Arditi sul Grappa
- Autore: Ermes Aurelio Rosa
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
Una lezione per tanti da un ragazzino diciottenne cento anni fa.
“Arditi sul Grappa” (Itinera Progetti, 2003) è un diario di guerra straordinario, uscito dapprima in sordina negli anni Ottanta, in poche copie e forma ridotta, quando l’autore, l’allora ottantatreenne Ermes Aurelio Rosa, decise di proporlo ai giovani perché non dimenticassero e si dimostrassero riconoscenti. Rimase ignorato, fin quando Ruggero Dal Molin non lo ha scovato nella biblioteca civica di Asiago, restandone conquistato, forte della sua competenza di ricercatore storico e collezionista di libri e foto del primo conflitto mondiale. Nacque così la prima edizione, nel 2003, di “Arditi sul Grappa”, un anno di guerra di un giovanissimo subalterno, ora quarta nel 2015, per i tipi dell’editore bassanese.
Parma, corso allievi ufficiali di complemento, allievi cadaveri li chiamavano scherzosamente, ma viste le perdite era vero.
È da quella scuola militare di pochi mesi che è uscito l’aspirante ufficiale Ermes Rosa, classe 1899, appena diciottenne, motivatissimo, seppure con la lacrima facile alla partenza da Iseo (Brescia), per il fronte, nell’ottobre 1917.
Si ride molto, invece, tra i rincalzi del suo reggimento, avviati in prima linea nella zona di Plava, verso la Bainsizza. Sono giovani, la guerra si sente ma non è addosso a loro, il cannone romba lontano, tutto intorno. Quello che si vede sono i disastri, borghi e villaggi distrutti, ridotti a cumuli di macerie. Il 257° fanteria ha perso la metà degli effettivi e dagli accenti che si ascoltano è composto in gran parte da meridionali.
Primi minuti nel reparto di destinazione, in zona di riposo, e già si ritrovano puniti. Il severo comandante del reggimento, il colonnello piemontese Vaccarone, consegna lui e il collega Fumagalli per essersi attardati a mangiare lungo la strada. Comincia la vita al fronte, sia pure lontano dalla linea ed è vita scomoda, disagiata, col magone. La cappa di malinconia pesa su tutti, annota Ermes, unici momenti di distrazione quelli trascorsi a mensa, dove i giovani ufficiali si ricordano d’essere in gran parte degli studentelli.
“Diciott’anni, l’età della spensieratezza, della gioia”
– scrive –
“e invece bisogna essere uomini e per di più uomini che fanno la guerra, che debbono portare altri uomini a morire. Ma io amo la mia Patria, sono felice di essere qui a difenderla e non ho il più piccolo rammarico, anche se questo amore dovesse costarmi la vita.”
Nemmeno il tempo di capire dove sono e si annuncia una grande offensiva del nemico: è la vigilia di Caporetto. Arriva l’ordine dei rimandare nelle retrovie i ragazzi del ’99.
“Quel boia d’un governo m’ha voluto imboscare!”
Tentano di restare, ma il colonnello è inflessibile: dieci giorni di arresti di rigore e un quarto d’ora per partire.
L’aspirante Rosa si farà tutta la ritirata dall’Isonzo in un reparto impegnato a raccogliere gli sbandati. Indietro, prima sui ponti del Tagliamento, poi attraverso il Piave, per essere ancora buoni a fermare gli austrotedeschi.
Seguono mesi di riorganizzazione dell’esercito italiano, ma il morale del giovane Rosa è sempre alto. Continua la fitta corrispondenza con casa. Qualche problema semmai si presenta con l’amata Rita, fidanzata dalla famiglia a un altro. Gran dolore.
Di passaggio a Borso del Grappa, il primo incontro con gli arditi, i famosi reparti d’assalto, gente di fegato. Fanno una guerra diversa, più animosa, più rischiosa. Ermes fa domanda per entrare nelle nuove formazioni, per dare di più. Intanto assaggia i rigori dell’inverno sul massiccio del Grappa. Le arance congelano, battute contro la roccia si frantumano come vetro. Le pagnotte ghiacciate, dure come sassi, resistono a numerosi colpi di baionetta.
Il 19 febbraio 1918, a diciannove anni, entra nell’VIII Fiamme Nere e assaggia il durissimo addestramento, che costa non pochi morti e feriti, a maggio è colpito in azione alla gamba destra a Ca’ Tasson. Gli costa mesi di ospedale e convalescenza. Torna in linea in tempo per partecipare all’offensiva finale, che condurrà le truppe italiane alla vittoria, a costo di altre perdite dolorose, di tanti bravi ragazzi coraggiosi.
Ermes Rosa è ancora solo aspirante, la promozione a sottotenente gli arriva solo il 4 novembre 1918, proprio il giorno in cui l’armistizio con l’Austria pone fine alla guerra.
Corredano il volume tante foto in bianconero, dei luoghi e delle azioni raccontate nel libro.
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