Anime Nere di Gioacchino Criaco

Quella raccontata nel libro di Gioacchino Criaco è la storia di tre ragazzi di Africo, paese dell’Aspromonte. Non fanno parte dei “pungiuti”, gli affiliati della ‘Ndrangheta, ma sono ugualmente spietati e animati da sentimenti di odio e di rivalsa.
I tre ragazzi, compagni di scuola, per frequentare il liceo si spostano dal loro paese; pur facendo parte del gruppo classe, sono tra di loro unitissimi e legati inesorabilmente alla propria montagna, “chi là nasceva là moriva”. Mali antichi, isolamento, povertà e voglia di riscatto portano i ragazzi a utilizzare il loro ardore giovanile e la loro intelligenza a delinquere, avviluppandosi in una spirale in cui sono essi stessi vittime e carnefici, avviati verso l’inesorabile iattura per chi vive in quei luoghi in cui

“due erano le cause di morte, la fatica e il piombo, a esse era difficile sfuggire”.

Da semplici custodi di sequestrati, con ruolo secondario, ancorati agli anfratti dell’Aspromonte e ai suoi rifugi, i tre ragazzi diventano protagonisti di una malavita che passa per rapine a banche e uffici postali e si collega a Milano e all’estero.
Il libro è organizzato in tre parti: l’infanzia è descritta ne “I figli dei boschi”; i crimini sono descritti in “Ombre e luce”; l’epilogo tragico è “Anime nere”.
Se i primi soldi avevano consentito di emanciparsi da una condizione di assoluta indigenza, a Milano procurandosi la merce da traffici internazioni, spacciano la droga accumulando ingenti somme. Con i primi soldi dice l’io narrante, uno dei tre ragazzi,

“allargammo la casa, ebbi una camera da condividere col mio fratellino, le femmine piansero di gioia quando si trovarono a dormire in una camerona con cinque lettini allineati… Questo in fondo chiedevamo, una vita da esseri umani e non da bestie”.

Sono criminali spietati ma se “fuori dai nostri affetti tutti erano nemici, sacrificabili” dice il protagonista “Fra di noi eravamo affettuosi, premurosi, quasi dolci”.
A Milano l’integrazione sembra perfetta:

“nessuno si chiedeva chi eri ma solo come vestivi, l’orologio che portavi, la macchina che guidavi, quanti soldi avevi in tasca”.

Ma l’appartenenza e il richiamo alla terra sono evidenti nell’ultima parte del libro che conduce a un finale mozzafiato.