L’arte di persuadere di Giuseppe Prezzolini

Sospetto che uno scrittore come Prezzolini, poligrafo fecondo ma alieno alla narrativa, conti oggi sparuti lettori. Ciò mi rincresce. Chi conosce poco o punto questo singolare ingegno, può scoprirlo attraverso un breve saggio intitolato L’arte di persuadere (Liguori). Si tratta di un istruttivo libricino pubblicato a spese dell’autore nel 1907. Il testo non passò inosservato: fu recensito da Giovanni Vailati ed elogiato da Karl Vossler.

Per Prezzolini persuadere è un’arte, e come tale è privilegio di pochi. Per convincere il proprio interlocutore ogni mezzo è lecito, financo la menzogna. Chi dice sempre la verità — o perlomeno ciò che pensa — è socialmente perduto. Le disavventure di Alceste, il misantropo molieriano, sono proverbiali.
Le menzogne però non hanno tutte lo stesso peso. Per essere efficace una bugia deve possedere i medesimi attributi di una teoria scientifica: semplicità, coerenza, aderenza ai fatti.
Ma le bugie non bastano. Occorre anzitutto “studiare” il proprio interlocutore, prestando attenzione alla sua psicologia:

“Una frase sentimentale od ironica che ecciti o punga val più di dieci sillogismi. La ragione lascia freddi; conferma, non eccita”.

La parola — lo sapevano bene i sofisti dell’antica Grecia — è il più efficace strumento di persuasione. La parola galvanizza la volontà, titilla l’immaginazione. Occorre conoscerne ogni nuance. A seconda dei casi, il buon persuasore userà vari stratagemmi. Citazioni, similitudini, calembours, metafore, eufemismi, esempi, sottintesi, luoghi comuni, parabole, paradossi: tutto può giovare ai propri scopi. Non creda il lettore che persuadere sia alla mercé di chiunque. Niente affatto. Dopo averci fornito ogni sorta di suggerimento, Prezzolini ci rammenta che la persuasione non può essere ottenuta meccanicamente: persuasori si nasce.

“Il persuadere resta sempre questione di tatto e di senso speciale: è il dono di una certa razza di persone. […] La persuasione procede da un senso particolare che né libri né letture possono far nascere; e che l’istruzione può soltanto sviluppare”.

Al massimo — e il prontuario di Prezzolini a questo serve — si può imparare qualche utile artificio. Non è poco.