Andorra
- Autore: Peter Cameron
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Adelphi
- Anno di pubblicazione: 2014
“Tanti anni fa lessi un libro ambientato ad Andorra...”.
Era iniziato con questa frase il diario di Alexander Fox, profugo rifugiatosi nel microstato di Andorra proveniente da Parigi in treno.
“Non essendo mai sicuri di raggiungere il posto in cui siamo diretti, arrivarci è sempre un sollievo”.
In questo piccolo Stato c’era solo una piccola città, La Plata, e un unico albergo, l’Excelsior di “un livello che comunque migliore non poteva essere” giacché “era una città stranamente singolare: aveva quasi tutto in esemplare unico, tranne le chiese e i ristoranti, che erano comunque pochi”. Ad Alex era stata assegnata una grande stanza circolare all’ultimo piano di una torretta, la migliore disponibile. Dallo stretto balcone di ferro battuto la vista era spettacolare, perché Alex aveva modo di ammirare tutta la cittadina: la grande piazza di acciottolato con una fontana al centro, il caratteristico porticciolo, il ristorante e caffè all’aperto, l’imponente edificio di governo ornato di bandiere e una serie di “terrazzi” (quartieri) dove sorgevano le case in pietra della città. “Ogni terrazzo era di una sfumatura di rosso leggermente diversa che andava dal color terracotta al bordeaux”. Lo scenario panoramico con le montagne innevate in fondo era sovrastato “da un cielo di un azzurro quasi sfibrante”. Non meno pittoreschi e interessanti erano gli abitanti di Andorra, una galleria di personaggi suggestivi, a partire dai coniugi australiani Mrs e Miss Ricky Dent più il cane Dino, “il più grosso che avessi mai visto”. Lucille Reinhardt, un’anziana signora ex proprietaria dell’albergo che viveva in una suite dell’Excelsior grazie a un vitalizio e le componenti dell’aristocratica famiglia Quay, orgogliose proprietarie della tenuta di Quayside. “La verità era che la sera prima avevo baciato Miss Quay fuori dai cancelli tempestati di Q del Quayside”. Questi giorni che non sarebbero durati per sempre, e che sarebbero terminati “come termina una stagione”, fatti di dorate serate estive, avevano qualcosa d’inquietante, di sinistro.
“In un paese così piccolo i nuovi arrivati attraggono per il semplice fatto di essere degli sconosciuti. Di lei si sa relativamente poco, dettaglio di immenso fascino perché permette di immaginare le più disparate meraviglie”.
Fox a La Plata per la prima volta dopo tanto tempo si sentiva calmo, percepiva che “la tragedia può venir trascesa, dimenticata, cancellata” anche se aveva imparato che
“la felicità o l’infelicità viene da dentro e ce la portiamo con noi ovunque andiamo. Come la tartaruga col guscio”.
Peter Cameron, uno dei più raffinati autori statunitensi contemporanei, scriveva nel 1997 Andorra rappresentando un luogo allegorico situato nella finzione letteraria non più nei Pirenei orientali tra Francia e Spagna ma in riva al mare. Tutti i personaggi di questo straordinario romanzo ben tradotto da Giuseppina Oneto (Adelphi, 2014) sembrano essere arrivati ad Andorra per dimenticare il passato portati dal vento, dal destino o perché, come Fox, hanno letto Crewe Train di Rose Macaulay. “L’ho letto tanto tempo fa e mi ricordo che parlava di Andorra. Ora che sono qui ho pensato di riprenderlo in mano”. Solamente nelle righe finali del volume esploderà la deflagrante verità orchestrata da un talentuoso creatore di storie, perché
“di rado, molto di rado, la verità completa appartiene all’umana confidenza; di rado succede che almeno in parte non si mascheri o non venga fraintesa”. Jane Austen, Emma.
Andorra
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