Ascoltami ora. Storie di bambini e ragazzi oncologici di Maricla Pannocchia

Ascoltami ora. Storie di bambini e ragazzi oncologici di Maricla Pannocchia (NurseTimes, 2020) è la testimonianza, dolorosa quanto necessaria, di chi ha dovuto fare troppo presto i conti con uno degli ostacoli peggiori che la vita possa metterci davanti.
In questo libro si trovano raccolte alcune storie di bambini e ragazzi con cui Maricla è venuta in contatto durante gli anni che ha dedicato ai pazienti dei reparti di oncologia pediatrica. Pannocchia è infatti la fondatrice e la presidentessa dell’Associazione di volontariato Adolescenti e cancro, una realtà nata nel 2014 per supportare gratuitamente tutti i giovani che lottano con un tumore o che sono in remissione da massimo cinque anni.

I racconti qui riportati sono storie di sofferenza, di giorni lunghi che sembrano infiniti, di attese logoranti, di lacrime. Ma soprattutto, sono racconti di speranza, di attaccamento alla vita e di amore sconfinato. A volte questa speranza si è fatta miracolo, e allora quei bambini oggi cresciuti possono raccontarci con parole loro quello che hanno vissuto e cosa vuol dire rinascere un’altra volta. In altri casi, invece, sono i familiari a rivolgersi a noi lettori, perché i loro cari sono diventati angeli e non invecchieranno più. Le loro parole straziano il cuore, ma sono il ricordo di chi non può più essere fisicamente accanto a loro. Inoltre, esse sono l’invito a non risparmiare sulla ricerca in questo campo, perché ancora tanti progressi devono essere fatti. Nella speranza che le parole dette da Monica, una delle adolescenti di cui si parla nel libro, possano diventare sempre più una realtà duratura e non solo un auspicio: “Felici? Basta esserlo”. In futuro, forse, quando parleremo di persone come loro, accanto ai loro nomi potremo leggere sempre meno “15 anni per sempre”.

I diritti del libro sono devoluti all’Associazione Adolescenti e cancro e alla fondazione sostenuta da Maricla Pannocchia, Cure2Children ONLUS, per quanto riguarda il progetto a Pristina (Kosovo), che vede medici italiani impegnati a fornire gli strumenti per curare i bambini direttamente nel loro Paese, senza dover essere trasferiti lontani dalle loro case.