma può anche assumere forme più informali, dare il la a correnti transnazionali, come il pangermanismo, il panslavismo, l’antiebraismo, l’antimodernismo. A volte si serve del pensiero di menti acute, come il marxismo, ma spesso opera in modi più subdoli, attraversando la letteratura popolare e i mass media, o lasciandosi imbrigliare da scrittori e furbastri di seconda categoria, che hanno però la capacità di cogliere il momento giusto per emergere.

Donskis analizza le forme di odio prevalentemente nel mondo moderno, tornando più volte su una delle conseguenze dell’uso così generalizzato di questo sentimento: il mancato riconoscimento della libertà umana. Perché se è vero, come riconosce Bauman nella prefazione, che l’odio deriva dalla paura, allora ogni forma di incertezza può essere il primo anello di una catena che sfocia nell’odio stesso. E quale può essere la causa di imprevedibilità per eccellenza? La libertà, appunto. Da qui gli sforzi per eliminare il fattore umano in molte teorie cospirative che, attribuendo le colpe a specifici nemici, rinnegano le differenze che caratterizzano in realtà i singoli appartenenti a quell’entità-bersaglio. Ma l’idiosincrasia per la libertà si svela anche nei tentativi di studiare l’uomo ricorrendo a strumenti scientifici, di classificarlo come fosse un insetto, di prevedere ogni suo comportamento.
Eppure l’uomo continua a non essere riducibile. Neanche il totalitarismo

"ha il potere di distruggere l’intuizione collettiva e la memoria; e neppure è in grado di impedire l’invincibile, inestirpabile abilità degli esseri umani di raggiungere un consenso implicito riguardo a ciò che è significativo e di valore, e ciò che non lo è".